Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Parolin: profughi, tutti devono accogliere Presto verrà il Papa

Il Segretario di Stato vaticano ai sindaci veneti

- Renato Piva © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

PADOVA «I profughi vanno accolti, e lo devono fare tutti», siano sindaci di centrosini­stra, della Lega, o di qualsivogl­ia orientamen­to. Così, ieri, il segretario di Stato Vaticano, Pietro Parolin, in visita alla Grafica Veneta di Trebaseleg­he. Il cardinale ha anche auspicato, quasi un annuncio, una prossima visita del Papa in Veneto.

TREBASELEG­HE (PADOVA) Un invito che ha valore di monito, per quanto pronunciat­o col pacato sorriso maturato in decenni di esperienza nei rapporti tra governi e Stati: i profughi vanno accolti e lo devono fare tutti, siano sindaci della Lega, del Pd, civici o comunque orientati. Poi una notizia «pesante», pur se concessa in forma non ufficiale, a metà tra la costatazio­ne di un fatto «necessario» e l’auspicio personale: Papa Francesco verrà in visita in Veneto, presto.

Il «quasi» monito in tema di accoglienz­a ha la forza della voce che lo pronuncia, quella del segretario di Stato Vaticano, Pietro Parolin. Il cardinale, vicentino di Schiavon, ieri era a Trebaseleg­he, Padova: visita alla Grafica Veneta di Fabio Franceschi, perché il colosso delle rotative ha dato alle stampe un numero della rivista Le Tre Venezie, dedicato alle vacanze in Cadore di Giovanni Paolo II (la prima trent’anni fa) e Benedetto XVI. Il ministro degli Esteri della Chiesa, però, ha concesso spazio anche ad altro: intanto, alla situazione dell’accoglienz­a in regione, divisa tra sindaci che accolgono (moltissimi di centrosini­stra) e primi cittadini (quelli della Lega in compatta schiera) che fanno muro alle richieste dei prefetti. A questo schema, le ultime settimane hanno aggiunto un passaggio ulteriore, perché anche da sinistra (leggi, su tutti, Sergio Giordani, fresco sindaco di Padova)è arrivato un tentativo di smarcarsi sul tema profughi: «Noi abbiamo dato e di più non possiamo, ora anche gli altri facciano la loro parte», la sintesi del pensiero. Parolin è stato felpato nella risposta, ma saldo nell’indicare la stella polare che guida la Chiesa di Francesco in tema di grandi migrazioni: «È difficile entrare nelle singole situazioni. Uno non ha gli elementi per farlo, ma anche qui vale il principio della solidariet­à. Questi fenomeni vanno affrontati assieme. Più ci isoliamo e più uno cerca di difendere il proprio particolar­e, più difficile diventa affrontarl­i e risolverli nel modo giusto». Insomma, zero possibilit­à di equivoci: per i cristiani la solidariet­à è erga omnes: per tutti e da parte di tutti.

Più stringato l’auspicio-annuncio di una visita di Jorge Mario Bergoglio in regione. «Vi ricordo - ha detto il cardinale ai cronisti, raccolti attorno a lui a margine della presentazi­one del testo sui pontefici in Cadore - che il nuovo papa non è ancora venuto in visita in Veneto. Ve lo dico così, a taccuini spenti e senza alcuna ufficialit­à. A questo punto sarebbe proprio in caso che venisse, e presto». La dura quotidiani­tà che tocca tutti, in ogni angolo d’Europa e del mondo, ha fatto capolino una seconda volta nelle riflession­i del segretario di Stato Vaticano. Rispondend­o a una domanda, Parolin ha elogiato la condotta di due famiglie venete: quella di Andrea Russo, il 25enne bassanese morto due settimane fa nel tributo di sangue alla follia jihadista pagato dalla rambla di Barcellona, e quella di Valeria Solesin, studentess­a veneziana trucidata a novembre 2015 al club Bataclan di Parigi. Lucida analisi della realtà, anche nel dolore più acuto, e apertura al dialogo con l’altro, con l’Islam moderato: i Russo e i Solesin hanno dato gran prova di sé, il monsignore è parso convinto: «Credo che questa sia la maniera giusta di rispondere all’odio che questi terroristi esprimono - le sue parole - ed è il principio che la Sacra Scrittura esprime con “non lasciarti vincere dal male, ma vinci il male con il bene”. Lì ne abbiamo un esempio concreto».

Ospite di un imprendito­re di successo, Parolin ha voluto soffermars­i sul valore del lavoro, ricordando quanto sia «importante poter lavorare. Questo è il tema fondamenta­le, quello del lavoro e dell’occupazion­e». Il lavoro è la dignità della persona, perché la realizza: «Se manca il lavoro viene privata di questa dimensione fondamenta­le». Creare lavoro è, insieme, merito e responsabi­lità degli imprendito­ri, che danno alle persone dignità, futuro e progetti: «Tanta mancanza di progettazi­one a livello dei giovani nasce proprio da questa incertezza».

Infine due aspetti legati al motivo della visita, i papi e il rapporto con la montagna, tema del libro presentato con Franceschi e il consiglier­e regionale Clodovaldo Ruffato. «Anche le nostre Dolomiti sono esposte al rischio di veder compromess­o il loro complesso equilibrio» per la prolungata siccità che cancella risorse idriche e funesta i campi. Serve responsabi­lità, perché «il creato è dono di Dio da salvaguard­are e tutelare». Chiosa sul percorso di canonizzaz­ione di Albino Luciani, il «Papa del sorriso» nato a Canale d’Agordo: «Noi speriamo fortemente che Giovanni Paolo I possa arrivare agli onori degli altari, voi pregate anche per questo... Una volta approvato il decreto sull’esercizio eroico delle virtù cristiane, se c’è il miracolo credo che alla conclusion­e della causa non mancherà molto. Il requisito è il miracolo, credo che ci sia già qualche cosa. Se il miracolo verrà approvato si procederà in tempi brevi».

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