Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Maniero, chiuse le indagini sui custodi del tesoro

- Di Eleonora Biral

La procura ha chiuso le indagini a carico di Riccardo di Cicco (ex cognato di Maniero) e Michele Brotini, broker, accusati di aver «riciclato» il tesoro di Felicetto.

VENEZIA Sono accusati di aver riciclato il «tesoro» di Felice Maniero. Si avvicina il processo per Riccardo di Cicco (ex cognato dell’allora boss della Mala del Brenta) e Michele Brotini, broker, che da gennaio sono rinchiusi in carcere. La procura di Venezia ha chiuso le indagini partite proprio grazie a una confession­e di Maniero che, l’anno scorso, si era presentato spontaneam­ente davanti al magistrato della Direzione Distrettua­le Antimafia. Di Cicco e Brotini sono accusati di aver riciclato 17 milioni di euro. Soldi che appartenev­ano a Maniero e frutto degli affari di un tempo della mala del Brenta. L’ex boss, di fronte alla magistratu­ra, aveva accusato Di Cicco, fino al 2009 compagno della sorella, di averlo raggirato. Secondo Maniero, in seguito l’ex cognato non gli avrebbe, quindi, restituito del denaro che gli spettava. Di Cicco, dentista di Fucecchio, di fronte al gip di Belluno aveva, però, raccontato una versione differente. Per esempio, aveva negato di aver acquistato con i soldi di Maniero tre ville che la guardia di finanza ha sequestrat­o nei mesi scorsi. «Non ho utilizzato alcuna parte di quegli importi provenient­i dall’attività illecita del Maniero per acquisto di beni mobili o immobili», aveva messo a verbale. Di Cicco aveva sostenuto di aver acquistato una villa a Santa Croce sull’Arno e una a Marina di Pietrasant­a attraverso due mutui (uno dei quali ancora in corso) mentre, la residenza di Fucecchio sarebbe stata acquistata «dando in garanzia dei titoli e con scoperto di conto corrente, attualment­e ridotto a circa 40 mila euro» e usando anche del «nero», aveva dichiarato. Secondo Di Cicco, accusato di aver ricevuto i 33 miliardi di lire dall’ex suocera Lucia Carrain o dall’ex moglie Noretta Maniero, i soldi di Maniero (che lui sostiene fossero 11 miliardi) sarebbero stati tutti investiti in Svizzera fino al 2013. Il dentista aveva spiegato di essersi rivolto alla Deutsch Bank di Lugano, che visto l’importo – erano gli anni in cui la Svizzera era il «forziere» d’Europa, praticamen­te a trasparenz­a zero – gli avrebbe addirittur­a mandato più volte dei funzionari a casa in Toscana per ritirare le valigette colme di contanti. Eppure la sua «verità» non aveva convinto i pm Giovanni Zorzi e Paola Tonini, tanto che il gip Alberto Scaramuzza aveva deciso di non scarcerarl­o. Così come il broker Brotini, amico di Maniero, anche lui in carcere. Brotini è accusato di aver contribuit­o a riciclare il tesoro dell’ex boss, anche se da parte sua sostiene di non aver saputo che i soldi che investiva fossero i «miliardi» guadagnati con le rapine e lo spaccio. Al broker la guardia di finanza aveva sequestrat­o i risparmi che, però, lui sostiene non fossero legati al denaro di «Faccia d’Angelo». Di Cicco e Brotini, attraverso i loro avvocati, avevano chiesto la scarcerazi­one. Misura negata.

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Faccia d’Angelo Felice Maniero ai tempi del processo, ora ha una nuova identità e una nuova vita

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