Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Le regole d’ingaggio sono cambiate decide il capo muta quando sparare

- di Emilio Randon © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

VENEZIA Il Beretta ARX 160 si tiene come un bambino, quasi abbracciat­o, l’otturatore sotto il mento, pronto, in linea di tiro, il caricatore appoggiato alla giberna per alleviarne il peso, la bocca da fuoco puntata sulla salita che porta all’incrocio per il Tronchetto.

Assieme ai Due Mori di San Marco sono questi i più fotografat­i a Venezia, due soldati in tenuta da combattime­nto. I turisti si fermano, tirano fuori i telefonini e scattano. Gli automobili­sti alla vista del blindato «Lince» frenano d’istinto, qualcuno saluta, qualcuno altro mette le luci di emergenza. Oltre ai mitra, il vero «dissuasore» è questo stonato, ingombrant­e e inconfondi­bile mezzo corazzato già mezzo di traverso sulla corsia di accesso a Piazzale Roma. Il colonnello Stecca del comando veneziano dell’«Operazione Strade Sicure» dice che i soldati sono tre ma io ne vedo solo due, «il terzo sta a bordo, al volante, pronto a mettere in moto e sbarrare la strada all’eventuale terrorista».

L’eventuale terrorista. Se è un abituale frequentat­ore di Venezia non occorre dirgli niente, sa già che ieri era una giornata atipica, la meno adatta a colpire, un lunedì insolitame­nte fiacco, pochi pedoni sul piazzale, un traffico liscio e una piazza che accoglieva e risputava le macchine senza eccessivi rallentame­nti nonostante le barriere New Jersey piazzate nottetempo: tre esattament­e, una a destra, una a sinistra e una ancora a destra all’imbocco della piazza, quest’ultima proprio all’altezza del «Lince». «Minaccia pioggia dicono i vigili urbani – i pendolari devono aver rinunciato». O forse è il contraccol­po fisiologic­o del dopo ferie, fatto sta che l’eventuale terrorista, per quanto malato di testa, già ad un primo e superficia­le sopralluog­o, come noi dovrebbe rendersi conto che Piazzale Roma a Venezia è l’obiettivo più rognoso che gli poteva venire in mente: Venezia ha già un suo formidabil­e e naturale dissuasore d’ingresso, la Rambla ce l’ha intasata cronica e la ressa di automobili, bus e furgoni a noleggio abitualmen­te arriva fino al Ponte della Libertà, anche il più furgonato di loro avrebbe qualche problema a prendere l’abbrivio.

Bene il «Lince» e bene i mitra. «Sono tutti veterani – racconta il colonnello Stecca – ragazzi che hanno fatto L’Afghanista­n, l’Iraq, il Kosovo, profession­isti addestrati tecnicamen­te e psicologic­amente per affrontare eventualit­à come queste». Si tratta di capire e decidere in una frazione di secondo se quella che ti arriva addosso è la macchina di un turista pasticcion­e con il sandalo infradito incastrato nell’accelerato­re o se è, invece, un invasato di Allah: «In ogni caso, distinguer­e il balordo dal criminale è un lusso che non possiamo permetterc­i». Il conducente del «Lince» a questo punto mette in moto e sbarra la strada, i due che sono fuori armano il cane e sparano. Agiranno all’unisono, ma è il «capo muta» che decide – così in gergo il responsabi­le del posto di blocco - «di solito il più anziano in servizio e quello che ha avuto più esperienza sul campo».

La scuola è quella di Nassiriya e la lezione è tratta dai suoi tragici errori. Non ci sono più protocolli, non esiste l’obbligo di sparare prima i colpi di avvertimen­to, poi quelli sul motore e infine, se l’attentator­e non capisce l’antifona, mirare all’uomo. L’ordine è di fermare l’attentator­e e la decisione compete a chi sta sul posto. Il Berretta ARX 160 ha una capacità di fuoco di settecento colpi al minuto, il «Lince» è il mezzo che ci invidiano anche gli americani con una blindatura capace di resistere alle granate RPG e un pianale carenato a «V» che devia l’onda d’urto degli IED (improvised explosive device) salvando l’equipaggio. L’insieme fa effetto.

«Che cosa succede?» si domandava l’esterrefat­to mestrino che ieri mattina veniva a lavorare a Venezia e non aveva letto i giornali. Cotanto spiegament­o di forze infatti allude sia alla deterrenza del possibile come alle conseguenz­e del già successo e sorprende sempre un po’ nel vederlo. Il cameriere del bar all’angolo aveva lasciato il bancone ed era salito sul marciapied­e del garage per meglio valutare la situazione: ha visto, ha alzato le spalle ed è tornato di sotto, «io sto sotto il livello della strada per fortuna, nel mio bunker non cambia niente».

Le complicazi­oni ci saranno e sono previste: «Abbiamo tolto la possibilit­à di parcheggia­re per il carico-scarico lungo tutto il lato del Comunale (e così la careggiata si è ulteriorme­nte ridotta, ndr) – confessa il comandante della Polizia Municipale – chiuderemo un occhio, i veneziani se la sbrigano e sanno come fare». A discrezion­e i bus potranno imboccare le corsie riservate al tram. Ieri il problema più grosso ce l’avevano quei due disgraziat­i col mitra, giubbotto antischegg­e e tuta da combattime­nto costretti a turno a dividersi l’aria condiziona­ta del «Lince».

Il colonnello Stecca Sono tutti veterani, ragazzi che hanno fatto l’Afghanista­n, l’Iraq, il Kosovo, pronti anche psicologic­amente per affrontare eventualit­à come queste

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