Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Le regole d’ingaggio sono cambiate decide il capo muta quando sparare
VENEZIA Il Beretta ARX 160 si tiene come un bambino, quasi abbracciato, l’otturatore sotto il mento, pronto, in linea di tiro, il caricatore appoggiato alla giberna per alleviarne il peso, la bocca da fuoco puntata sulla salita che porta all’incrocio per il Tronchetto.
Assieme ai Due Mori di San Marco sono questi i più fotografati a Venezia, due soldati in tenuta da combattimento. I turisti si fermano, tirano fuori i telefonini e scattano. Gli automobilisti alla vista del blindato «Lince» frenano d’istinto, qualcuno saluta, qualcuno altro mette le luci di emergenza. Oltre ai mitra, il vero «dissuasore» è questo stonato, ingombrante e inconfondibile mezzo corazzato già mezzo di traverso sulla corsia di accesso a Piazzale Roma. Il colonnello Stecca del comando veneziano dell’«Operazione Strade Sicure» dice che i soldati sono tre ma io ne vedo solo due, «il terzo sta a bordo, al volante, pronto a mettere in moto e sbarrare la strada all’eventuale terrorista».
L’eventuale terrorista. Se è un abituale frequentatore di Venezia non occorre dirgli niente, sa già che ieri era una giornata atipica, la meno adatta a colpire, un lunedì insolitamente fiacco, pochi pedoni sul piazzale, un traffico liscio e una piazza che accoglieva e risputava le macchine senza eccessivi rallentamenti nonostante le barriere New Jersey piazzate nottetempo: tre esattamente, una a destra, una a sinistra e una ancora a destra all’imbocco della piazza, quest’ultima proprio all’altezza del «Lince». «Minaccia pioggia dicono i vigili urbani – i pendolari devono aver rinunciato». O forse è il contraccolpo fisiologico del dopo ferie, fatto sta che l’eventuale terrorista, per quanto malato di testa, già ad un primo e superficiale sopralluogo, come noi dovrebbe rendersi conto che Piazzale Roma a Venezia è l’obiettivo più rognoso che gli poteva venire in mente: Venezia ha già un suo formidabile e naturale dissuasore d’ingresso, la Rambla ce l’ha intasata cronica e la ressa di automobili, bus e furgoni a noleggio abitualmente arriva fino al Ponte della Libertà, anche il più furgonato di loro avrebbe qualche problema a prendere l’abbrivio.
Bene il «Lince» e bene i mitra. «Sono tutti veterani – racconta il colonnello Stecca – ragazzi che hanno fatto L’Afghanistan, l’Iraq, il Kosovo, professionisti addestrati tecnicamente e psicologicamente per affrontare eventualità come queste». Si tratta di capire e decidere in una frazione di secondo se quella che ti arriva addosso è la macchina di un turista pasticcione con il sandalo infradito incastrato nell’acceleratore o se è, invece, un invasato di Allah: «In ogni caso, distinguere il balordo dal criminale è un lusso che non possiamo permetterci». Il conducente del «Lince» a questo punto mette in moto e sbarra la strada, i due che sono fuori armano il cane e sparano. Agiranno all’unisono, ma è il «capo muta» che decide – così in gergo il responsabile del posto di blocco - «di solito il più anziano in servizio e quello che ha avuto più esperienza sul campo».
La scuola è quella di Nassiriya e la lezione è tratta dai suoi tragici errori. Non ci sono più protocolli, non esiste l’obbligo di sparare prima i colpi di avvertimento, poi quelli sul motore e infine, se l’attentatore non capisce l’antifona, mirare all’uomo. L’ordine è di fermare l’attentatore e la decisione compete a chi sta sul posto. Il Berretta ARX 160 ha una capacità di fuoco di settecento colpi al minuto, il «Lince» è il mezzo che ci invidiano anche gli americani con una blindatura capace di resistere alle granate RPG e un pianale carenato a «V» che devia l’onda d’urto degli IED (improvised explosive device) salvando l’equipaggio. L’insieme fa effetto.
«Che cosa succede?» si domandava l’esterrefatto mestrino che ieri mattina veniva a lavorare a Venezia e non aveva letto i giornali. Cotanto spiegamento di forze infatti allude sia alla deterrenza del possibile come alle conseguenze del già successo e sorprende sempre un po’ nel vederlo. Il cameriere del bar all’angolo aveva lasciato il bancone ed era salito sul marciapiede del garage per meglio valutare la situazione: ha visto, ha alzato le spalle ed è tornato di sotto, «io sto sotto il livello della strada per fortuna, nel mio bunker non cambia niente».
Le complicazioni ci saranno e sono previste: «Abbiamo tolto la possibilità di parcheggiare per il carico-scarico lungo tutto il lato del Comunale (e così la careggiata si è ulteriormente ridotta, ndr) – confessa il comandante della Polizia Municipale – chiuderemo un occhio, i veneziani se la sbrigano e sanno come fare». A discrezione i bus potranno imboccare le corsie riservate al tram. Ieri il problema più grosso ce l’avevano quei due disgraziati col mitra, giubbotto antischegge e tuta da combattimento costretti a turno a dividersi l’aria condizionata del «Lince».
Il colonnello Stecca Sono tutti veterani, ragazzi che hanno fatto l’Afghanistan, l’Iraq, il Kosovo, pronti anche psicologicamente per affrontare eventualità come queste