Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Il leader islamico: «Zaia non vuol vedere i nostri sforzi contro i terroristi»
Bouchaib Tanji: noi in prima linea ma lui ci attacca sempre
VENEZIA Se non si è arrabbiato, di sicuro ci è rimasto male. Ma come?, solo la sera prima si era presentato alla fiaccolata in ricordo di Luca Russo, a Bassano, era salito sul palco, aveva condannato il terrorismo islamista e gli attentati di Barcellona («Siamo tutti dalla stessa parte, cristiani, musulmani, e dobbiamo essere uniti – aveva detto con la voce rotta dalla commozione -. La nostra divisione è uno degli obiettivi dei fanatici»), era stato ricambiato da un applauso forte e sentito che, parole sue, gli aveva messo i brividi… Bouchaib Tanji, presidente della Federazione Islamica Veneta, proprio non se l’aspettava di leggere l’indomani, giorno dei funerali di Luca, sul Corriere della Sera, l’ennesima stilettata del governatore Luca Zaia alla comunità musulmana: «Siamo di fronte ad una guerra non convenzionale – aveva detto il presidente della Regione prima di entrare in chiesa - una guerra che va combattuta, anche perché non vedo ferme condanne dalle moschee». Parole che sono niente, se confrontate a quel che si può leggere in Rete, ma che hanno lasciato comunque di stucco Tanji, che conosce l’appeal che il governatore ha ben oltre i limiti dell’uditorio leghista e confidava proprio nel rapporto instaurato in questi anni con Palazzo Balbi per rasserenare gli animi di quanti soffiano sul fuoco della guerra di religione.
«Non so a quali moschee Zaia si riferisca – spiega polemico Tanji in una lettera al nostro giornale -. Se si riferisce a quelle italiane e venete, ma in quest’ultimo caso farebbe bene a parlare di luoghi di preghiera islamici (non esistono infatti moschee nella nostra regione, ndr.), sbaglia di grosso. Tutte le associazioni islamiche italiane, quelle venete in testa, hanno condannato ripetutamente il terrorismo fondamentalista. Lo hanno fatto in occasione degli attentati che hanno colpito l’Europa e non solo: molti di noi provengono da Paesi che hanno e stanno pagando con il sangue le azioni di Daesh (il nome arabo dell’Isis, ndr.) e di altre formazioni criminali. Lo hanno fatto pubblicamente ogni volta che ne hanno avuto la possibilità, come ai funerali di Valeria e alla fiaccolata per Luca». E prosegue: «Ma per noi gridare “Non nel mio nome” non basta. L’islam è una religione di pace e questo comporta non solo la condanna di chi organizza e compie atti di violenza omicida e suicida ma anche la ripulsa della violenza per sé stessa e quindi anche di chi la sostiene, soprattutto se la predica, falsificando e stravolgendo i testi sacri in nome di Dio».
Il presidente della Federazione Islamica ribadisce la vicinanza «come persone di fede, alle parole e ai sentimenti di Papa Francesco» e «come cittadini, all’azione del governo italiano e delle forze di polizia» ma, aggiunge, «il presidente della Regione queste cose le sa bene, ne abbiamo parlato insieme giusto tre anni fa, quando ha ricevuto ufficialmente a Palazzo Balbi una nostra delegazione e ci ha incoraggiato a proseguire nella nostra azione, come abbiamo fatto e stiamo facendo. Non si capisce quindi questo suo “non vedo”, sempre che non sia un “non voler vedere” per ragioni che ci sfuggono». Tanji chiude annunciando una nuova iniziativa, in concomitanza con le celebrazioni della festa del Sacrificio che si celebrerà tra giovedì e lunedì: «Iddio, Allah, mandò un angelo a fermare la mano di Abramo che stava per sacrificare suo figlio a dimostrazione della sua fede. Iddio ci chiede obbedienza ma non vuole che per dimostrarla uccidiamo i nostri figli. Di questa volontà di Dio parleremo nei nostri luoghi di preghiera».