Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Mostra, il produttore accusa: «Il Veneto dei film cresce, la Regione perde occasioni per promuoversi col cinema»
VENEZIA «In Veneto il mercato delle produzioni cinematografiche cresce costantemente, da quelle nostrane a quelle americane, come la serie Marco Polo di Netflix. E la Regione? Continua a perdere occasioni per promuovere il territorio». E’ un fiume in piena Francesco Bonsembiante, fondatore di Jolefilm, che negli ultimi anni ha prodotto, tra gli altri, La pelle dell’orso con Marco Paolini e La prima neve di Andrea Segre. Diretto da Segre anche l’ultimo lavoro della casa, L’ordine delle cose: unico veneto nella selezione ufficiale della Mostra del Cinema di Venezia, è rimasto fuori dal programma dello stand della Regione all’hotel Excelsior, al contrario di altri film finanziati con il Fondo regionale per il cinema.
«La casa di produzione non ha fatto domanda di ospitalità», è la spiegazione dell’assessore regionale alla Cultura, Cristiano Corazzari. Per Bonsembiante si tratta di scarsa propensione della Regione al marketing territoriale, e si sfoga: «Macché domanda, noi non abbiamo bisogno della visibilità della Regione, ci appoggiamo alla Biennale – si sfoga - l’amministrazione dovrebbe portare i film veneti come fiore all’occhiello al Lido, ma non ci ha mai chiesto di fare incontri o conferenze stampa». «E’ un’occasione persa per far conoscere il Veneto – prosegue poi Bonsembiante – Lo dimostra il fatto che a Chioggia (dove Segre ha girato Io sono Li del 2011, ndr) ancora oggi molte persone, anche stranieri, vanno in cerca dell’Osteria al Paradiso che appare nel film».
Che sia il tema dei migranti rendere indigesto L’ordine delle cose? «Non credo, l’anno scorso è successo lo stesso per La pelle dell’orso (di Marco Segato e con Marco Paolini,ndr), ambientato in Val Zoldana. Durante la prima al festival di Montreal in Canada io ero a Venezia, ma nessuno ci ha chiesto di presentarlo allo stand della Regione. Neanche ora che il film è andato ai festival di Shanghai e Tokyo e da un anno continua a vincere premi», osserva il produttore, e scherza: «Il fatto che l’amministrazione leghista abbia finanziato un film sui migranti è garanzia di libertà».
Secondo il titolare di Jolefilm il nodo sarebbe una «Film Commission» che funzioni: «La nostra commissione è indietro rispetto quelle di tutte le altre regioni. Non si sa quando escano i bandi per i finanziamenti, né quando scadano o quando si riceverà risposta; Bolzano a fine agosto comunica le date dei tre bandi dell’anno successivo, Trento invece risponde in trenta giorni alle domande – sottolinea Bonsembiante – con l’effetto che i produttori sono disincentivati a venire in Veneto. Poi l’ammontare dei fondi è irrisorio: ironia della sorte, il nostro film è stato finanziato più dalla Sicilia che dal Veneto».
Il produttore punta il dito contro le amministrazioni regionali: «Da 15 anni si parla invano di studiare come fare la Film Commission. La soluzione? Separarla dalla Regione e gestirla in base a buon marketing», propone. Poi conclude: «In questi giorni debutteranno altri due film nostrani: il 2 settembre a Montreal sarà presentato in concorso Resina, del vicentino Renzo Carbonera, con attori veneti, mentre a ottobre uscirà Finché c’è Prosecco c’è speranza, diretto da Antonio Padovan e prodotto da una nuova società veronese. Sono imprese venete che producono cultura e soldi e sarebbe bello avessero più rilievo».