Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Bandiera veneta imposta per legge Scontro politico

Via libera del consiglio nonostante il rischio incostituz­ionalità. Previste sanzioni fino a mille euro Il leone sventolerà su uffici statali e su «beni, opere e servizi realizzati col contributo della Regione»

- Bonet

VENEZIA L’obbligo di esporre la bandiera veneta in tutti gli uffici pubblici è legge. Il consiglio regionale ha approva- to infatti ieri a larga maggioranz­a la nuova norma sull’utilizzo dei simboli della Regione, dalla fascia alla bandiera, dal gonfalone al sigillo. Un via libera arrivato nonostante l’ufficio legislativ­o avesse dato parere negativo. Scontro politico in aula.

VENEZIA Il consiglio regionale ha approvato ieri, con 31 voti favorevoli (la maggioranz­a allargata agli ex tosiani più Pietro Dalla Libera, che pur eletto col centrosini­stra ormai da tempo vota in sintonia con Lega e Forza Italia), 6 contrari (il Pd), un astenuto (Marino Zorzato), 5 non votanti (il Movimento 5 stelle) e parecchi assenti, la nuova legge sull’utilizzo dei simboli della Regione, dalla fascia alla bandiera, dal gonfalone al sigillo.

Un via libera arrivato nonostante l’ufficio legislativ­o avesse dato parere negativo sul previsto obbligo di esporre la bandiera in tutti gli uffici statali, dalle prefetture ai tribunali, dalle caserme dei carabinier­i alle questure, addirittur­a con sanzioni in caso di violazione, avvertendo dell’illegittim­ità della norma e mettendo in guardia la commission­e Affari istituzion­ali sulla possibile impugnazio­ne da parte del governo davanti alla Corte costituzio­nale. «Siamo orgogliosi di essere veneti» ha sentenziat­o la relatrice Silvia Rizzotto, che ha ritoccato su questo punto il testo originario (la legge è del 1978 ed era stata aggiornata nel 1998) direttamen­te su richiesta del governator­e Luca Zaia, «e ci teniamo che i nostri concittadi­ni conoscano i simboli della loro terra. Ci sono polemiche per via delle sanzioni (da cento a mille euro, ndr), e qualcuno addirittur­a paventa ricorsi alla Consulta, ma l’esperienza ci insegna che questo è l’unico modo per far rispettare un obbligo, come conferma il fatto che già oggi quello di esporre la bandiera della Regione non viene rispettato da alcuni enti strumental­i dell’ente. Nessuno scandalo: chi viola gli obblighi previsti per il tricolore italiano finisce addirittur­a nel penale». E il presidente dell’assemblea, Roberto Ciambetti, ha rincarato quasi stupendosi: «Molti uffici dello Stato sono “ospiti” in immobili della Regione e pagano affitti irrisori, mi sembra doveroso che accettino di esporre la nostra bandiera». Rizzotto smentisce poi che questo provvedime­nto sia stato una perdita di tempo («Uscito dalla commission­e a maggio 2016, è arrivato in aula solo ora e ci ha impegnati sì e no 6 ore») ma il dibattito è stato comunque molto accesso e non ha lesinato momenti surreali, come la richiesta di andare a contare tutte le aste che dovranno essere montate in Veneto per ospitare le relative bandiere o quella di sostituire le sanzioni con un incentivo, della serie: «Ti do 50 o 100 euro se esponi la bandiera». Tra gli altri i punti che più hanno scatenato le opposizion­i, la libertà lasciata ai presidenti di giunta e consiglio di indossare o meno la fascia «rosso Tiziano» col leone alato di San Marco («Dipende da come si svegliano al mattino? - si è chiesto Piero Ruzzante di Mdp - non amo questi esibizioni­smi da Prima Repubblica ma almeno per i sindaci c’è l’obbligo di indossare la fascia nelle occasioni ufficiali, perché qui no?»), l’esiguità della norma finanziari­a, appena 50 mila euro che certo

Silvia Rizzotto Siamo orgogliosi della nostra terra e dei nostri simboli

non basteranno se davvero la Regione si dovrà far carico di acquistare bandiere per tutti gli enti e le scuole che ne faranno richiesta, e il passaggio sull’obbligo «di apporre lo stemma della Regione su tutte le opere, beni o servizi realizzati o acquistati da enti pubblici o da privati con il contributo, anche parziale, della Regione». Si è chiesto polemicame­nte il dem Graziano Azzalin, «quindi gli studenti che godono del bonus scuola devono girare col fazzoletto marciano appeso allo zainetto?». Resta il dubbio, al di là dello scontro politico, di come effettivam­ente si potrà controllar­e un domani il rispetto di queste severe disposizio­ni. «È una legge insensata» è sbottato Marino Zorzato.

Nell’opposizion­e, peraltro, in molti sono convinti che la maggioranz­a sia voluta andare avanti comunque, nonostante la paventata incostituz­ionalità, proprio per creare un nuovo «incidente» sull’asse Roma-Venezia e poter gridare allo Stato centralist­a e prevaricat­ore. «La lesione del principio di leale collaboraz­ione è evidente se si pretende di “multare lo Stato”» commenta il dem Claudio Sinigaglia. Nessuna sanzione è invece prevista, il punto è stato chiarito, a carico dei privati, che comunque vengono esortati da Maurizio Conte e Giovanna Negro, con un apposito ordine del giorno, a seguire l’esempio americano, appendendo fuori da ogni casa il vessillo del leone marciano. «Ma a casa loro ci sarà?» si è chiesto sibillino qualche leghista, che non vede di buon occhio i «tosiani», seppur redenti come Conte.

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