Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

«Il referendum? Inutile e antistoric­o»

- Di Giovanni Viafora

«Il referendum? Continuare a parlare di separazion­e, per un Veneto che è fatto di 4 milioni di persone, non fa bene. È antistoric­o». Matteo Marzotto boccia la consultazi­one voluta dalla Regione, per ottenere autonomia dallo Stato. E aggiunge. «L’unione fa la forza, per cui bisogna essere parte di sistemi più grandi per poter competere».

«Posta così è un massacro. Perché poi vengono fuori le Brexit...».

Matteo Marzotto questo referendum sull’autonomia non le piace proprio...

«Io credo che, nel senso generale, continuare a parlare di separazion­e e di scissione, per un Veneto che è fatto di 4 milioni di persone, non faccia bene. È antistoric­o. E lo dico da persona che ama questa regione, dove c’è una sanità meraviglio­sa per esempio».

Perché non sarebbe un bene?

«Perché penso che l’unione faccia la forza, per cui bisogna essere parte di sistemi più grandi per poter competere. Quando mi dicono “facciamo la secessione” mi viene da ridere. Insomma, parlare sempre in termini di distacco...mi pare proprio una putt.. cioè, veda lei come scriverlo. E lo dico con tutto il rispetto della cultura e delle tradizioni. Io qui ci vivo, le parlo da Cortina dove sono appena arrivato».

Però il referendum riguarda la possibilit­à di avere maggiore autonomia, non una «separazion­e» in senso stretto. Lo vede male lo stesso?

«Non è detto che il sistema sia sbagliato, ci sono territori che utilizzano molto bene le risorse, come il Trentino Alto Adige. Io conosco bene Trento e Bolzano, sono un ”transfront­aliero” della montagna, la frequento. Però poi mi dicono: ragioniamo solo su alcune competenze, mentre su altre no. Ma io le ho viste da vicino queste competenze e ce ne sarebbero cose da dire...»

Tipo?

«Parlo per quanto riguarda le mie competenze, le cose di cui so. E cioè di turismo. Dal 2006 al 2011 sono stato presidente dell’Enit (l’Agenzia nazionale del turismo, ndr), e l’autonomia del famoso articolo 117 della Costituzio­ne in questo caso è stata una iattura. Davanti agli occhi di tutti, perpetrata per anni. Io gli ho visti: migliaia di assessori, responsabi­li di parchi regionali e parchi provincial­i, e poi referenti delle comunità montane e chi più ne ha più ne metta, tutti titolati a parlare di turismo, quando il 90% di loro non ne sapeva una beata fava e anche con l’inglese faceva difficoltà. Con super dispendi di denaro, per altro, perché poi c’è la Regione che fa la sua missione, la Provincia che fa la sua missione e il Comune che fa la sua missione. Tante differenti missioni, che poi nessuno ha mai saputo come coordinare».

Quindi meglio centralizz­are? Sarebbe un ritorno al passato.

«Il punto è che con questo referendum è altamente improbabil­e che si possa discernere il buono dal cattivo, a piacimento. Bisogna essere realisti. Se c’è un progetto di un certo tipo, in cui lo Stato rimanendo unito, può dare al Veneto un’autonomia maggiore per l’amore di Dio parliamone. Ma attenzione però che qui la comunicazi­one che viene data si riduce a “Roma ladrona” e “fuori i romani dal Veneto”. È quello che è accaduto in Inghilterr­a, dove hanno tradito un popolo secondo me. I politici che hanno montato la Brexit hanno raccontato una storia diversa della realtà».

Quindi l’autonomia sarebbe come la Brexit? È giusto il paragone?

«Io ho cercato di farglielo, lei ha capito che parlo ovviamente

delle alla modalitàge­nte con cosa cui votare.si comunica Certo, quandoc’è chisi fannosi documenter­à,dei proclami così aggressivi poi uno prende quello che viene».

I 14 milioni di euro che la Regione dovrà spendere per il referendum quindi sono uno spreco?

«A priori non lo ritengo, ma dev’esserci a monte un ragionamen­to. Se invece si va a votare per la carriera politica di qualcuno o perché così qualcuno potrà dire “io l’avevo detto”, allora sì, sarà uno spreco». Si riferisce a Zaia?

«Bisognereb­be chiederlo a lui. Io so che il presidente è una persona avveduta, quindi spero che abbia idee di senso, in buona fede. Dico solo che un Veneto forte deve rimanere in uno Stato forte. Anzi, deve aiutarlo ad essere più forte». Lei andrà a votare?

«Prima voglio vedere come pongono la domanda, perché così è evidente che ci sia un difetto di comunicazi­one».

Ma il quesito già c’è. Ed è semplice: «Vuoi che alla Regione siano attribuite ulteriori forme e condizioni particolar­i di autonomia?».

«Capisce che buttato in questo modo, senza spiegare di che tipo di autonomia stiamo parlando, non significa proprio niente? Certo anch’io vorrei avere trent’anni ed essere biondo e bello. Tanto il quesito è generico, quanto la gente si confonde e i politici ci possono ricamare» Quindi che farà? «Messo così non lo capisco». E non lo vota. «No, non lo voto».

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Imprendito­re Matteo Marzotto, classe 1966, già presidente di Enit e di Fiera Vicenza

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