Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Terrorismo, non basta solo condannare

- Di Luca Zaia

Bouchaib Tanji, presidente della Federazion­e islamica veneta, in una lettera al nostro giornale, si era chiesto se il governator­e vedeva le manifestaz­ioni di netta condanna del terrorismo della sua comunità visto che durante i funerali di Luca Russo, vittima della Rambla, aveva espresso dichiarazi­oni in senso opposto. «Tutte le associazio­ni islamiche italiane, quelle venete in testa, hanno condannato ripetutame­nte il terrorismo fondamenta­lista ( .... ) lo hanno fatto pubblicame­nte ogni volta che ne hanno avuto la possibilit­à (...) e per noi la condanna non basta, facciamo molto di più (...) Non si capisce quindi questo suo non vedo, sempre che non sia un non voler vedere». Questa la riposta del governator­e Carissimo Bouchaib Tanji, ci conosciamo da tempo. Proprio per questo vorrei evitare personaliz­zazioni, e spiegarti ancora meglio il senso delle mie dichiarazi­oni alla stampa il giorno dei funerali a Bassano del giovane Luca Russo, che ha trovato orribile morte sulla Rambla di Barcellona. Io non credo certamente di essere assimilabi­le alla categoria dei «generalizz­atori». Sostengo da sempre che non bisogna distinguer­e i cittadini in base al colore della pelle, al credo religioso, alle scelte sentimenta­li, e vado ripetendo costanteme­nte che chi intende realizzare un progetto di vita in Veneto ha pieno diritto a farlo, ma nel rispetto delle leggi, delle nostre regole e consuetudi­ni, come pure delle nostre comunità.

Va detto tuttavia che, come tu conosci bene la tua comunità, io conosco altrettant­o perfettame­nte la mia. Se, anche soltanto per un giorno, i nostri ruoli si invertisse­ro, non ho motivo di credere che, ammesso che esistesse un fondamenta­lismo cristiano che si esprimesse con atti di tale ferocia, la comunità cristiana scenderebb­e in strada anche con atti e manifestaz­ioni plateali per condannare senza alcuna esitazione. Ecco, non posso non constatare ed evidenziar­e che, a livello internazio­nale, non vedo tutte queste prese di posizione forti e risolute da parte islamica.

Nessuno, tanto meno io, discute la bontà e la buona fede delle tue asserzioni e degli esponenti della tua comunità, i quali dichiarano di essere contro il terrorismo e sostengono che l’Islam è una religione di pace.

Resta il fatto, però, che il popolo musulmano dovrebbe farsi sentire in maniera evidente, decisa, declamata. Perché dunque non esporre nei centri di preghiera islamici la bandiera dei vostri paesi d’origine listata a lutto? Perché non pensare ad aprire per una giornata questi stessi centri organizzan­do manifestaz­ioni interrelig­iose e intercultu­rali, nel corso delle quali esprimere e manifestar­e una vibrata e davvero pubblica protesta? Perché non rendere note all’opinione pubblica le condanne dei vari imam, magari in lingua italiana?

Uscire allo scoperto consentire­bbe di cancellare definitiva­mente ambiguità e dubbi che continuano a serpeggiar­e nella mia comunità. Perché tanti, caro Tanji, sono portati a pensare che dietro alle condanne dei portavoce, dei rappresent­anti o dei responsabi­li delle comunità islamiche, si nasconda una foresta che cresce che ancora non si esprime e non si sa come esattament­e valuti un fenomeno terroristi­co che sta insanguina­ndo l’Europa e seminando tante vittime.

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Sul Corriere del Veneto di ieri, le parole del presidente della Federazion­e islamica del Veneto

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