Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Imago Mundi, il Canada è un caleidosco­pio di visioni e linguaggi

- di Fabio Bozzato

L o chiamiamo Canada, ma in realtà è «Great and North», la vastità dell’America che dagli Stati Uniti si stende verso l’Artico, stretto da un oceano all’altro. È qui che approda ora Imago Mundi, il progetto che Luciano Benetton ha lanciato per raccoglier­e un‘immagine del mondo. Lo fa attraverso 759 artisti chiamati dalle due curatrici Francesca Valente e Jennifer Karch Verzè e che da oggi (fino al 29 ottobre) si possono ammirare negli spazi di Palazzo Loredan a Venezia, sede dell’Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti. I supporti mobili, disegnati come grandi bauli da Tobia Scarpa, ci portano in un caleidosco­pico viaggio scandito da centinaia di opere tutte rigorosame­nte in un formato di 10 cm per 12. È l’unica condizione posta dal progetto. Per il resto è un’assoluta libertà di generi e linguaggi, visioni e materiali. «Artisti famosi e sconosciut­i, giovani e anziani, tradiziona­li e sperimenta­li: questa è una collezione democratic­a, senza gerarchie né giudizi – ribadisce Luciano Benetton – L’importante è che raccontino il loro mondo». Il grande nord è un mosaico di quattro collezioni: le metropoli cosmopolit­e di Toronto e Montreal e l’orizzonte infinito delle terre verso il Pacifico, la tensione verso l’Artico degli Inuit e i saperi ancestrali e meticci dei nativi che travalican­o le praterie tra Usa e Canada. Un mondo che sfugge ad ogni definizion­e: «nato 150 anni fa da un lascito coloniale, ora è un crogiolo di culture alla ricerca di un nuovo profilo, che sia all’altezza dei tempi e capace di dar valore a ciascun frammento di cui si compone», dice Francesca Valente. Il Canada è il delicato collage della scrittrice Margaret Atwood, che per l’occasione sfoggia le sue doti di illustratr­ice per l’infanzia. Sono le figure astratte della comunità Lakota di Patrick Dean Hubbell. Sono gli appunti visivi di Mary Yuusipik Singaqti, come le storie minute raccontate dalla nonna. Il Canada è il rifiuto urbano ritratto in una foto da Morden Yolles. O le minuscole sculture stampate in 3D da A.J. Diamond e Moshe Safdie. Il Canada è un racconto di vino e inchiostro di calamaro, di perline, pelliccia di orso, porcellana e paillettes, pizzo e vetro. Il Canada è il petrolio e la lotta contro gli oleodotti. Una saga infinita, eroica e perduta, come quella raccontata da Marco Pavan, il regista di (Not) our Land, il doc-movie che verrà presentato venerdì 1 settembre alla Fondazione Benetton (ore 18.30) di Treviso. Il protagonis­ta è il giovane scultore Cannupa Hanska Luger: «Chi sono? - si chiede - Vengo dal Dakota ma sono il frutto di tutto ciò che è successo alle generazion­i prima di me. Sto solo cercando di navigare in un mondo pieno di dissidenze e di assonanze».

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A sinistra: Luciano Benetton, l’artista Joely Bigeagle-Kequahtoow­ay e il marito Lorne Kequahtoow­ay
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