Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Borghi: «Chiamatemi padrino La mostra blindata? Mi concentro sulla bellezza»

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«Chiamatemi padrino. Così, magari tra vent’anni potrò dire: “Sì, sai, ho fatto il padrino”». Alessandro Borghi si prende in giro, e per fortuna. Quando approda alla darsena dell’hotel Excelsior, poco dopo le 12, ha una t-shirt sdrucita ad arte da Gucci («hanno creduto in me da quando nemmeno mia mamma sapeva chi ero») , i tatuaggi con le iniziali dei genitori e del fratello fatte a sedici anni e uno sguardo solare e pulito che contrasta con i personaggi allucinati e fisici che in due anni gli hanno fatto bruciare le tappe del cursus honorum del cinema italiano: da quasi sconosciut­o in Non essere cattivo di Claudio Caligari, a protagonis­ta del film di Frazan Ozpetek in uscita il primo gennaio, Napoli velata, comprimari­o borgataro di pancia in Fortunata di Castellitt­o, protagonis­ta del film di Matteo Rovere, Il primo re, sulla fondazione di Roma, e primo attore in Sulla mia pelle, il film di Alessio Cremonini su Stefano Cucchi. Un ruolo, dice, «per il quale sono fin troppo coinvolto: a volte faccio fatica a non commuoverm­i mentre leggiamo la sceneggiat­ura». E per il quale è disposto a dimagrire ancora per scendere sotto i 65 chili, dopo essere passato dagli 80 tondi raggiunti per Suburra - la serie, i cui primi due episodi per la regia di Michele Placido si vedranno al Lido sabato e poi in 190 Paesi in contempora­nea, ai 72 (tonici) attuali. «Venezia è qualcosa di speciale per me. Il festival rappresent­a l’occasione per vivere il cinema e incontrare persone che in un modo o nell’altro faranno parte della mia vita». Sul palco della sala Grande, dove darà il via alla Mostra come ogni madrina che si rispetti, Borghi pronuncerà un discorso di cui va fiero, «perché è venuto dalla mia pancia e dal mio cuore», sarà vestito Gucci e si divertirà a cambiarsi d’abito spesso - «stiamo qui tredici giorni!» - ed è contento di aver sdoganato il ruolo del padrino, anche se non ha ceduto alla foto in spiaggia con gli svolazzi, tassa da pagare per ogni madrina: «Trovo che il cliché di vedere una donna in questo ruolo fosse superato. Chissà l’anno prossimo chi lo farà, vediamo...». Padrino di una Mostra blindata Borghi manda un messaggio positivo: «Io non ho paura - dice - la mia vita mi porta a concentrar­mi sul bello, ma quando l’anno scorso ci fu l’attentato di Nizza fu davvero uno choc per me: ero appena tornato da Nizza dove avevo girato Dalida e su quella promenade avevo camminato per un mese: quello sì mi ha fatto tanto male». Portafortu­na per stasera, quando salirà sul palco della sala Grande? «La mia fidanzata, mi porta fortuna». E fortuna ne ha avuta questo ragazzo di 30 anni spuntato due anni fa (quasi) dal nulla.

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(Pattaro/Vision) Occasioni Alessandro Borghi ieri al Lido

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