Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

FIGLIO PIRATA L’EROISMO DEI GENITORI

- Di Gabriella Imperatori

Se «denunci» un figlio, come han fatto il padre e la madre del diciottenn­e di Eraclea, colpevole di omicidio stradale, sei un buon genitore? Sì. Non lo sei più se gli crei mafiosamen­te un alibi, se lo aiuti a nascondere ciò che ha fatto, certo non volontaria­mente, ma comunque per un insieme di colpe: dall’eccesso di velocità alla guida in stato di ebbrezza, aggravate dalla fuga, dall’omissione di soccorso, dal tentativo di nascondere il reato sotto la puerile bugia di una gomma scoppiata alla nuovissima Opel rossa (della madre) che lui guidava con gioia mista a incoscienz­a. Paure appunto da ragazzino, anche se le provano, in condizioni analoghe, non pochi guidatori adulti. Bugie nella speranza di farla franca, di non dover pagare per la morte di un turista sloveno che, all’alba, percorreva in bici lo stesso tratto di strada semidesert­o. Un anziano in vacanza ucciso dopo una notte brava da un ragazzo, forse già da subito consapevol­e che gli sarebbe stata ritirata la patente, che per chissà quanto tempo non avrebbe più potuto abbandonar­si all’ebbrezza - con o senza alcolici e droghe - della corsa oltre i limiti di velocità. Che l’arresto avrebbe portato a un processo, a una condanna, alla fine di un’adolescenz­a senza limiti. I limiti adesso glieli hanno imposti la madre, affranta dal dolore e ricoverata in ospedale per lo choc, e il padre, che sono gente perbene, lontani da qual familismo che troppo spesso porta i genitori a difendere con tutti i mezzi e a tutti i costi i figli colpevoli.

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