Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Da Jasmine a Rebecca gara di bellezza in giuria E Annette Bening: «Qui diventiamo bimbi»
IL RED CARPET LE STAR Domina l’eleganza, con qualche eccentricità
VENEZIA Per dirla alla Marrakesh Express, «erano aaaaanni che non mi divertivo cosi». Quando passati i fatidici quaranta minuti che possono cambiarti la carriera, Alessandro Borghi dal palco della Sala Grande dichiara «ufficialmente aperta la 74esima Mostra internazionale d’Arte cinematografica di Venezia», la sua risata liberatoria della serie «evvai che è andata», trasmette il buonumore a questa Mostra, mai come quest’anno tornata a occupare un posto di storia di una coppia che decide di aderire al progetto di farsi ridurre di dimensioni e di vivere in una Disneyland formato tascabile. Il più acclamato? Sicuramente Matt Damon, protagonista del film, che ha firmato autografi e si è concesso una bella dose di selfie, compresa una foto ricordo con Jo Squillo e Valentina Pitzalis, sfigurata dal fuoco e vittima di violenza. La più popolare? Bianca Balti neosposa in abito bianco Ovs e sandali da sera in camoscio e cristalli Swarowski, chiamata a gran voce di là dalle transenne. Il più osé sicuramente il giurato di Orizzonti Mark Cousins, scozzese, in kilt ma versione da sera. Il più mistico il giurato Yonfan, regista e sceneggiatore, in pantalone scuro coperto da un pastrano da monaco. Davvero misto il parterre, da Renzo Rosso allo chef siciliano Filippo La Mantia, con l’ex madrina Eva Riccobono in abito lungo prugna con schiena nuda e paillettes, Marina Ripa di Meana con immancabile cappello a piramide e tris di bellezze tutte diverse per le giurate di Venezia74. Jasmine Trinca in bianco opaco illuminato da paillettes, Anna Mouglalis anche lei in chiaro fasciante e Rebecca Hall con l’abito più sorprendente: nero con pendagli sul rosso che a chiunque, tranne lei, avrebbero fatto effetto lampadario. L’attesa passerella della Boschi, in abito a doppia spallina laterale nera e rossetto rosso, si è alternata a quella del ministro Franceschini, anche lui sul red carpet. Alla fine una sorpresa: Jane Fonda, a passerella terminata, entra inaspettata in sala.
Sul palco, il padrino, che il presidente della Biennale Paolo Baratta ha deciso di chiamare con nome e cognome «per evitare fraintendimenti lessicali», in smoking nero e mocassini di vernice lucida, ha introdotto la manifestazione con parole di cuore: «Il cinema è teletrasporto, quello che tanto sognavo da bambino ha detto ostentando sicurezza - ci permette di avere una relazione con persone con cui mai avresti potuto averne, il cinema sa dirci sempre la parola giusta al momento giusto. È grazie al cinema e al festival che possiamo vivere delle cose che cambiano la nostra vita».
Gli ha fatto eco Baratta, che ai ringraziamenti di rito ha unito una lettura metaforica delle