Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
I battiti materni per il bimbo nato prematuro
Il macchinario usato per la prima volta in Italia a Vicenza «Aumenta le chance di sopravvivenza nell’incubatrice»
Sentire il respiro e i battiti rassicuranti della mamma. Da oggi all’ospedale di Vicenza, primo in Italia, c’è un macchinario che aiuterà tutti i bimbi nati prematuri.
VICENZA Sentire il respiro della mamma. Il tepore del suo abbraccio. Il rassicurante battito del suo cuore. Tutto questo è negato a un neonato prematuro che per settimane, o mesi, deve cercare di sopravvivere in una incubatrice. Da oggi al San Bortolo di Vicenza, primo ospedale in Italia, c’è un macchinario che porta l’abbraccio materno ai bambini che nascono in anticipo, qui 250 all’anno: nel reparto Patologia Neonatale è arrivata la tecnologia BabyBe, una termoculla con un materassino in speciale technogel in cui il piccolo tramite un sofisticato sistema «wifi» riceve il conforto dalla mamma. «La madre abbraccia uno speciale cuscino che registra e «trasmette» battito, respiro e volendo anche la voce. C’è un grande beneficio – assicura il primario Massimo Bellettato - è dimostrato che questi neonati hanno meno apnee, le rischiose pause respiratorie caratteristiche dei prematuri».
Quando il parto avviene settimane o mesi prima della scadenza naturale per il bimbo o la bimba è indispensabile un passaggio, più o meno lungo, in incubatrice. Situazioni frequenti, al San Bortolo: «Abbiamo una media di quasi un parto prematuro al giorno» osserva il direttore generale dell’Usl 8 Giovanni Pavesi. «Solo in questi giorni ci sono 19 neonati seguiti dal nostro staff – aggiunge Bellettato - ieri ne sono nati quattro in una volta. Abbiamo una bimba che è in incubatrice da tre mesi». La permanenza in termoculla aumenta le possibilità di sopravvivenza: molto dipende dalla settimana in cui il neonato viene alla luce – alla 23esima sono appena del 10 per cento, alla 28esima sopravvivono nove bimbi su dieci – ma in questi casi le condizioni ambientali sono fondamentali, «anche una variazione di mezzo grado della temperatura può fare la differenza fra la vita e la morte» spiegano gli specialisti.
Allo stesso tempo, lo staff vicentino guidato da Bellettato da tempo aveva la convinzione che fosse necessario ampliare il tempo di contatto del bimbo con la madre, che la trasparente parete dell’incubatrice per forza di cose impedisce o limita al massimo ad un’ora al giorno: «Ci sono evidenze scientifiche, il legame fisico aiuta a mantenere stabili i parametri vitali. Allo stesso tempo però va preservato il bimbo dal rischio di infezioni». E qui entra in gioco BabyBe, un macchinario composto da un cuscino la cui forma ricorda, vagamente, una tartaruga: la madre lo stringe a sé e il suo abbraccio viene «vissuto» dal neonato nella macchina, grazie a un materassino azzurro in technogel su cui il bimbo è sdraiato. «E’ possibile registrare i parametri del respiro e del battito, così anche quando la madre smette di stringere il cuscino il neonato continua a sentirli, la macchina glieli ripropone – continua il primario – i vantaggi sono accertati, il bimbo si tranquillizza: si riducono i suoi livelli di cortisolo, l’ormone dello stress». Il BabyBe è stato ideato da un neonatologo cileno, il dottor Camilo Anabalon: a Santiago in Cile e a Eindhoven in Olanda sono presenti gli altri due esemplari esistenti al mondo. Anche se nella paternità dell’apparecchio, in realtà, c’è molto Veneto: la macchina è prodotta dalla Technogel Italia, ditta di Pozzoleone nel Vicentino. L’azienda ha partecipato alla donazione, regalando al San Bortolo lo speciale softgel del materassino: «Riproduce appieno la sensazione della pelle umana – spiega l’amministratore Massimo Losio – per noi è un onore che in Italia venga testato per la prima volta proprio nella nostra provincia».
Il primario Belletato C’è un grande beneficio, è dimostrato che i neonati che lo usano hanno meno apnee