Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
«Secessioni» In mostra a Rovigo i ribelli dell’arte
Palazzo Roverella, a Rovigo, ospita oltre 200 opere che raccontano gli strappi di Monaco, Vienna, Praga e Roma. Quando modernisti come Von Stuck, Klimt, Vachal, Schiele, Klinger, Casorati, Martini e Balla si distaccarono dalle correnti più classiche
Q uando l’editore Georgh Hirth, nel 1896 sulla sua rivista d’arte «Jugend», allora veicolo dell’Art Nouveau, parlò per primo di «secessione» non ottenne un largo consenso critico. Ma Hirth, giustamente, aveva fiutato, nell’aria tedesca, quel primo refolo ribelle, sospinto dal vento parigino. Quel primo scostarsi, degli artisti, dall’arte classica. E se a Parigi la Société Nationale des Beaux-Artssi si rinnovò grazie alla ribellione di quegli artisti che l’additavano come obsoleta, quella tedesca serrò invece i ranghi, forte delle proprie convinzioni.
«Secessione. Monaco Vienna Praga Roma. L’onda della modernità», la mostra a cura di Francesco Parisi in programma a Rovigo a Palazzo Roverella (e promossa dalla Fondazione Cariparo in collaborazione con il Comune di Rovigo e l‘Accademia dei Concordi), da domani al 21 gennaio 2018 propone un percorso complessivo delle vicende storicoartistiche dei principali quattro centri nevralgici delle Secessioni: Monaco, Vienna, Praga e Roma. Quattro capitali che diedero vita ai più importanti fenomeni di rottura verso le organizzazioni artistiche ufficiali. La mostra propone al pubblico oltre 200 capolavori dei ribelli «secessionisti» tra dipinti, sculture, acqueforti e rari oggetti di design. In bella mostra le opere di Von Stuck, Klimt, Vachal, Schiele, Klinger, Casorati, Martini e Balla.
Scandita per sezioni tematiche dedicate alle singole città europee, la mostra si apre, cronologicamente, con la Secessione di Monaco. Al movimento aderirono Franz von Stuck, Anders Zorn, Max Klinger, Max Liebermann, Ludwig von Hofmann. Il focus dell’intera sezione della mostra è dedicata gruppi di opere prodotte tra il 1898 e il 1910. Veri e propri
tempi di eterna bellezza, si pensi allo sguardo attonito e sospeso di «Testa di Medusa» o al «Lucifero», sempre di Stuck: dove l’inferno è evocato soltanto dal riverbero rosso delle pupille spalancate che si affacciano sul volto teso e angosciato del demone. O alla gola eroticamente esposta da «Circe», ruffiana e ammiccante. La Secessione di Vienna del 1897, con Klimt, innescò movimenti astratto-razionalisti e bizantineggianti, basti guardare il suo «Le Sorelle». La Secessione di Praga prese forma in una serie di gruppi di artisti più o meno organizzati. Attorno al 1910 si formò il celebre gruppo Sursum, che manteneva al suo interno diverse anime, da quella più espressionista di Vachal - si vedano i suoi «Piccole donne selvagge», orgiastiche donne danzanti intorno al sacro Beltane o la misteriosa «Seduta spiritica» - a quella più finemente tardo simbolista di Kobliha, più legato all’anima nera e all’occulto. Un quadro tra tutti: «Il bacio fra i teschi».
A differenza delle secessioni europee, la Secessione di Roma (1913-1916) è più solare e vitale: l’esposizione libera e «giovane» che permise lo svilupparsi di linguaggi differenti. La virtuosa bellezza di «Santa Lucia» in Giulio Bargellini trova la sua compiuta «fuga» nelle declinazioni dei nudi burrosi di Noci, Lionne e Innocenti. Mentre il «Preludio lunare» di Reviglione del 1914 si affaccia, lucido, sulle lunghe e buie notti che verranno.