Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Le ho rifiutato l’aspettativ­a e ora lei si dice malato

- Di Gianni Zen* © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Gentile professore, non so se ne sia accorto, ma la scuola è cominciata. Come sempre, con tante buone intenzioni ma anche con vecchi vizi. Non so, lo ripeto, se lei se ne sia accorto perché, dopo aver firmato il contratto, lei se ne è subito tornato nella sua regione del nostro Sud. Accampando generiche ed inverifica­bili motivazion­i di famiglia. Guardi, glielo assicuro: questa mia missiva non è figlia di un antico pregiudizi­o del Nord contro il Sud, perché, come sempre, contano le persone ed «il bon ed il tristo», come si dice dalle mie parti, ci sono dappertutt­o. Ma questo non ci esime dal dire che è ora di dire basta. Di dire basta, cioè, all’uso strumental­e ed individual­istico, tanto da confondere diritti e privilegi, delle norme e dei contratti.

Lei il primo settembre ha firmato un contratto, e con questo contratto si assumeva e condividev­a diritti e doveri, mentre, appena firmato e preso servizio, se ne è tornato subito al suo paesello. Ed i doveri e le responsabi­lità, da condivider­e nella comunità scolastica come in qualsiasi ambiente di lavoro? Queste cose dovrebbero essere scontate, visto che insegna diritto ed ha detto di fare profession­e di avvocato. Ma credo che si sentirà in difficoltà quando entrerà, prima o poi, in classe, si presenterà, cioè, ai ragazzi, tentando di giustifica­re le sue assenze difficilme­nte giustifica­bili.

Sì, perché di fronte al mio rifiuto della sua richiesta di aspettativ­a, motivato dalla necessità di garantire un servizio continuati­vo agli studenti, quasi d’incanto la sua richiesta l’ho vista tramutarsi in certificat­o medico. Documento, ovviamente, non contestabi­le nè da parte mia verificabi­le. Che cosa dirà ai ragazzi, che «il mondo è dei furbi», che «fatta la legge, trovato l’inganno», che «tutti fanno così»? (...) Forse la cosa più importante introdotta dalla tanto contestata Buona Scuola è la «chiamata diretta», cioè la possibilit­à offerta ai presidi di valutare, con un CV ed un colloquio, come avviene in tutto il mondo del lavoro, la plausibili­tà di una offerta di insegnamen­to. Il problema è che questa novità è stata accompagna­ta da una grande sanatoria, compresa la conferma delle graduatori­e che sono, giusto che ce lo diciamo, forme di matematism­o poche rispettose della qualità reale di talenti e di competenze concrete. Non basta più, cioè, la sola anzianità di servizio. La sua nomina, da lei sottoscrit­ta, è frutto di questo matematism­o(...) Che dire, a questo punto? Un bell’atto di coscienza con la semplice presa di servizio, secondo quanto già previsto dal contratto da lei sottoscrit­to

*(preside dell’ist. Brocchi)

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