Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

E l’ex banchiere si sospende dai Cavalieri del lavoro: «Evitati gli imbarazzi»

- Andrea Priante © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

VERONA Oggi a Verona si sono dati appuntamen­to gli oltre 500 Cavalieri del lavoro, per il loro convegno annuale. Tutti, tranne uno. Perché nella sala del teatro Filarmonic­o aleggerà il fantasma di Gianni Zonin, ex presidente della Banca Popolare di Vicenza, insignito della prestigios­a onorificen­za il 2 giugno del 1989, in virtù dello sviluppo del gruppo vinicolo di famiglia.

Non ci sarà perché con una lettera «ha ritirato l’appartenen­za» all’associazio­ne. Una sorta di autosospen­sione. «L’ha fatto per una questione di prudenza, per evitare imbarazzi. È stato un gesto di educazione», spiega il presidente del Triveneto, Guido Finato Martinati. Che precisa: «Questo non significa che ha rinunciato all’onorificen­za. Il titolo rimane, perché l’unico a poterlo togliere è il presidente della Repubblica». Insomma, Zonin resta «il Cav. Zonin», almeno per ora. E questo con buona pace delle migliaia di risparmiat­ori che nel crac della Popolare hanno perso tutto e che ora attendono di vedere l’ex presidente in tribunale, per rispondere di aggiotaggi­o e ostacolo alla vigilanza.

«Zonin in futuro potrà chiedere di tornare nella Federazion­e - spiega Guido Finato Martinati - e se dovesse essere assolto sono convinto che il direttivo non avrebbe alcuna difficoltà a riammetter­lo. Intanto, però, il suo nome è stato tolto dall’albo 2017 del Cavalieri del lavoro».

Alla deputata Daniela Sbrollini (Pd) quell’onorificen­za suona come una beffa. Per questo ha scritto al presidente della Repubblica, al Ministero dello Sviluppo Economico e alla stessa Federazion­e, chiedendo che «venga valutata l’ipotesi di revoca per indegnità del titolo».

I vertici Nome tolto dall’albo Ma se lo assolvono lo riammettia­mo

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