Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
E l’ex banchiere si sospende dai Cavalieri del lavoro: «Evitati gli imbarazzi»
VERONA Oggi a Verona si sono dati appuntamento gli oltre 500 Cavalieri del lavoro, per il loro convegno annuale. Tutti, tranne uno. Perché nella sala del teatro Filarmonico aleggerà il fantasma di Gianni Zonin, ex presidente della Banca Popolare di Vicenza, insignito della prestigiosa onorificenza il 2 giugno del 1989, in virtù dello sviluppo del gruppo vinicolo di famiglia.
Non ci sarà perché con una lettera «ha ritirato l’appartenenza» all’associazione. Una sorta di autosospensione. «L’ha fatto per una questione di prudenza, per evitare imbarazzi. È stato un gesto di educazione», spiega il presidente del Triveneto, Guido Finato Martinati. Che precisa: «Questo non significa che ha rinunciato all’onorificenza. Il titolo rimane, perché l’unico a poterlo togliere è il presidente della Repubblica». Insomma, Zonin resta «il Cav. Zonin», almeno per ora. E questo con buona pace delle migliaia di risparmiatori che nel crac della Popolare hanno perso tutto e che ora attendono di vedere l’ex presidente in tribunale, per rispondere di aggiotaggio e ostacolo alla vigilanza.
«Zonin in futuro potrà chiedere di tornare nella Federazione - spiega Guido Finato Martinati - e se dovesse essere assolto sono convinto che il direttivo non avrebbe alcuna difficoltà a riammetterlo. Intanto, però, il suo nome è stato tolto dall’albo 2017 del Cavalieri del lavoro».
Alla deputata Daniela Sbrollini (Pd) quell’onorificenza suona come una beffa. Per questo ha scritto al presidente della Repubblica, al Ministero dello Sviluppo Economico e alla stessa Federazione, chiedendo che «venga valutata l’ipotesi di revoca per indegnità del titolo».
I vertici Nome tolto dall’albo Ma se lo assolvono lo riammettiamo