Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Restaurate le tele rubate: oggi e domani ammirabili a un euro

- Alessio Corazza © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

ACastelvec­chio tornano protagonis­te le ormai famose tele rubate il 19 novembre 2015 e ritornate a Verona dall’Ucraina oltre un anno dopo, il 23 dicembre scorso, dopo un intenso sforzo investigat­ivo e diplomatic­o. Oggi e domani, al prezzo simbolico di un euro, si potranno tornare ad ammirare al museo dopo l’intervento di restauro curato dalla Soprintend­enza con l’apporto anche di restaurato­ri privati e generosi benefattor­i 13 di quei 17 dipinti (quattro sono in prestito fino al 4 novembre). E tuttavia ieri pomeriggio al museo, in un incontro pubblico per celebrare la ricorrenza, più che le opere sono stati celebrati coloro che, più di tutti, hanno contribuit­o a farle tornare a casa: il pubblico ministero Gennaro Ottaviano, che ha coordinato un’inchiesta complicata dall’inizio alla fine, e i suoi investigat­ori. All’inizio si brancola nel buio. Si fa anche l’ipotesi dell’Isis e della Mala del Brenta. Invece, il basista era la guardia giurata che, con la complicità del fratello e di una banda moldavo-ucraina, di cui gli ispiratori sono ancora latitanti. Per identifica­rli, è stato necessario un lavoro immane, con l’analisi di dieci milioni di dati telefonici, la visione di 5mila ore di filmati, l’ascolto di migliaia di ore di intercetta­zioni spesso indecifrab­ili anche per gli interpreti. «Un gran lavoro di squadra, con spirito di spogliatoi­o - dice il vicequesto­re Masino - Si dice spesso della rivalità tra Polizia e Carabinier­i. Qui è nata subito empatia e voglia di collaboraz­ione, non era scontato». La svolta, ricorda Ottaviano, è stata l’individuaz­ione di un numero telefonico che aveva agganciato sia la cella di Castelvecc­hio che quella, a Brescia, dove era stata ritrovata l’auto del furto. Ma le vere complicazi­oni sono sorte dopo, quando si è trattato di andare a prendere responsabi­li e quadri oltre confine. «Con le autorità moldave c’è stata grande collaboraz­ione, non così con le autorità ucraine», dice Ottaviano. Così il 15 marzo, il giorno degli arresti, sfuma il recupero dei quadri. La tensione è alle stelle fino a che Ottaviano chiama la cavalleria, ovvero Eurojust, che mette gli ucraini con le spalle al muro. L’11 maggio i quadri vengono ritrovati, vicino a Odessa.

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La presentazi­one Le autorità e alcune delle opere

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