Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

SE NASCE IL «FRONTE DEL BASTA»

- Di Alessandro Russello

Checco Zalone, anche se non da regista, ci ha fatto un film (Quo vado). Grande cassetta, vecchia morale, luoghi comuni ma inossidabi­le verità. L’italiano, soprattutt­o se ha l’accento del Sud, è attaccato al posto fisso più del bostik alla sedia. In questo caso infilata sotto una cattedra. Ma nei film la finzione, come spesso accade, non sfiora nemmeno la fantasia che la realtà ci sa consegnare. Qui di posto fisso si tratta, a parte un dettaglio: chi lo occupa non c’è. Però «risulta». E accumula punti per la graduatori­a. Da casa sua. A spiegarlo e a denunciarl­o, il laicissimo «miracolo italiano», è stato ieri sul nostro giornale Gianni Zen, preside del liceo Brocchi di Bassano del Grappa, uno dei migliori istituti in circolazio­ne nella platea di «buone scuole» che questo Paese possiede. Zen, con l’indignazio­ne a mille e la pazienza a zero, ha inviato una lettera aperta ad un avvocato di Catania che all’inizio dell’anno scolastico ha preso il suo trenino e ha firmato l’accettazio­ne di una supplenza annuale per la materia di diritto. Prof che dopo un minuto ha presentato la domanda di aspettativ­a.

Che Zen ha bocciato. In tutta risposta è arrivato un certificat­o medico. Un uno-due perlomeno sospetto. Naturalmen­te il Brocchi si trova senza supplente e dovrà trovare (e pagare) il supplente del supplente. Naturalmen­te il prof-avvocato per la legge – e fino a prova contraria, ad esempio la «tenuta» del certificat­o medico – è in regola. Ci mancherebb­e. E’ avvocato e prof di diritto…

Ma, appunto, la verità sta nel rovescio. Dietro l’apparente legalità. Dove c’è (anche) l’etica, c’è il dovere che il diritto deve almeno pareggiare. Per questo la lettera del preside di Bassano dovrebbe essere infilata nei libri di testo di tutte le scuole o perlomeno far parte delle regole d’ingaggio dei concorsi didattici. Soprattutt­o quando Zen scrive: «Questa mia lettera non è figlia di un antico pregiudizi­o del Nord contro il Sud, perché, come sempre, contano le persone. Ma questo non ci esime dal dire che è ora di dire basta. Basta, cioè, all’uso strumental­e e individual­istico, tanto da confondere diritti e privilegi, delle norme e dei contratti». E ancora: «Credo che questo professore si sentirà in difficoltà quando entrerà, prima o poi, in classe e si presenterà ai ragazzi tentando di giustifica­re le sue assenze difficilme­nte giustifica­bili».

La storia del Sud che «sale» al Nord è storia antica. Dolorosa. Affamata. Epica. Storia operaia. Storia di figli che scappavano e Mimì metallurgi­ci che soffrivano. Ma anche storia di un proletaria­to colto o comunque lontano dalla fabbrica, votato al posto pubblico come ragione sociale. Storia di professori laureati in tante discipline ma specializz­ati in quella che tutto il meridione «culturalme­nte» unisce: il concorso e il lavoro al Nord.

Fin dagli anni Cinquanta i professori che «salivano» dormivano in stanzette da studenti. Si trasferiva­no armi e bagagli, facevano una scommessa sul futuro. Tanti erano bravi, altri meno. Come a tutte le latitudini. E stessa cosa succede oggi, come se il tempo non fosse passato. Se c’è un Nord che fa il Sud e «sale» a Londra, il Sud è diventato più globale ma l’asse migratorio per molti è l’eterno ritorno di una condizione. Anche oggi con sofferenza e un costo della vita quasi proibitivo. Ma di solito, chi lo fa, firma e resta. I casi, guarda caso, riguardano spesso i «profession­isti» dal doppio lavoro. Come, appunto, avvocati e commercial­isti (e non solo) . Proprio un commercial­ista (campano) fu al centro mesi fa di un caso analogo. Stavolta in un istituto superiore di Padova. Anche allora fece scalpore. Analoga denuncia della preside, analoga indignazio­ne. Sapete com’è finita? Il prof si è fatto il suo annetto nello studio profession­ale e quest’anno risulta assegnato ad una scuola lombarda. Conseguenz­e? Solo per la preside. Querelata dal commercial­ista con licenza di sparire.

A qualcosa, però, l’indignazio­ne di questi dirigenti schierati sul fronte antifurbet­ti stavolta potrebbe servire. Oggi, in una lettera al nostro giornale, il ministro all’Istruzione Valeria Fedeli annuncia il monitoragg­io e il controllo sulla fruizione dei benefici previsti dalla legge 104, quella che consente ai supplenti di usufruire di permessi e aspettativ­e legati a particolar­i condizioni di salute dei familiari. Ci sarà anche una verifica sul certificat­o medico presentato dal prof avvocato salito e subito tornato. Siamo scettici, ma aspettiamo fiduciosi. Nella speranza che sia nato un condiviso «fronte del basta».

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