Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Molinetto, famiglie contro Comune e tecnici
Mossa dei parenti delle vittime della strage: si apre la partita risarcimenti
Si sono costituiti parte civile contro il Comune e lo studio che mise a punto il piano urbanistico, due delle quattro famiglie delle vittime della strage del Molinetto. Ieri la prima fase del processo.
REFRONTOLO Due famiglie si costituiscono parte civile e chiedono la citazione nel processo, come responsabili civili, del Comune di Refrontolo e della società Tepco di Vittorio Veneto, redattrice del Pat, il piano urbanistico. Questo il primo atto del processo per il disastro del Molinetto della Croda nel quale, la notte del 2 agosto 2014, persero la vita Maurizio Lot, Giannino Breda, Luciano Stella e Fabrizio Bortolin. Ieri si è tenuta l’udienza davanti al gup Angelo Mascolo, che dovrà decidere sulla richiesta di rinvio a giudizio presentata dalla procura nei confronti dell’architetto Annalisa Romitelli (all’epoca responsabile dell’ufficio tecnico del Comune di Refrontolo), del collega Leopoldo Saccon dello studio Tepco, del geologo Celeste Granziera e del presidente della Pro Loco Valter Scapol (difesi dagli avvocati Pietro Barolo, Elisa Pollesel, Cristina Cittolin). Per tutti l’accusa, formulata dal pubblico ministero Laura Reale, è di omicidio colposo plurimo e disastro colposo in concorso. Dal processo è uscita invece Lorena Collodel, sindaco di Refrontolo, la cui posizione era stata archiviata alla fine delle indagini su richiesta della procura.
Una tragedia, quella del Molinetto, che nessuno potrà mai dimenticare, perché racconta una notte d’estate e di festa diventata un incubo di acqua, fango e morte, quando il fiume Lierza - a causa di un violentissimo quanto improvviso temporale - è uscito dagli argini travolgendo la tensostruttura della Pro Loco al cui interno si stava svolgendo la «Festa dei Omi» organizzata da Maurizio Bernardi. Quella manifestazione, da anni, si teneva a Farra di Soligo ma le avverse condizioni meteo avevano spinto Bernardi a cercare una soluzione alternativa nel tendone della Pro Loco. Il resto lo ha fatto un temporale estivo violento, che ha scaricato sulla zona così tanta acqua da far ingrossare il fiume e farlo esondare, spazzando via il tendone e uccidendo quattro persone. Ed è proprio su quell’area e sul perché il tendone si trovasse lì che la procura ha centrato la sua attenzione e l’impianto accusatorio, scoprendo che, per il Pat in vigore, il greto del Lierza era zona non esondabile, al contrario di quanto indicato in quello precedente. Eppure in quell’area il fiume era uscito altre volte e, come ha accertato la squadra di periti della procura, il pericolo di esondazione era (e resta) elevato. Tanto che, recentemente, l’area è stata reinserita dal Comune tra quelle a rischio. Per questo il pm Reale ha chiesto il processo per l’architetto Romitelli, che avrebbe redatto il Pat, insieme all’architetto Saccon, responsabile dello studio Tepco, e per il geologo Granziera che, per lo stesso studio, ha effettuato la valutazione della criticità idraulica dell’area «senza averne però le competenze», secondo la procura. Diversa la posizione di Valter Scapol, presidente della Pro Loco, la cui colpa sarebbe stata quella di aver concesso a terzi la tensostruttura - già installata per l’annuale Festa d’Estate - «senza aver informato il Comune e senza aver osservato le prescrizioni in materia di sicurezza previste dal Testo Unico».
All’udienza ieri si sono presentati anche i legali dei familiari di Remo Lot e di Fabrizio Bortolin, che hanno deciso di costituirsi parte civile (assistiti dagli avvocati Carlo Broli e Omar Baratto) chiedendo anche di citare, quali responsabili civili, il Comune di Refrontolo e la società che per conto dello stesso ha redatto il piano regolatore. Un’istanza che servirà nell’ottica di un eventuale risarcimento. I familiari di Luciano Stella, invece, hanno già avviato una casa civile citando in giudizio il sindaco di Refrontolo Collodel, il presidente Scapol e cinque membri del consiglio direttivo della Pro Loco. L’udienza è stata rinviata al 5 dicembre.