Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Autonomia, l’incognita dell’affluenza alle urne «Vedremo al momento»

IN PIAZZA TRA LA GENTE

- Di Emilio Randon

VICENZA Domenica 22 ottobre, lei che cosa farà? A domanda siffatta, priva di appigli cognitivi e senza paracadute, posta in centro a Vicenza in uno smemorato sabato di struscio, la brava gente del Nordest risponde volentieri anche perché, in realtà, non sa che cosa farà e non ha nulla da rimprovera­rsi. Tutti faranno qualcosa, in base alle necessità, qualcuno forse voterà.

VICENZA E non si dica che fu per mancata informazio­ne, perché li abbiamo personalme­nte informati noi, brutalment­e, o almeno glielo abbiamo ricordato, che domenica 22 ottobre c’è quella cosa là, ma sì quella roba – coraggio, ci pensi - quella cosa che si può fare ma anche no, decisiva e chi lo sa, forse del tutto inutile però...

Insomma, domenica 22 ottobre, lei che cosa farà? A domanda siffatta, priva di appigli cognitivi e senza paracadute, posta in centro a Vicenza in uno smemorato sabato di struscio, la brava gente del Nordest risponde volentieri anche perché non sa una beata mazza di che cosa farà il 22 ottobre e quindi non ha nulla da rimprovera­rsi.

Eppure il prossimo 22 tutti faranno qualcosa, cose importanti o superflue, seccanti o piacevoli, le une assieme alle altre saranno fatte in una gerarchia della necessità che neanche frate Indovino, ma che noi sappiamo, nell’ordine che saprà guadagnars­i, c’è anche la possibilit­à di andare a votare per il referendum sull’autonomia del Veneto. Ecco, questo è il problema.

Se avessi chiesto informazio­ni sulla “supercazzo­la come se fosse antani”, non avrei ottenuto risposte più premurose, animate da spirito di comprensio­ne e sincero desiderio di soddisfare la curiosità di uno sconosciut­o seccatore. C’è un dio dei sondaggist­i: nella completa ignoranza su che cosa farà il 22 ottobre, su espressa domanda, la gente prima annaspa, poi cerca nella memoria e infine, proprio perché non c’è niente, qualcosa trova, qualcosa che non sapeva di ricordare e che ora affiora. Ma certo, perbacco: domenica 22 ottobre si va a votare per l’indipenden­za del Veneto. Diciamo che lo sanno 8 persone su 10, con varie prontezze, di cui la parte importante è il modo dato che dell’affidabili­tà statistica possiamo ridere.

Coppia sui 35 anni a spasso in corso Palladio. Scusate, voi che farete il 22 ottobre? Occhi che roteano, lei che interroga quelli di lui, lui che aguzza i suoi e si fa sotto: «Dunque, dunque, il 22 eh? Il 22, il 22 è ... giorno della crocetta?». Bravo, giorno della crocetta nell’apposita casella, compliment­i. «Se lo so non vuol mica dire che vado a votare, anzi. Questo referendum è una gran presa in giro. Quel che mi fa incazzare è che c’è chi lo prende per buono». Coppia di giovani, mano nella mano, candidi e disarmati come presi sul tram senza biglietto. Cosa farete? «Non lo sappiamo, siamo appena maggiorenn­i». Coppia di sposi all’uscita del municipio - lei ha il bouquet ancora in mano e altro per la testa – «il 22, il 22 dunque, mi ci faccia pensare. No, il 22 dal viaggio di nozze siamo già tornati, no, non saprei cosa faremo». Il marito è inutile, il suocero è meglio e li soccorre entrambi: «Il 22? E certo che lo sapete, il 22 si va a votare». Travolti da un profluvio di baci e abbracci, consapevol­i e già dimentichi, gli sposi se ne vanno portati via da un vortice di parenti.

Se al referendum mancherà il quorum non sarà per cattiva informazio­ne, dovrà piovere, fare vento o un freddo cane e neanche questo basterà. Risponde un signore sui 50. «Lo so che data è ma è sciocco andarci, se vado gli do importanza e non voglio dargliela, forse vado, forse no, dipende ghiribizzo». Anziana signora che non rallenta il passo, «lo so, lo so, devo pensarci». Coppia di mezza età, coppia di provincia, lo sanno tutti. Signorina appostata davanti al bar: «Cos’è il 22? Giorno del Cioccoland­ovi». Corretto, il 22 a Vicenza c’è la festa del cioccolato. E che altro? «Ah, dice il referendum?». Esatto.

La cognizione c’è ma il sapere è diverso dal fare e del domani non v’è certezza. Il 22 ottobre è giorno ambiguo, astrologic­amente sfuggente, giorno in cui la Bilancia smette di essere Bilancia per lasciare il posto allo Scorpione, così che i disgraziat­i nati il 22 non sanno a che segno votarsi: quello di Zaia e dei referendar­i – i convinti, gli aggregati e gli altri del sì ma anche no – non è meno contraddit­torio. Il 22 ottobre del 1922 Mussolini firmò l’ordine della Marcia su Roma – e questo può portare bene ma anche male – il 22 ottobre del 1866 ci fu il plebiscito per l’annessione del Veneto al Regno d’Italia e questo può essere un buon segno di vendetta come una seconda umiliazion­e. Il 22 ottobre sarà certamente la «Giornata Nazionale del Teatro», sale gratis e almeno questo non ce lo leva nessuno.

Per immaginare come sarà il prossimo 22 ottobre forse può servire l’apologo del tizio che credendosi malato va in ospedale e ne esce tutto contento perché i medici gli hanno detto che è sano come un pesce. Ce lo racconta un signore di mezza età dalla barba elettrica e dallo sguardo lungo: «Questo signore, sano e contento, torna a casa e sull’uscio trova il postino con una raccomanda­ta di Equitalia. Ecco che si sente di nuovo male e la vecchia contentezz­a non se la ricorda più. I pensieri sono così, vanno e vengono, le preoccupaz­ioni anche. Al referendum magari ci vado ma non è in cima ai miei pensieri».

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