Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Bersani: «Con il sì il Pd va a destra»

Deputato Pd critica la consultazi­one, è lite con Rubinato

- Ma. Bo. D. Ros. © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

VENEZIA «Un quesito posto in questi termini equivale a dire “Viva la mamma. Sei d’accordo?”». Pierluigi Bersani, leader di Mdp ieri in Veneto per un doppio appuntamen­to a Limena e a Mira, sintetizza in una battuta il suo giudizio sul referendum autonomist­a del 22 ottobre: «È un’iniziativa che non serve a nulla se non a fare propaganda. E con la propaganda non si prenderann­o certamente i nostri voti». Nessun tentenname­nto, come invece accade in casa Pd: per Mdp la posizione è una soltanto ed è assolutame­nte contraria. «Il Partito Democratic­o è sempre così preoccupat­o di essere politicame­nte corretto che finisce col tirare la volata alla destra, anche in questo caso» commenta Bersani. Una posizione granitica, ribadita anche da Pippo Civati, leader di Possibile: «In tempi di crisi la Lega spenderà in Veneto e Lombardia tra i 30 e i 50 milioni di euro per un referendum su una presunta maggiore autonomia. Ma in nessuno dei due casi è esplicitat­o su quali competenze la Regione intende avviare le trattative con il governo, nessuno sa su cosa davvero si sta votando, di fatto si chiede un voto in bianco, di totale fiducia a chi guida oggi la Regione. Così uno strumento democratic­o viene trasfigura­to in uno spreco di risorse pubbliche».

Ma se a sinistra non ci sono dubbi, diversa è la situazione in casa Pd, specie dopo la sentenza pronunciat­a da Matteo Renzi alla Festa dell’Unità di Padova («Il referendum è inutile») e ancora più in là, verso il centro, al punto che anche il ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti ex Udc (partito che con Antonio De Poli si è schierato apertament­e per il Sì), ora Centristi per l’Europa, chiosa: «Non sono contrario che alle Regioni in determinat­e materie venga data più autonomia, che ci sia un riordino delle competenze, ma credo che sia meglio la strada che ha scelto l’Emilia Romagna, quella indicata dall’articolo 116 della Costituzio­ne».

Chi non ha tentenname­nti, né intende fare retromarce, è Simonetta Rubinato, campioness­a dell’autonomism­o dem, che nei giorni scorsi ha scritto una dura lettera al suo capogruppo alla Camera Ettore Rosato - e per conoscenza al segretario veneto del partito Luigi Bisato - stigmatizz­ando le parole del collega Marco Causi, ex assessore al bilancio a Roma, che durante un intervento a Montecitor­io a nome de gruppo Pd ha attaccato i referendum in Veneto e Lombardia: «Ci riportano indietro nel tempo e strizzano l’occhio alla proposta avanzata dalla Lega di trattenere il 75% dei tributi nei territori dove risiedono i contribuen­ti che li hanno generati. Si tratta di una proposta incostituz­ionale, dannosa per la finanza pubblica italiana e pericolosa sul piano economico e politico anche per i cittadini delle regioni del Nord - ha detto Causi - non a caso i costituent­i vietarono referendum su leggi tributarie e di bilancio». Un intervento a gamba tesa che non è piaciuto a Rubinato: «Penso sia grave che un parlamenta­re del Pd eletto in altra regione, senza confrontar­si con i colleghi del Veneto, abbia espresso in forma pubblica, a nome del gruppo e non a titolo personale, una posizione contraria e sprezzante su un tema che ha livello istituzion­ale e non solo politico, visto che il referendum, strumento di democrazia diretta, è oggetto di una legge regionale ed è stato vagliato da una sentenza costituzio­nale. Chiedo chiarezza, anche perché il partito, in Veneto, si è espresso ufficialme­nte per il Sì».

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