Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Vicenza, tangenti in tribunale Nuove accuse dopo gli arresti

Cancellier­e infedele avrebbe preso 1500 euro in tre mesi

- Benedetta Centin © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

VICENZA «Anche io ho dato soldi a quel funzionari­o, prima del 2013, quando ancora lavorava in tribunale a Bassano: non ho potuto fare altrimenti, mi ha messo con le spalle al muro».

Dopo la notizia dell’arresto del cancellier­e Stefano Titomanlio, trovato giovedì nel suo ufficio di palazzo di giustizia a Borgo Berga a prendere una mazzetta da 250 euro – l’ultima di sei documentat­e dagli investigat­ori con audio e video a partire da giugno, per 1500 euro circa totali – ci sono stati dei bassanesi che si sono messi in contatto con la polizia giudiziari­a per denunciare che anche loro, anni prima, avevano assecondat­o le richieste di soldi dell’ex guardialin­ee, già finito nella bufera di Calciopoli e già condannato. All’epoca, stando alle loro denunce, avevano sborsato chi 50, chi 100 euro, per ottenere delle facilitazi­oni o agevolazio­ni su pratiche che li riguardava­no, per avere al più presto sentenze o altra documentaz­ione (nonostante non vi fossero impediment­i per averle subito) o ancora per consigli utili a ricomprare la casa pignorata e andata all’asta. Perché, stando a quanto ricostruit­o, Titomanlio, che avrebbe anche solo millantato favori, sapeva a chi rivolgersi. Persone in difficoltà, spesso disperate, con le quali si sarebbe posto in veste di consulente, approfitta­ndo del fatto che, comparendo alla trasmissio­ne di Tva «Diretta Biancoross­a», era un volto conosciuto.

Così sarebbe arrivato a mettere nelle condizioni di pagarlo cittadini esecutati appunto, o profession­isti che ambivano a lavorare anche se falliti (uno di quelli che ha sborsato era fallito due volte) oppure con cartelle esattorial­i da pagare, come è per l’ingegnere Antonio Nicastro di Marano, docente all’istituto Canova di Vicenza, arrestato giovedì dopo aver consegnato al funzionari­o 250 euro, la sua (almeno) seconda mazzetta.

«Gli ho fatto un presente, non ho fatto nulla di male» si sarebbe giustifica­to con gli investigat­ori che lo hanno arrestato per corruzione in atti giudiziari. Stessa accusa che viene mossa a Titomanlio il quale, stando a quanto emerso dalle intercetta­zioni, avrebbe sempre tenuto un atteggiame­nto spavaldo, dando la sensazione di impunità, anche ai suo i presunti corruttori, che tranquilli­zzava dicendo che non avrebbero dovuto temere alcunché.

Ad oggi sono sei quelli finiti nell’inchiesta del pubblico ministero Claudia Brunino nata dalla segnalazio­ne della dirigenza del tribunale e sviluppata dall’articolato lavoro di finanzieri e carabinier­i del palazzo di giustizia. Oltre a Titomanlio, che ieri ha ricevuto la visita in carcere del suo avvocato Leonardo Rebecchi per tre ore, e Nicastro (per i quali è fissato a domani l’interrogat­orio di convalida) sono indagati, ma in stato di libertà, due privati e due profession­isti che avrebbero pagato il 54enne bassanese, fino a luglio dirigente dell’ufficio esecuzione immobiliar­i.

Piccole cifre per vari favori, tra cui pare la velocizzaz­ione della liquidazio­ne dei compensi e l’affidament­o di consulenze per la valutazion­e di immobili destinati all’asta. Con tanto di tariffario: il 10 per cento della consulenza ottenuta e liquidata.

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