Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Fondi agli atenei: l’idea di un accordo nel segno della virtuosità
I l dibattito sulla penalizzazione delle Università venete, rispetto alla ripartizione dei fondi decisi dal Miur, riaccende l’annosa diatriba sulla scelta tra premiare solo chi eccelle o incentivare maggiormente chi è più debole. Il risultato rischia di essere non solo quello di «scontentare» tutti ma soprattutto di ottenere l’effetto contrario di livellare tutto verso il basso. Negli ultimi anni infatti è stato deciso di scorporare dai fondi ordinari una quota considerevole dei finanziamenti (il 30%), ancorandola a meccanismi di premialità basati su indicatori discrezionali e meramente previsionali, non sui risultati reali raggiunti. Se i fondi incentivanti sono, per principio, assolutamente positivi, attenzione però a renderli penalizzanti nei confronti di quelle Università che hanno lavorato e lavorano per migliorare la proprie performance, offrendo agli studenti livelli di insegnamento, di didattica, di struttura e di servizi qualitativamente elevati. Come avviene nel sistema imprenditoriale in cui le aziende leader si mettono a capo di una filiera per trainare verso l’alto quelle meno forti, così potrebbe funzionare anche all’interno del mondo accademico.
L’idea lanciata dal Rettore di Ca’ Foscari Michele Bugliesi di introdurre una sorta di Convenzione tra Università è un’ipotesi che merita una seria riflessione. Questo accordo potrebbe prevedere che vengano premiati gli Atenei migliori - sulla base però di risultati oggettivi e dovunque essi si collochino geograficamente - posto che questi si impegnino a supportare quelli più in difficoltà, ad esempio mettendo in rete le proprie competenze o attraverso una qualche mobilità dei docenti e dei ricercatori che potrebbero così contribuire a renderli più attrattivi.
Qualunque sia la soluzione messa in campo – e una nuova soluzione va trovata - l’obiettivo primario è quello di non penalizzare gli studenti e la formazione che viene loro offerta e ancor più la ricerca e il trasferimento di essa nei contesti produttivi. Oggi la conoscenza è al centro di ogni dinamica politica, sociale ed economica, rappresentando la base più solida su cui costruire il futuro dei nostri giovani, ma anche linfa vitale delle nostre stesse città e del nostro tessuto imprenditoriale.
Delegato di Confindustria Veneto all’Università ed Alta Formazione