Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Dieci bottiglie per scoprire i vini naturali
Assenza di chimica, fermentazione spontanea, minimo di interventi in vigna, antiche pratiche È questa la nuova frontiera dei vignaioli italiani
olla di pesce, gomma arabica, batteri lattici, caramello, trucioli di legno di quercia. E anidride solforosa. Sbaglia chi pensa che il vino sia solo spremuta d’uva. I vignaioli biologici hanno fortemente ridotto l’uso degli additivi legali, quelli biodinamici seguono un metodo che non le contempla. La nuova frontiera il vino naturale. Cosa significa? Manca una definizione condivisa. I protagonisti sono piccoli artigiani che puntano a ridurre al minimo gli interventi in vigna ed evitano manipolazioni in cantina. Il risultato sono vini autentici, a volte spiazzanti. Ecco 10 etichette per farsi sorprendere.
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sur lie, sui lieviti). Velato. Vivace. Vivo. Dispensa profumi di agrumi. L’ultima frontiera di Donadi sono le anfore: nel suo Bianco Frizzante si trovano più (profumi di) albicocche che i fiori bianchi del Prosecco convenzionale. Antonio e ora lui, dal 1992. Stessa collina, chiamata del Groppone per la sua pendenza. Stesse uve: Lambrusco Maestri, Barbera, Trebbiano, Moscato giallo, Malvasia di Candia. Barbera sorprendente, rurale e morbida, libera fragranze di frutti rossi. Rinfrescante. guerra legale di quasi un quarto di secolo in difesa del nome del suo vino. Le uve: Rara, Ughetta, Vaspolina, Croatina. Freisa e Moradella. Nessun ritocco, «come si faceva 2.000 anni fa in cantina». Vino inconfondibile, con anima effervescente e l’onestà di un frutto della terra. il continuatore dell’opera di un pensatore giapponese dell’800. Giorgio è invece un autodidatta che teorizza e pratica l’immobilità quasi totale in vigna e cantina e un rapporto viscerale tra uomo e pianta. L’M è una Riserva di Barbera. Vino inaspettato, sorprendente, unico. Un succo di emozioni per il palato.