Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Le coppie dei gioielli diversi
Con la carta e con il legno, ma anche con il latte materno: hanno già conquistato il mercato E uno è arrivato al Metropolitan
e parole più dolci hanno meno incanto di un gioiello silenzioso». Mentre si guarda allo specchio, la donna ripassa mentalmente questo vecchio proverbio berbero. Osserva il viso, le mani, il collo. E pensa che sì, in fondo quel motto non è proprio sbagliato. Per alcuni, i preziosi sono il prolungamento della personalità. Un’espressione vitale, un modo per concretizzare le emozioni. E la nostra amica sa bene cosa vuole: l’anima sensibile cerca di unire l’estetica all’amore per ciò che la circonda. Esistono gioielli «diversi»? Sì. Anche il riciclo, anche gli «scarti» possono assurgere alla bellezza.
Allora cerca nella sua mappa ideale, e il dito punta subito verso Vicenza. Non potrebbe essere altrimenti. Terra d’orafi, certo. Ma stavolta è differente. Qui, due giovani bassanesi hanno coronato un sogno: non capita tutti i giorni di vedere le proprie creazioni finire nel bookshop del Metropolitan Museum di New York. E’ successo a Chiara Zuliani e Manuela Rigon, capaci di trasformare la carta in gioielli. «Creazioni Zuri» è una realtà nata nel 2011, quasi per gioco. Compagne di università allo Iuav di Venezia, pensavano a qualcosa di alternativo rispetto ai classici prodotti. E già dal primo progetto hanno trovato l’appoggio di un’azienda che realizza prodotti di cartoleria: con il materiale scartato, riciclato, sono nate collane, bracciali, orecchini e spille, formati da centinaia di dischetti in carta e cartoncino di vari diametri, spessori e texture, tagliati industrialmente da una fustella e poi uniti manualmente: ogni oggetto un pezzo unico. Varie le collezioni, con un forte richiamo ai colori e alle suggestioni del territorio veneto. In sei anni i prodotti si sono diffusi grazie a una decina di punti vendita e ai bookshop museali. «Quando ci è arrivata la mail di richiesta da New York pensavamo a uno scherzo – raccontano - invece era tutto vero».
Probabilmente anche Alberto Zampieri e Leonardo Pivato, trentenni di Resana laureati in marketing, si stanno ancora pizzicando per capire se il loro successo sia reale. In questo caso, il boom è arrivato in appena tre anni: il tempo di creare la start up «Ecos Jewel» nel 2014, e il brand capace di unire metalli preziosi e legno ha invaso il mercato: argento, bronzo e cristalli Swarowski si sposano con mogano, noce, frassino, ciliegio e rovere in un matrimonio fatto di orecchini, anelli, bracciali. Da una ditta locale ottengono i materiali di risulta delle lavorazioni di porte e palchetti: il punto di partenza per oltre duemila combinazioni di prodotti in laboratori specializzati e ottenuti senza abbattere alcun albero.
Carta e legno, dunque. Ma se la nostra amica volesse una terza via, ancora più originale, potrebbe persino rivolgersi a sé stessa, aiutata da due geniali creative di Motta di Livenza. Mariarita Perin e Serena Tonon hanno concepito la linea «Gocce di emozione» partendo da un assunto: «Cosa c’è di più bello dell’unione che si crea tra mamma e bambino durante l’allattamento?». Et voilà: è la cliente stessa a fornire la materia prima, perché la collezione è realizzata sigillando una goccia di latte materno in pendenti, anelli e charms con oro, argento e diamanti. Latte solidificato con una tecnica artigianale realizzata a mano. Solo per neomamme? Neanche per sogno: si possono realizzare bijoux anche con il primo ciuffo di capelli del bimbo/a, il primo dentino, persino il cordone ombelicale.