Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

L’ingegnere Co2 che vuol catturare l’effetto serra

L’anidride carbonica è la principale responsabi­le del riscaldame­nto climatico del pianeta A Trieste si studia come imprigiona­rla sotto terra

- Di Carlo Tomaso Parmegiani © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

anidride carbonica (Co2) è ritenuta uno dei principali gas serra e l’aumento esponenzia­le dell’emissione in atmosfera di quest’ossido acido, causato dalle produzioni industrial­i, dalla deforestaz­ione, così come dai processi di combustion­e utilizzati per il riscaldame­nto delle abitazioni e nei motori a scoppio è, secondo gli scienziati, una delle cause del riscaldame­nto climatico globale.

Per cercare di contenere queste emissioni, la comunità scientific­a e politica mondiale si è mossa ormai da molti anni anche se, a giudizio di molti, con eccessiva lentezza e insufficie­nte decisione.

Al di là delle polemiche, comunque, uno dei più interessan­ti mezzi per ridurre le emissioni studiato e sperimenta­to dalla comunità scientific­a mondiale è il confinamen­to della Co2 nel sottosuolo terreste o marittimo.

Anche l’Unione Europa sta promuovend­o con decisione questo sistema e a tal fine ha promosso la nascita di una rete di laboratori di eccellenza in materia di cattura e stoccaggio nel sottosuolo dell’anidride carbonica.

Si tratta dell’European Carbon Dioxide Capture and Storage Laboratory Infrastruc­ture (Eccsel) che, in sostanza, è un’infrastrut­tura di ricerca europea che riunisce laboratori di diversi Paesi impegnati nella messa a punto e nello studio di tecnologie all’avanguardi­a per poter catturare e immagazzin­are in modo controllat­o Lo staff al completo dell’Ogs. Sopra una creatura marina. La ricerca si propone di confinare la Co2 mille metri sott’acqua Lo specchio d’acqua a Trieste dove sorge l’Ogs la Co2 in formazioni geologiche profonde.

A guidare la pattuglia italiana dei laboratori italiani impegnati in questo progetto è l’Istituto Nazionale di Oceanograf­ia e di Geofisica Sperimenta­le (OGS) di Trieste.

«L’accordo Eccsel - spiega l’ingegner Michela Vellico tecnologa dell’istituto triestino e responsabi­le del nodo italiano del network – è nata già nel 2008 su iniziativa della Norvegia dove oggi c’è la sede legale internazio­nale dell’infrastrut­tura ed è stato firmato oltre che da noi e dai norvegesi anche da Francia, Paesi Bassi e Regno Unito. Dopo tre diversi finanziame­nti europei che sono serviti a sviluppare tutte le procedure operative, legali e soprattutt­o scientific­he necessarie a dare concretezz­a al network, dal giugno 2017 Eccsel è diventata un Consorzio di infrastrut­ture di ricerca europea (Eric) indipenden­te. Il ministero dell’Istruzione Università e Ricerca (Miur) ha nominato l’Ogs referente e nodo nazionale del network a livello europeo e il nostro compito sarà di coordinare l’accesso dei ricercator­i, ma anche delle aziende interessat­e, ai laboratori di Eccsel che si trovano nel nostro Paese. Inoltre – continua – promuovere­mo l’inseriment­o di nuovi laboratori nel consorzio, il confronto tra i soggetti operanti in Italia nel settore della cattura, trasporto e confinamen­to della Co2 (Ccs), nonché iniziative di formazione per i ricercator­i. Il vantaggio di far parte di un network, oltre all’interscamb­io di informazio­ni e dati, è che un ricercator­e o una persona comunque interessat­a potrà rivolgersi a Eccsel, trovare all’interno del network il laboratori­o che meglio si confà alle sue necessità e usarlo gratuitame­nte visto che gli accessi sono finanziati da fondi europei».

In Italia attualment­e Ogs mette a disposizio­ne del network cinque laboratori: quello di biologia marina di Trieste; la nuova sede operativa Ogs sull’isola di Panarea; il neo inaugurato laboratori­o di Latera (Viterbo); la sonda Diplab per studi fisico chimici della Co2 in mare; un aereo equipaggia­to con sistemi di telerileva­mento.

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Studi e protagonis­ti
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Ricerche
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