Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
L’ingegnere Co2 che vuol catturare l’effetto serra
L’anidride carbonica è la principale responsabile del riscaldamento climatico del pianeta A Trieste si studia come imprigionarla sotto terra
anidride carbonica (Co2) è ritenuta uno dei principali gas serra e l’aumento esponenziale dell’emissione in atmosfera di quest’ossido acido, causato dalle produzioni industriali, dalla deforestazione, così come dai processi di combustione utilizzati per il riscaldamento delle abitazioni e nei motori a scoppio è, secondo gli scienziati, una delle cause del riscaldamento climatico globale.
Per cercare di contenere queste emissioni, la comunità scientifica e politica mondiale si è mossa ormai da molti anni anche se, a giudizio di molti, con eccessiva lentezza e insufficiente decisione.
Al di là delle polemiche, comunque, uno dei più interessanti mezzi per ridurre le emissioni studiato e sperimentato dalla comunità scientifica mondiale è il confinamento della Co2 nel sottosuolo terreste o marittimo.
Anche l’Unione Europa sta promuovendo con decisione questo sistema e a tal fine ha promosso la nascita di una rete di laboratori di eccellenza in materia di cattura e stoccaggio nel sottosuolo dell’anidride carbonica.
Si tratta dell’European Carbon Dioxide Capture and Storage Laboratory Infrastructure (Eccsel) che, in sostanza, è un’infrastruttura di ricerca europea che riunisce laboratori di diversi Paesi impegnati nella messa a punto e nello studio di tecnologie all’avanguardia per poter catturare e immagazzinare in modo controllato Lo staff al completo dell’Ogs. Sopra una creatura marina. La ricerca si propone di confinare la Co2 mille metri sott’acqua Lo specchio d’acqua a Trieste dove sorge l’Ogs la Co2 in formazioni geologiche profonde.
A guidare la pattuglia italiana dei laboratori italiani impegnati in questo progetto è l’Istituto Nazionale di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale (OGS) di Trieste.
«L’accordo Eccsel - spiega l’ingegner Michela Vellico tecnologa dell’istituto triestino e responsabile del nodo italiano del network – è nata già nel 2008 su iniziativa della Norvegia dove oggi c’è la sede legale internazionale dell’infrastruttura ed è stato firmato oltre che da noi e dai norvegesi anche da Francia, Paesi Bassi e Regno Unito. Dopo tre diversi finanziamenti europei che sono serviti a sviluppare tutte le procedure operative, legali e soprattutto scientifiche necessarie a dare concretezza al network, dal giugno 2017 Eccsel è diventata un Consorzio di infrastrutture di ricerca europea (Eric) indipendente. Il ministero dell’Istruzione Università e Ricerca (Miur) ha nominato l’Ogs referente e nodo nazionale del network a livello europeo e il nostro compito sarà di coordinare l’accesso dei ricercatori, ma anche delle aziende interessate, ai laboratori di Eccsel che si trovano nel nostro Paese. Inoltre – continua – promuoveremo l’inserimento di nuovi laboratori nel consorzio, il confronto tra i soggetti operanti in Italia nel settore della cattura, trasporto e confinamento della Co2 (Ccs), nonché iniziative di formazione per i ricercatori. Il vantaggio di far parte di un network, oltre all’interscambio di informazioni e dati, è che un ricercatore o una persona comunque interessata potrà rivolgersi a Eccsel, trovare all’interno del network il laboratorio che meglio si confà alle sue necessità e usarlo gratuitamente visto che gli accessi sono finanziati da fondi europei».
In Italia attualmente Ogs mette a disposizione del network cinque laboratori: quello di biologia marina di Trieste; la nuova sede operativa Ogs sull’isola di Panarea; il neo inaugurato laboratorio di Latera (Viterbo); la sonda Diplab per studi fisico chimici della Co2 in mare; un aereo equipaggiato con sistemi di telerilevamento.