Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

«Nessuna tangente per la cava». Assolti i Fassa

Belluno, per il giudice non ci fu alcuna corruzione da parte dei vertici del Gruppo di costruzion­i. «Finalmente la verità»

- Federica Fant © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

BELLUNO «Gli imputati vanno assolti perché il fatto non sussiste». Con queste le parole il gip di Belluno, Vincenzo Sgubbi, ha messo la parola «fine» alla vicenda della presunta tangente per far abbassare i prezzi della cava comunale di Col delle Vi di Farra d’Alpago: dai 6 euro al metro cubo di pietra nel 2011 ai 4 euro del 2015.

Erano stati chiamati in causa Ezio De Prà, in qualità di presidente del Consorzio Farra Sviluppo e socio della F.lli De Prà Spa di Ponte nelle Alpi; Fabrizio e Paolo Fassa, rispettiva­mente presidente e direttore amministra­tivo e organizzat­ivo del Gruppo Fassa Bortolo di Spresiano nonché soci del Consorzio, e due dipendenti di Confindust­ria Belluno: Alberto Nadalet e Antonella Losso, componenti del Tavolo tecnico della Camera di Commercio relativo alle tabelle denominate «Tendenze di mercato dei prezzi all’ingrosso in provincia di Belluno». Rispondeva­no di corruzione, concorso in falso di atto pubblico, truffa aggravata.

Il caso scoppiò nel gennaio 2016 , dopo l’esposto anonimo del 2014 di un altro socio del Consorzio. La guardia di finanza di Belluno nascose una telecamera negli uffici filmando lo scambio di una busta con all’interno, si disse, 9mila euro che – sosteneva l’accusa – serviva per abbassare i prezzi di estrazione del materiale. Come? Convincend­o i componenti del tavolo tecnico di Confindust­ria che, invece di indicare il trend di mercato per stabilire il prezzo per le attività estrattive dei prodotti derivanti, non avrebbero effettuato alcuna indagine lasciando al Consorzio la libertà di indicare la cifra e inducendo la Camera di commercio ad approvare un listino prezzi falsato.

L’avvocato Emanuele Fragasso, che ha difeso i Fassa insieme al collega Carlo Broli, è sollevato: «L’ipotesi di partenza della Procura era infondata. Non è mai stata trovata alcuna prova. Oltretutto il pubblico ministero in aula ha sottolinea­to come i due dipendenti di Confindust­ria Belluno Dolomiti non sono pubblici ufficiali, essendo l’associazio­ne industrial­i un ente privato». Riguardo al fatto che i prezzi per l’estrazione del materiale da cava erano effettivam­ente scesi, Fragasso ha parlato di un «calo fisiologic­o dovuto alla crisi del settore dell’edilizia».

Paolo Fassa preferisce «non commentare – si limita a rispondere, raggiunto nel suo ufficio nel quartier generale di Spresiano – anche perché eravamo certi di non aver commesso alcun reato. La fiducia nei magistrati non è mai mancata e la verità è emersa. Per quanto mi riguarda posso solo dire di essere felice di potermi buttare finalmente alle spalle questa storia. In ogni caso non sarà affatto facile – conclude il patron della società trevigiana – dimenticar­e l’angoscia provata in quei giorni».

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