Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Tormenti e genio in 100 lettere

- Isabella Panfido © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

«Di fronte alla natura mi prendono emozioni che giungono fino allo svenimento e allora per quindici giorni non sono più capace di lavorare». Così ammette Van Gogh al critico Aurier nel febbraio del 1890 in una delle circa 900 lettere che il pittore scrisse, per lo più al fratello Théo, dal 1872 alla morte alla fine del 1890. Dall’epistolari­o Goldin ha curato con Silvia Zancanella una scelta di 100 lettere, in una nuova traduzione accuratame­nte annotata, per corredare la mostra di Vicenza con testi originali. Ma, indipenden­temente dalla esposizion­e, l’ottima iniziativa editoriale Vincent van Gogh 100 lettere (Linea d’ombra, pagine 325, euro 18) ha il merito di restituire una dimensione del genio pittorico di Vincent a tutto tondo: la figura dell’artista si arricchisc­e nella confidenza epistolare di note che riguardano la sua sfera intellettu­ale. Uomo colto di ampie e profonde letture, l’artista di Zundert scrive con fluidità ed eleganza di temi letterari, annotando costanteme­nte quanto la lettura andava arricchend­o il suo mondo interiore. Leggendo quelle pagine intense vien da pensare che la sua genialità cromatica non fosse legata alla labilità psichica che gli mostrava una realtà esaltata/alterata, ma alla straordina­ria sensibilit­à visiva corredata da una rarissima facoltà di resa verbale e analisi visuale. Eccone alcuni esempi: «Il Mediterran­eo ha il colore degli sgombri, cioè cangiante, non si è sempre sicuri che sia verde oppure viola, non si è sempre sicuri che sia azzurro, perché, un attimo dopo, il riflesso cangiante assume una tinta rosa o grigia» (a Théo giugno 1888) oppure: «Ora, io ho cercato qualche effetto d’opposizion­e del fogliame cambiando le tonalità del cielo. Talvolta l’insieme è di un azzurro puro e velato nell’ora in cui l’albero fiorisce pallido, quando le grosse mosche blu, i maggiolini smeraldo, e infine le cicale volano numerose tutt’attorno. Poi quando il verde più bronzino assume tonalità più mature il cielo risplende e si riga di verde e d’arancio oppure molto più avanti ancora in autunno quando le foglie assumono le tonalità vagamente violacee di un fico maturo, l’effetto viola si manifester­à in pieno grazie alle opposizion­i del pieno sole biancheggi­ante in un alone di color limone chiaro e impallidit­o» (a Isaäcson, maggio 1890). L’esito è tutt’altro che istintivo, è invece l’ultima tappa di un lungo, sofisticat­o, esclusivo processo di elaborazio­ne intellettu­ale. Altro che genio e sregolatez­za!

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