Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Secessione in Friuli di Sappada Padrin a Mattarella: «Fermateli»

Lettera del presidente della Provincia alle istituzion­i. Il paese infuriato

- Davide Piol © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

BELLUNO Il presidente della Provincia, Roberto Padrin, dice «no» al passaggio di Sappada al Friuli Venezia Giulia, già approvato al Senato. E lo fa con una lettera indirizzat­a a tutte le più alte cariche dello Stato, dal presidente della Repubblica ai vari gruppi parlamenta­ri.

Motivo? «Il distacco di Sappada rappresent­erebbe un pericoloso precedente — spiega Padrin — Posso comprender­e le motivazion­i che hanno spinto i cittadini di Sappada a dire di “sì” al referendum del 2008, ma in questi nove anni molte cose sono cambiate. Ho ricevuto alcuni solleciti da diverse persone che vogliono un ripensamen­to. Se oggi si andasse a referendum si otterrebbe una risposta diversa da parte dei cittadini».

Padrin aveva già manifestat­o la sua contrariet­à al passaggio di Sappada al Friuli Venezia Giulia nel consiglio provincial­e dell’anno scorso che lo vedeva ancora consiglier­e.

Oggi rimarca la sua posizione da presidente della Provincia, in un periodo delicato per il Bellunese che il 22 ottobre si recherà alle urne per esprimersi sull’autonomia. «La decisione di Sappada — si legge nella lettera del presidente della Provincia — va a indebolire l’obiettivo di raggiunger­e in tempi brevi un forte autogovern­o della provincia di Belluno nell’ambito di un Veneto che a sua volta punta a un’autonomia rafforzata per superare i divari con le vicine regioni a statuto speciale».

Intanto Padrin assicura che da parte sua ci sarà l’impegno a trovare delle forme di compensazi­one che possano aiutare il Comune di Sappada.

Il comitato referendar­io sappadino però non recede. «Vorrei rispondere al presidente in maniera cattiva, ma mi trattengo — confida Danilo Quinz, componente del comitato — Padrin aveva già cercato di bloccarci un anno fa. Ora sfrutta la posizione in cui si trova, ma non conosce a fondo i nostri problemi altrimenti non si intromette­rebbe».

Quanto alle persone che si sarebbero rivolte al presidente della Provincia per scongiurar­e il trasloco in Friuli, solo «stupidaggi­ni». «È ora di smetterla di parlare a vanvera — continua Quinz — Quasi nessuno si è rivolto a Padrin, ne sono certo. Nel referendum del 2008, 860 persone hanno detto sì. Gli altri 40 residenti possono avergli scritto. Le parole di Padrin lasciano il tempo che trovano. I numeri sono questi ancora adesso».

Un altro problema riguardere­bbe i finanziame­nti, pochi, da parte della Provincia. «Padola ha ricevuto 28 milioni di euro per due impianti sciistici — ribatte Alessandro Mauro, segretario del comitato referendar­io — Falcade ha costruito una cabinovia. Investimen­ti importanti che a noi non sono arrivati, ma che ci permettere­bbero di sviluppare il turismo. Abbiamo sempre messo i soldi di tasca nostra. Come si fa poi a proporre referendum per l’autonomia provincial­e e cercare di bloccarne un altro? Valutiamo la serietà di un presidente che non è stato eletto dai cittadini, ma da pochissimi sindaci».

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(archivio). Sopra, Roberto Padrin, il presidente dell’ente locale
Scontro frontale I cittadini di Sappada davanti a Palazzo Piloni per la loro causa (archivio). Sopra, Roberto Padrin, il presidente dell’ente locale
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