Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Secessione in Friuli di Sappada Padrin a Mattarella: «Fermateli»
Lettera del presidente della Provincia alle istituzioni. Il paese infuriato
BELLUNO Il presidente della Provincia, Roberto Padrin, dice «no» al passaggio di Sappada al Friuli Venezia Giulia, già approvato al Senato. E lo fa con una lettera indirizzata a tutte le più alte cariche dello Stato, dal presidente della Repubblica ai vari gruppi parlamentari.
Motivo? «Il distacco di Sappada rappresenterebbe un pericoloso precedente — spiega Padrin — Posso comprendere le motivazioni che hanno spinto i cittadini di Sappada a dire di “sì” al referendum del 2008, ma in questi nove anni molte cose sono cambiate. Ho ricevuto alcuni solleciti da diverse persone che vogliono un ripensamento. Se oggi si andasse a referendum si otterrebbe una risposta diversa da parte dei cittadini».
Padrin aveva già manifestato la sua contrarietà al passaggio di Sappada al Friuli Venezia Giulia nel consiglio provinciale dell’anno scorso che lo vedeva ancora consigliere.
Oggi rimarca la sua posizione da presidente della Provincia, in un periodo delicato per il Bellunese che il 22 ottobre si recherà alle urne per esprimersi sull’autonomia. «La decisione di Sappada — si legge nella lettera del presidente della Provincia — va a indebolire l’obiettivo di raggiungere in tempi brevi un forte autogoverno della provincia di Belluno nell’ambito di un Veneto che a sua volta punta a un’autonomia rafforzata per superare i divari con le vicine regioni a statuto speciale».
Intanto Padrin assicura che da parte sua ci sarà l’impegno a trovare delle forme di compensazione che possano aiutare il Comune di Sappada.
Il comitato referendario sappadino però non recede. «Vorrei rispondere al presidente in maniera cattiva, ma mi trattengo — confida Danilo Quinz, componente del comitato — Padrin aveva già cercato di bloccarci un anno fa. Ora sfrutta la posizione in cui si trova, ma non conosce a fondo i nostri problemi altrimenti non si intrometterebbe».
Quanto alle persone che si sarebbero rivolte al presidente della Provincia per scongiurare il trasloco in Friuli, solo «stupidaggini». «È ora di smetterla di parlare a vanvera — continua Quinz — Quasi nessuno si è rivolto a Padrin, ne sono certo. Nel referendum del 2008, 860 persone hanno detto sì. Gli altri 40 residenti possono avergli scritto. Le parole di Padrin lasciano il tempo che trovano. I numeri sono questi ancora adesso».
Un altro problema riguarderebbe i finanziamenti, pochi, da parte della Provincia. «Padola ha ricevuto 28 milioni di euro per due impianti sciistici — ribatte Alessandro Mauro, segretario del comitato referendario — Falcade ha costruito una cabinovia. Investimenti importanti che a noi non sono arrivati, ma che ci permetterebbero di sviluppare il turismo. Abbiamo sempre messo i soldi di tasca nostra. Come si fa poi a proporre referendum per l’autonomia provinciale e cercare di bloccarne un altro? Valutiamo la serietà di un presidente che non è stato eletto dai cittadini, ma da pochissimi sindaci».