Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Calzaturiero, la triade vincente del Veneto
E attenzione: artigianalità fa rima con esclusività. Ergo, i prezzi salgono, i margini pure. Secondo, l’innovazione. Saremo ancora lontani dalla scarpa computerizzata, che ti avverte prima di inciampare, ma il digitale è entrato di prepotenza nei calzaturifici: modellisti al lavoro al computer su programmi Cad, prototipazione rapida con stampanti 3D, controllo continuo della filiera dai fornitori ai venditori, e via, fino all’e.commerce. L’hi-tech consente flessibilità industriale e personalizzazione dei prodotti. Dopo l’epoca delle delocalizzazioni, anche produrre direttamente in Italia torna a essere conveniente. Da Diadora a Lotto, molti stanno mettendo in pratica il cosiddetto reshoring o ci stanno seriamente pensando. Terzo, la formazione. I corsi dello Iuav di Venezia sfornano designer di moda in grado di alimentare il «fashion in Italy». Il Politecnico calzaturiero vanta un tasso di occupazione dei suoi ragazzi del 90%. Competenze pratiche e informatiche si uniscono a comporre un capitale umano di eccellenza: quello che secondo gli economisti è l’autentico fattore di successo del manifatturiero moderno.
Bene, se questa è la rotta, il Veneto ha le carte perfettamente in regola per essere la regione guida del Nuovo rinascimento del Paese. Difficile trovare, da Bolzano a Palermo, un altro territorio dove convivano e crescano insieme alto artigianato e alta tecnologia. O con la stessa capacità di adattarsi ai cambiamenti, rivoluzionando in continuazione prodotti e processi. Senza contare la spinta alla conquista dei mercati internazionali. È venuto davvero il momento di fare le scarpe al mondo. In tutti i sensi.