Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
McKinley, dall’infortunio stronca-carriera al Benetton e alla chiamata con gli Azzurri
TREVISO La storica vittoria contro i Kings prima e ora la convocazione in Nazionale. È stata una settimana da sogno per Ian McKinley, mediano d’apertura del Benetton Treviso, che passo dopo passo si sta prendendo tante rivincite contro la sfortuna. Nel gennaio 2010, durante una partita con la sua squadra universitaria, il College Dublin, McKinley subì un grave infortunio all’occhio: la sua carriera sembrava finita, invece grazie agli occhiali protettivi «Rugby Goggles», approvati in via sperimentale dalla federazione internazionale World Rugby, riuscì a tornare a giocare nel grande rugby.
C’è anche la sua firma sull’ottimo inizio di stagione di un Benetton che sembra finalmente aver trovato il modo per competere ad alto livello nel Guinness Pro14.
«Siamo molto soddisfatti — le parole del mediano biancoverde — Abbiamo vinto tre gare su sei, di cui una fuori casa in Scozia e una con il bonus contro i Kings, in una gara storica. Sappiamo però che la strada è ancora lunga e dobbiamo continuare a lavorare sodo. Per me è il secondo anno a Treviso, c’è un bel gruppo e stiamo provando a creare una mentalità vincente».
Ora però c’è da pensare a una nuova avventura, quella con la Nazionale italiana, che sarà impegnata contro le Fiji, l’Argentina e il Sudafrica nei test-match di novembre.
«Per me questa convocazione è fondamentale — continua McKinley — è il punto più alto della mia carriera. Qui a Treviso mi sento a casa e ringrazio l’Italia per avermi dato l’opportunità di vestire la maglia della Nazionale».
Prima dell’azzurro, però, c’è da preparare l’esordio in Champions Cup, in programma sabato a Bath contro una formazione pericolosa.
«Inizieremo in pratica un nuovo campionato e sarà ancora più dura perché andremo ad affrontare le squadre più forti dei campionati inglesi e francesi. Però andiamo in Inghilterra con tanta convinzione nei nostri mezzi, pensando a rispettare il nostro piano-gara e a dare il massimo. Poi il verdetto lo darà il campo».