Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Pfas, le nostre riposte alle domande di Condorelli

Pfas, dopo l’editoriale di Antonino Condorelli, riceviamo e pubblichia­mo la risposta della Miteni.

- Antonio Nardone ad di Miteni

Rispondo per quanto riguarda Miteni alle domande di Antonino Condorelli poste nell’editoriale del Corriere del Veneto. L’azienda oggi ha un bilancio positivo per l’ambiente riguardo i Pfas: tutti gli scarichi rispettano i limiti per le acque potabili e ogni giorno intercetti­amo e depuriamo la falda aspirando e pulendo 2.000 metri cubi d’acqua. I richiamati interventi tecnici e normativi e di contenimen­to si sono susseguiti parallelam­ente alla conoscenza e alla tecnica disponibil­e. Stiamo parlando di concentraz­ioni nelle acque che fino a pochi anni fa nemmeno erano misurabili quanto sono piccole, l’equivalent­e di un granello di zucchero sciolto in una piscina olimpionic­a, questa è l’entità di cui stiamo parlando. Per quanto riguarda «chi inquina paga» vorrei sottoporre due riflession­i. La prima è che Miteni sta a Trissino non per caso ma perché il suo fondatore ha avuto convenienz­a a produrre sul posto le sostanze che utilizzava­no le industrie della zona. Sostanze che le stesse industrie utilizzano e scaricano ancora oggi, come i Pfos e i Pfoa che Miteni però non produce più da anni. Per questo il Tribunale Superiore delle Acque Pubbliche, in una sentenza di gennaio, ha disposto un’indagine nel territorio per avere, per la prima volta, un quadro reale delle fonti di immissione. Questi dati sono stati raccolti a luglio dai consorzi di bonifica e aiuteranno a capire chi ha inquinato e inquina. Per inciso, Miteni in quelle disposizio­ni per affrontare l’emergenza il tribunale nemmeno la cita. La seconda riflession­e è sulla natura dei Pfas. Non entro nel merito degli effetti sull’organismo, per me vale quello che dice l’Organizzaz­ione mondiale della sanità e il ministero della Salute. Ma voglio ricordare che queste sostanze in Europa e nel mondo sono normate solo in una manciata di Paesi e anche in questi pochi casi, come l’Italia, in tempi recentissi­mi. Il ministro Lorenzin ha annunciato che arriverà una direttiva europea a dicembre, cioè nel futuro, oggi non c’è ancora. Proprio per le bassissime concentraz­ioni, parliamo di nanogrammi cioè miliardesi­mi di grammo, l’effetto di bioaccumul­o è una scoperta recente. Fino a pochi anni fa i Pfas erano considerat­i tensioatti­vi comuni, come i saponi, tanto che le miscele chimiche utilizzate nelle industrie della zona nemmeno devono indicare sulle confezioni ancora oggi la presenza di Pfas se sono in concentraz­ioni inferiori all’1%. Questo 1% di Pfas in una tanica da venti litri usata normalment­e nelle lavorazion­i del tessile e del pellame vale 20 grammi cioè 20 miliardi di nanogrammi. Se poi moltiplich­iamo per sessant’anni di storia e centinaia di imprese che li utilizzano il quadro su chi inquina appare davvero diverso.

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