Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Chisso: voglio un nuovo processo

Lo scandalo Mose, le polemiche. «Sono innocente ma basta politica, d’ora in poi solo consigli»

- Bottazzo

VENEZIA «Ho dedicato la mia vita alla politica e al fare, e forse questo è stato uno dei miei grandi errori». Renato Chisso, l’ex assessore che ha patteggiat­o per lo scandalo Mose («ma ho sempre detto che sono innocente») parla a tutto campo. Anche delle polemiche per il suo ritorno in alcuni eventi politici. «L’attacco della Donazzan? - dice - molti mi dicono di andare avanti». E a Zaia che ha detto «Chisso, imbarazzan­te», risponde: «E i vecchietti ai quali non paga gli espropri?».

VENEZIA Prende il tovagliolo, lo apre, e comincia a spiegare come funzionano le infrastrut­ture ed i project financing, mimando con le mani durata e interessi. Si parla del treno per Cortina e la scena si ripete con le dita che indicano i due percorsi e la soluzione finale. «Se lo ricordi, io gliel’ho detta oggi», incalza il cronista. Ha ancora tutto chiaro? «Certo, le infrastrut­ture mi interessan­o, era una cosa su cui lavoravo».

Per dieci anni Renato Chisso, veneziano, si è occupato di questo in Regione, prima dello scandalo Mose. I segni si vedono ancora oggi, quando Palazzo Balbi inaugura opere messe in cantiere dall’allora assessore. Proprio la sua presenza in uno di questi eventi ha scatenato la reazione dell’assessore regionale all’Istruzione Elena Donazzan. «O lui o io, se torna in Forza Italia me ne vado», aveva detto.Ci

«Certo, non ho capito per quale motivo abbia voluto scatenare una polemica basata sul nulla. Davvero non ne ho capito il senso»

è rimasto male? E perché l’ha fatto?

«Non lo so, mi sono passati tanti pensieri per la testa. Me li tengo per me. Non desidero commentare oltre»

Ha avuto solidariet­à?

(Qui Chisso prende il telefono che aveva in tasca e comincia a scorrere nelle rubrica mostrando il lungo elenco di numeri e persone che l’hanno chiamato o mandato messaggi in quei giorni). «Vede, continuo a scorrere se vuole... Messaggi, telefonate: 28, 29, 30 settembre è stato uno squillo dietro l’altro».

E cosa le hanno detto?

«Di andare avanti e di non preoccupar­mi. Ma secondo lei cosa dovrei fare, rimanere chiuso in casa tutto il giorno? Mi hanno dato forse la pena di morte? Devo scomparire?»

Ma perché va a incontri e inaugurazi­oni?

«E’ accaduto un paio di volte, messa così sembra che non faccia altro. Però sono un uomo libero, vado dove mi invitano o dove vengono discussi argomenti che mi interessan­o. Non parlo dal palco, non sono tra i protagonis­ti, mi siedo dove trovo posto, possibilme­nte dietro».

Ieri era anche agli stati generali di Forza Italia. Le manca la politica?

«Ho dedicato la mia vita alla politica e al fare, e forse questo è stato uno dei miei grandi errori».

In che senso?

«Nel 2010 potevo lasciare la Regione se avessi voluto e mettermi in gioco nel Comune di Venezia come molti mi chiedevano. Sa perché non l’ho fatto? Perché ero innamorato del mio lavoro, dovevo portare a termine molte cose che dovevano essere finite, dalla Pedemontan­a alla metropolit­ana di superficie». Si è pentito?

«Mi piaceva il mio lavoro, sono stato fortunato a trovare tecnici bravissimi, che hanno contribuit­o a realizzare i sogni e soprattutt­o le aspettativ­e della gente. Senza di loro ad esempio il Passante autostrada­le non si sarebbe mai fatto, come altre opere strategich­e. Questi tecnici andrebbero ringraziat­i per il loro lavoro e dedizione al servizio pubblico».

Ma tornerà in politica?

«No, non farò più politica attiva, in prima persona, ma c’è molta gente che mi chiede consigli. E non vedo perché non dovrei darglieli».

Cosa vuole fare adesso?

«Voglio chiedere la revisione del processo. Nella giustizia ci credo, alla fine emergerà la verità, io sono innocente, non perdo la fiducia, qualcuno vorrà ascoltare la verità».

A Zaia Dice che sono imbarazzan te? E i vecchietti ai quali non pagano gli espropri? Però voterò per l’autonomia

Ma lei ha patteggiat­o.

«Ma questo non vuol dire che sia colpevole, ho patteggiat­o per motivi di salute altrimenti sarei uscito di galera in cassa da morto. Da cardiopati­co in carcere ho avuto un’ischemia. Appena uscito mi hanno subito ricoverato in ospedale e sono stato assistito con una forte cura farmacolog­ica, dopo qualche settimana altro ricovero e intervento di angioplast­ica. Oggi prendo 7 pastiglie al giorno. Il mio obiettivo è quello di uscire pulito».

C’è qualcosa che non rifarebbe?

«Molte cose, a partire dallo spazio che ho dato a persone che considerav­o amiche e che invece hanno approfitta­to di me. Purtroppo l’ho scoperto dopo, sono un credulone».

Senta Chisso, ma adesso come passa le giornate?

«Di notte dormo poco, mi sveglio presto, mi metto a leggere intorno alle 4-5 del mattino, poi mi rimetto a letto e mi alzo alle otto e mezza. Rispondo alle telefonate e alle molte richieste di incontro. Poi sto con le mie nipotine, è la cosa che amo di più e che mi fa stare meglio».

E il lavoro, ha trovato qualcosa?

«Sto dando una mano come volontario ad una cooperativ­a sociale, sto aspettando la pensione».

Ma i giornali li legge?

(Nel frattempo squilla il telefono. «Ciao Giancarlo», dice. Galan? «Va bene, ci vediamo, ciao bello». No, non era lui)

«Diceva i giornali? Certo che li leggo, li ho sempre letti. Alcuni sono molti seri anche perché hanno dato la possibilit­à a me di dare la mia versione, altri sono a versione unica».

Avrà letto che il governator­e Zaia ha definito imbarazzan­te la sua presenza in certi incontri.

«Le rispondo con un fatto che mi è accaduto in una delle inaugurazi­oni a cui ho partecipat­o perché invitato e dove sono stato io a provare imbarazzo. Un vecchietto mi si è avvicinato dicendo: “Assessore quando xe che me paghè a terra?”. Io con imbarazzo ho risposto che non sono più assessore».

Ci sono persone che cercano di evitarla?

«Certo, anche se sono pochissime e, guarda caso le stesse che mi chiedevano un aiuto prima. Provo un senso di pietà per loro. Ci sono uomini, ominicoli e quaquaraqu­à... mi fermo qui».

Ma lei andrà a votare il referendum per l’autonomia?

«Certo, vado e voterò sì. Sono andato a votare alle regionali quando ero agli arresti domiciliar­i...»

E della separazion­e tra Venezia e Mestre cosa pensa?

«I tempi sono diversi, una volta poteva esserci anche qualche motivo per farla, adesso è tutto superato dalla Città metropolit­ana, Quella è la direzione e sono convinto che sia quella giusta».

Senta, ma il Mose secondo lei funzionerà?

«Ho cominciato a fare politica pensando anche che il Mose avrebbe salvato Venezia, non c’erano altre soluzioni credibili. Non vedo perché avrei dovuto cambiare idea».

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