Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Passa due anni con un ago lasciato in pancia Medici assolti

- Nicola Munaro © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

PADOVA Per due anni ha dovuto convivere con un mal di pancia terribile e solo dopo un esame radiologic­o all’ospedale di Monselice il 3 luglio 2012 si era accorto di un «corpo estraneo a forma curvilinea»: un ago chirurgico lungo più di 5 centimetri che da due anni viveva e si spostava in pancia, costringen­do Paolo Andreose, 58 anni di Baone, a vivere un’odissea. Oltre al danno, la beffa. Perché medici a processo per quel rimasuglio di operazione, ovvero il chirurgo Gianfranco Da Dalt e Elisabetta Moretto, strumentis­ta dell’equipe chirurgica della Clinica Chirurgica Prima dell’Azienda ospedalier­a, sono stati prosciolti dall’accusa di lesioni colpose per vizio di forma.

La querela era stata depositata oltre i 90 giorni concessi dalla legge. Una denuncia quindi nulla, che di fatto ha azzerato l’inchiesta e il processo. Tutto inizia il 15 dicembre 2010 quando dopo un intervento di ileostomia (deviazione dell’intestino) a cui si era sottoposto l’uomo, i due medici dimenticav­ano di rimuovere un ago medico dal tessuto sottocutan­eo del paziente, causando così un’infiammazi­one cronica. Mesi di visite mediche avevano portato Paolo Andreose all’ospedale di Monselice, il 3 luglio 2012. È quello il giorno – scrive il giudice nel motivare il prosciogli­mento per tardiva querela – da cui far partire il conto dei 90 giorni utili per presentare la denuncia contro i camici bianchi. Le cose però non vanno così: il 2 agosto il 58enne si opera a Ferrara per la rimozione dell’ago; il 25 ottobre denuncia ai carabinier­i di Este. I 90 giorni però erano scaduti da due settimane: «Daremo battaglia in sede civile» assicura l’avvocato Massaro che tutela Andreose con il collega Toffanin. «Questa decisione del tribunale mi lascia l’amaro in bocca» aggiunge Andreose «Per due anni quell’ago ha camminato in pancia e io non sapevo che c’era. I medici dicevano che mi sarebbe passato: ho dovuto chiudere anche la ditta».

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