Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Benetton: «Il Veneto senza banche è pronto per aprire ai fondi»
Il caso Forno d’Asolo, che studia i suoi locali
MASER (TREVISO) Nel Veneto rimasto orfano delle banche si apre l’èra dei fondi d’investimento. Ne è convinto Alessandro Benetton, presidente di 21 Investimenti, nel giorno in cui a Maser, nel Trevigiano, lancia il terzo tempo di Forno d’Asolo, l’azienda che produce e distribuisce prodotti da forno surgelati, sia dolci che salati, a iniziare da cornetti e brioche, che 21 Investimenti aveva acquistato tre anni fa dalla famiglia Gallina.
Su una stoffa aziendale di vaglia, la pressione di 21 Investimenti ha fatto salire i ricavi dai 73 milioni 2013 ai 125 attesi quest’anno, raddoppiare i guadagni, crescere i dipendenti da 130 a 285, dopo l’acquisizione della pasticceria industriale La Donatella, nel Veneziano, che diventano 410 con gli agenti attraverso cui il Forno è già oggi in 50 Paesi. E ancora: le linee di produzione sono salite da 5 a 11, per star dietro a un milione di pezzi sfornati ogni giorno, dopo investimenti per 23 milioni di euro.
Ieri l’azienda ha aperto una nuova fase, inaugurando la ristrutturazione della sede e gli spazi della propria Academy, con stage da aprire agli studenti delle 20 scuole alberghiere del Veneto. Potrà sembrar banale, nell’epoca in cui i reality in cucina si sprecano. Invece è un’operazione che tenta di far salire ulteriormente il livello del Forno, facendolo insieme al mondo professionale che ne è interfaccia. «La rete degli esercizi pubblici in Italia è fatta da 300 mila locali con fatturati per 77 miliardi - ha sostenuto l’amministratore delegato, Alessandro Angelon -. Ma il grado di servizio non è all’altezza di un Paese turistico come il nostro. E questo perché storicamente la maggior parte degli operatori vive la sua attività come ripiego: ‘non so che fare, mi apro un bar’».
Per cambiare registro si deve puntare su giovani motivati. All’altezza della ricerca sul fronte dei dolci monoporzione del Forno e de La Donatella. Parlare di ricerca e sviluppo non appare esagerato, vedendo il ventaglio di campioni che Benetton mostra al presidente di Unindustria Treviso, Maria Cristina Piovesana, e a quello veneto, Luca Zaia: «Sono tutti surgelati. Il dolce monodose sarà il grimaldello per aprire i mercati esteri».
Magari accelerando anche con locali a marchio Forno d’Asolo, il cui format si sta proprio testando negli spazi che ospitano l’inaugurazione. Una Starbucks all’italiana? «Non esageriamo - replica Benetton -. Pensiamo a punti vendita anche con gelati e prodotti salati, tutti surgelati, per sfruttare un sistema industriale integrato. E che faccia leva sulla formazione dei giovani che stiamo avviando. Mi
Svolta
Alessandro Benetton con Maria Cristina Piovesana, Luca Zaia e Alessandro Angelon ieri in Forno d’Asolo piacerebbe avere già per l’anno prossimo un progetto chiaro».
Chi pensi si stia discutendo di banali cornetti ormai si sarà già ricreduto. E dovrà iniziare a convincersi che, se è stato possibile farlo tra brioche e croissant, lo stesso modello del salto che possono fare buone imprese tradizionali sulla spinta di un fondo è replicabile anche altrove. Specie in un Veneto rimasto orfano delle banche.
«C’è meno finanza bancaria, ma cresce la cultura finanziaria delle imprese - sostiene Benetton -. In Veneto non abbiamo altro in agenda dopo Pittarosso, Forno d’Asolo e Philippe Model. Ma staremo attenti a nuove opportunità. E speriamo che anche il nostro buon esempio mostri che il private equity è diverso dalla visione che si ha di un intervento violento e speculativo». E ancora: «Noi ci sentiamo imprenditori. Ho sempre avuto la sensazione che le Pmi potessero esprimere molto di più con i giusti interpreti. È vero che questo Paese è fatto di grandi imprenditori; ma è anche un Paese in cui dovrebbe aumentare il numero di quelli che non hanno paura di crescere».
Penso che le Pmi con i giusti interpreti possano esprimere di più Al Forno pensiamo a nostri negozi L’anno prossimo il piano