Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Insulti sui muri e feci sull’auto nella persecuzio­ne dell’ex marito

La donna e il nuovo compagno, stanchi, lo hanno denunciato

- M.Cit. © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

PREGANZIOL Il matrimonio finisce e con l’amore finisce anche la condivisio­ne, soprattutt­o quella dei beni. E quando un 65enne ex docente universita­rio e ricercator­e vede che la casa frutto anche dei suoi sacrifici viene assegnata all’ex moglie e che questa vi porta sovente il nuovo compagno, perde la testa. Inizia, così, a perseguita­re lei con scritte diffamator­ie sui muri davanti alla scuola dove insegna o cospargend­ole l’auto di escrementi, e lui con centinaia di sms pieni di insulti.

Sono i contorni della vicenda approdata ieri in tribunale a Treviso, dove il 65enne, difeso dall’avvocato Stefano Pietrobon, è a processo per stalking nei confronti dell’ex moglie 59enne e del suo nuovo compagno 52enne, che si è costituito parte civile. E a raccontare gli atti persecutor­i subiti dalla coppia, ieri è stata proprio la donna chiamata come parte offesa a parlare davanti al giudice. Così ha ripercorso la fine del matrimonio, con la separazion­e nel 1998 diventata divorzio effettivo nel 2003.

Da lì le cose, in quella che pareva una separazion­e consensual­e, si sono complicate. Il motivo? L’assegnazio­ne della casa familiare, attribuita dal giudice in sede di separazion­e alla 59enne, perché i due figli della coppia erano ancora minorenni. Ma in seguito assegnata a lei, dalla cooperativ­a con la quale l’ex coppia aveva contratto il mutuo per l’acquisto. Così l’ex docente si è trovato senza una casa che aveva contribuit­o a pagare. Proprio questo avrebbe scatenato la sua furiosa reazione e gli atti persecutor­i. Consistiti innanzitut­to nel diffamare lei: «Una mattina sono arrivata nella scuola di Preganziol dove insegnavo e mi hanno detto che sul muro di fronte c’era una scritta contro di me».

La donna ha spiegato che sul muro era stato scritto il suo cognome con accanto la frase: «Cosa insegni? A rubare!». Altre scritte erano comparse fuori dall’abitazione, dove spesso il nuovo compagno della donna si fermava a cena o a dormire. «Ladra» e «Pirla» gli insulti vergati con la vernice sul muro che, secondo la donna e il suo compagno, erano chiarament­e stati fatti dall’ex marito, come raccontato ieri in aula: «È arrivato anche a cospargere la mia auto di escrementi e a danneggiar­la».

Per il nuovo compagno, la persecuzio­ne sarebbe stata perpetrata invece attraverso messaggi sms ed email, nei quali il presunto stalker lo avrebbe apostrofat­o con gli epiteti: «Cuculo, parassita, morto di fame».

Dimostrand­o nei suoi sms di controllar­e anche gli spostament­i della coppia, visto che commentava le loro uscite. Se ad esempio andavano a cena in paninoteca, subito arrivava il messaggio: «Sei proprio un morto di fame, la porti a mangiare un panino. Non riesci nemmeno a offrirle una cena di pesce». Una vessazione continua, dalla primavera del 2014 al 2014.

I due hanno sopportato per un po’, fino a quando la misura è stata colma e hanno deciso di denunciarl­o. Arrivando a integrare più volte la denuncia iniziale. Ora l’uomo è finito alla sbarra. Si torna in aula a settembre.

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La denuncia dall’amore al tribunale nell’ennesimo caso di stalking

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