Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
«MA QUESTA È UNA FUGA IN AVANTI»
VENEZIA «Lo voglio dire al mio amico Luca Zaia, bravo governatore del Veneto: se ha potuto fare il referendum è grazie al quesito voluto da Forza Italia. Quelli che voleva la Lega sono stati tutti bocciati dalla Corte Costituzionale. E ora non vorrei che facesse la stessa fine anche questa fuga in avanti della richiesta di statuto speciale...».
Renato Brunetta, presidente dei deputati di Forza Italia, pensa che Zaia stia facendo il passo più lungo della gamba?
«Partiamo da una cosa. Cioè che la celebrazione dei referendum, che la sinistra aveva violentemente osteggiato, rimette in discussione il vecchio assetto balcanizzato. E nulla sarà come prima, tanto per le regioni a statuto speciale, sia per le regioni privilegiate dell’appennino rosso, sia per quelle ordinarie. Detto ciò, l’affermazione secondo cui il Veneto diventerà una Regione a statuto speciale mi porta a dire: tutte le regioni diventino speciali, per cui deve cambiare il rapporto tra regioni e stato centrale».
Ma come?
«Il principio della sussidiarietà: non faccia il livello superiore quello che il livello inferiore può fare meglio. E allora si mette in moto un meccanismo di geometria variabile, non uniforme, ma in ragione dei singoli livelli di efficienza e di maturità delle classi dirigenti. È questo assetto che porterà più efficienza. Che è l’esatto contrario della miopia egoistica. La coperta è corta: se ciascuno tiene i suoi soldi, i soldi poi non bastano più».
Stando alle pretese che ribadisce Zaia, secondo lei, il Veneto quanto è in grado di portare a casa? Davvero i 9/10 delle tasse?
«Il rischio è che il massimalismo si traduca in velleitarismo. Io credo, come fa la Lombardia più che il Veneto, che il problema sia di efficienza della spesa. Per questo rispondo a Zaia: Veneto a statuto speciale? Tutte le Regioni speciali in ragione della loro natura e dei loro vantaggi/svantaggi. Il che vuol dire un federalismo nuovo, come ha detto oggi anche Berlusconi. E che poi è quello che proporremo noi al Paese. Ed è una visione all’interno dell’unità nazionale. Perché altrimenti un ragionamento egoistico ti porta necessariamente verso una deriva indipendentista».
Mettiamola così, se il centrodestra la prossima primavera andrà al governo...
«La interrompo subito: è sicuro, il centrodestra andrà al governo. Visto anche il comportamento suicida della sinistra su questo tema del referen- dum. Che è stato un po’ alla Nanni Moretti: mi si vede di più se vado, o se non vado. Totalmente fuori dalla realtà».
Va bene, dicevo: se al governo andrete voi, come procederà il dialogo con il Veneto? Il fatto che si creerà una filiera dello stesso colore farà sì che si potranno affrettare i tempi della trattativa sulle materie di competenza?
«Se siamo nell’alveo del quesito referendario e della normativa esistente le cose possono essere anche immediate. Le 23 competenze che chiede Zaia, con le relative risorse, potrebbero essere avviate già da subito. Penso che la prima cosa che potrebbe fare il prossimo parlamento sarebbe proprio quella di approvare il disegno di legge di Lombardia e Veneto. Per aprire poi un processo referendario in tutta Italia. Questo è l’iter».
Insomma, sulle competenze ci sarebbe un sostanziale via libera. Sul fisco, no. È corretta l’interpretazione?
«La questione fiscale dev’essere compatibile con l’equilibrio nazionale. Maroni in questo è stato molto più pragmatico di Zaia: si accontenterebbe dell’equilibrio fiscale dell’Emilia applicato alla Lombardia. Che porterebbe già molti vantaggi. Quindi si deve aprire un ragionamento non miope, non egoista, non provocatorio e non eversivo dell’unità nazionale che punti a far diventare tutte le regioni italiane speciali in un federalismo regionale che ha nella sussidiarietà la chiave interpretativa».
Dal suo osservatorio: ma Zaia con questa vittoria si candida ad essere il premier del centrodestra oppure questa vittoria paradossalmente rischia invece di confinarlo nel suo veneto?
«Per carità nessun confino. Il presidente del Consiglio lo definirà il partito che avrà preso più voti all’interno della coalizione di centrodestra. E a quel punto sarà tutto possibile. Ma noi pensiamo che sarà Forza Italia, come accade dal 1994, ad avere il peso maggiore».