Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
«Ex di Bankitalia assunti in Bpvi, mossa inopportuna» Il capo degli ispettori e l’autocritica sui controllori
L’autocritica in commissione del capo degli ispettori. L’accusa di Capezzone: «Vi autoassolvete da tutto»
VENEZIA Il passaggio di 5 exd ipendenti di Bankitalia, transitati a libro paga, come dipendenti o come consulenti esterni, delgr up poBp vi, le cosiddette« porte girevoli », secondo la definizione coniata dal presidente della commissione parlamentare Pier Ferdinando Casini, è stato al centro delle incalzanti domande poste ieri in audizioni al capo della Vigilanza, Carmelo Barbagallo da molti parlamentari. «Assunzioni inopportune - ha ammesso Barbagallo - tante volte l’ho detto io stesso agli interessati». Il direttore generale Consob, Angelo Apponi: «C’era un ecosistema per occultare le informazioni».
VENEZIA «Abbiamo capito, voi di Bankitalia vi autoassolvete sistematicamente da tutto».
Carmelo Barbagallo, capo della vigilanza a palazzo Koch, ha terminato da poco di leggere la sua relazione davanti alla commissione parlamentare d’inchiesta sulle banche e l’onorevole Daniele Capezzone (Conservatori e riformisti), dichiarandosi fin dall’esordio «totalmente insoddisfatto», gli fa subito intendere che aria tira. Non sarà una giornata rilassante per Barbagallo, sottoposto per quasi 6 ore continuate al fuoco di fila delle domande dei commissari. E non mancheranno i passaggi in cui il dito accusatore verrà puntato, con varie sfumature e argomentazioni, proprio contro la (scarsa) capacità di Bankitalia di vigilare efficacemente sul più grave dissesto bancario dell’era contemporanea. Tanto che Barbagallo, durante una delle sue repliche, finirà per concedere una mezza ammissione: «Io non vorrei dare l’impressione che tendiamo ad autoassolverci. Noi diamo i fatti, a voi spetta il giudizio. Ci saranno stati anche errori, parliamone. Voi commissari - ha aggiunto - siete nella condizione di verificare tutti gli sbagli che siano stati eventualmente commessi».
Sotto questo aspetto, dalla discussione è emerso con molta chiarezza quello che secondo molti componenti della commissione è sta- to un errore bello grosso: il fatto, cioè, che almeno 5 funzionari di Bankitalia siano a suo tempo transitati a libro paga, come dipendenti o come consulenti esterni, del gruppo Bpvi. Erano le cosiddette «porte girevoli», secondo la definizione coniata dal presidente della commissione Pier Ferdinando Casini, che sono state al centro delle incalzanti domande poste a Barbagallo da molti parlamentari. Primo fra tutti, il veronese del Pd Gian Pietro Dal Moro: «In questa vicenda c’è un alone di grande sospetto che ricade su controllori e controllati. Davvero possiamo sostenere, come ha fatto finora Bankitalia, che questi soggetti non hanno esercitato alcuna influenza? E se anche in tutto questo non è stato commesso alcun reato, possiamo almeno dire che si è trattato di una cosa inopportuna?».
Ebbene sì, possiamo dirlo. Lo ha riconosciuto lo stesso capo degli ispettori: «Ritengo inopportune le assunzioni di ex dipendenti di Bankitalia negli istituti vigilati. Tante volte l’ho detto io stesso agli interessati, ma oltre alla moral suasion non potevamo andare, all’epoca la normativa lo consentiva». Per un caso specifico, quello relativo a Mario Lio (oggi in forza a un altro istituto bancario) , Barbagallo è stato anche più esplicito: «In Bankitalia era un funzionario di secondo livello, ed è vero che in que- sta veste eseguì un’ispezione a Banca Nuova (la controllata siciliana di Bpvi, ndr) nel 2003 e che l’anno successivo venne assunto dalla stessa banca. Questo non mi piace e non è opportuno».
Di una cosa, comunque, Barbagallo si è detto certo: «A me non risulta che questo fatto abbia mai influito sull’azione di vigilanza e sulle ispezioni. Ho passato 32 anni all’ispettorato, ne ho viste tante e mi sento di poterlo escludere, anche se ovviamente non posso stare ovunque». Sarà anche così, ma negli interventi di diversi commissari si è colta una critica esplicita, relativa al fatto che Bpvi avrebbe ricevuto dalla vigilanza un trattamento più «morbido» rispetto alle asprezze riservate a Veneto Banca, di cui a un certo punto Bankitalia richiese – vale a dire, ordinò – la sostituzione dell’intero consiglio di amministrazione. «Farò anche un altro esempio – ha ricordato Enrico Zanetti, parlamentare veneziano e commercialista di professione -: gli stress test condotti dalle autorità europee vennero superati da Veneto Banca, mentre Vicenza li passò con il determinante aiutino fornito da Bankitalia nell’ultimo giorno utile. In tutto questo – si è pubblicamente chiesto Zanetti – le ottime relazioni istituzionali instaurate da Bpvi tramite le “porte girevoli” c’entrano qualcosa? Siamo certi che siano stati seguiti criteri identi-
Apponi (Consob) Nella vicenda è emerso un ecosistema collusivo volto a occultare in maniera sistematica e fraudolenta informazioni al mercato e alle stesse autorità di vigilanza Barbagallo (Bankitalia) Non vorrei dare l’impressione che tendiamo ad auto assolverci. Noi diamo i fatti, a voi il giudizio. Ci saranno stati anche errori, parliamone
ci per le due banche?».
Un altro aspetto particolarmente delicato ha fatto da comune denominatore a molti interventi dei commissari. Per dirla con le parole di Paolo Tancredi (Ap): «Dato che la percezione della supervalutazione del valore delle azioni ce l’avevate da un pezzo, addirittura dal 2001, non era proprio possibile che gli azionisti-risparmiatori venissero avvisati per tempo?». Laconica la risposta di Barbagallo: «Su questo come su altri aspetti, siamo tenuti al segreto d’ufficio. Lo dice la legge e ci sono sanzioni penali».
In buona sostanza, alla domanda cruciale «di chi è stata la colpa?», il capo della vigilanza, nella sue relazione, ha risposto così: «Le criticità emerse per le due banche venete sono riconducibili, in ultima istanza, all’inadeguatezza del loro governo societario e, in tale ambito, all’autoreferenzialità del management». A questo quadro si sono aggiunti, poi, «i prestiti erogati con leggerezza o in conflitto di interessi, che hanno portato le due ex Popolari in prossimità del dissesto». Sulle pesanti responsabilità della governance societaria si è soffermato anche il direttore generale di Consob, Angelo Apponi, sentito in commissione subito dopo Barbagallo: «Nella vicenda è emerso un ecosistema collusivo - ha sottolineato - volto a occultare in maniera sistematica e fraudolenta informazioni al mercato e alle stesse autorità di vigilanza».
Rimane infine, anche nei commissari parlamentari, un dubbio grande così sulla soluzione ultima della crisi, cioè la vendita al prezzo simbolico di 1 euro delle due banche venete a Intesa: «Nella relazione di Bankitalia – sottolinea Renato Brunetta (FI), vicepresidente della commissione – si parla di una procedura di vendita “aperta e trasparente”. Invece io dico che è stata opaca, frettolosa e iniqua, con la maggioranza del Parlamento che ha legiferato lasciandosi catturare dalla forza dell’acquirente».
Zanetti Bankitalia non ha fatto nulla perché la competenza era della Consob, ma la Consob ci ha risposto che Bankitalia non ha mai passato le informazioni sul valore delle azioni
Resto convinto che la vigilanza abbia usato due pesi e due misure nei confronti delle Popolari venete: su Vicenza l’intensità è stata molto più bassa