Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Pedemontana, lo stallo sul bond preoccupa Pd e M5s: «Il concessionario è inaffidabile»
Zanoni: deserto il primo tentativo di piazzare l’obbligazione, a luglio. Berti: si rischia un’altra incompiuta
VENEZIA La Regione chiarisca pubblicamente come sta procedendo l’operazione di finanziamento della Pedemontana e quali siano gli scenari che si prefigurano all’orizzonte nel caso in cui il Consorzio Sis non riuscisse a piazzare entro la data prevista (il 29 gennaio) il bond da 1,2 miliardi indispensabile per completare i lavori.
A chiederlo è l’opposizione in consiglio regionale, dal Pd al Movimento Cinque Stelle, persuasa che l’assenza di notizie dal fronte, a cinque mesi dalla firma della nuova convenzione, sia se non un segnale negativo, quanto meno sospetto. E non bastano le rassicurazioni arrivate da Sis, secondo cui il bond sarebbe ormai prossimo al lancio («Questione di qualche settimana») per rasserenare gli animi a Palazzo Ferro Fini. «Siamo di fronte a un closing finanziario che viene continuamente annunciato ma di cui non si vede ad oggi traccia - sottolinea il capogruppo del Pd Stefano Fracasso -. In marzo, quando il consiglio approvò il nuovo contratto con il privato (il via libera anticipò di due mesi la firma della nuova convenzione, ndr.), il closing era dato come imminente. Siamo a fine anno e ancora non si è andati oltre l’annuncio». Secondo lo speaker dem, «il concessionario continua a lavorare con i soldi pubblici senza dare garanzie. Dopo i 600 milioni dello Stato, nel 2018 arriveranno i 140 della prima rata della Regione, inseriti nel bilancio di previsione appena presentato», cui seguirà una seconda tranche da 160 milioni nel 2019. «L’operazione di proseguire i cantieri con l’attuale concessionario, che ha dimostrato più volte la sua inaffidabilità, non ci convince. Se gli in- vestitori privati non sono accorsi in massa, significa che le perplessità sul piano finanziario e sui futuri flussi di traffico non sono solo nostre».
Secondo Andrea Zanoni, pure del Pd, le ragioni del ritardo starebbero nel fatto che «la prima finestra di Borsa utile per piazzare il bond, a luglio, è andata desolatamente deserta» e «questo spiega per quale motivo il closing era stato inizialmente annunciato “per l’estate”, senza che poi se ne sia più saputo nulla». La seconda finestra, spiega Zanoni, si apre ora, a novembre, circostanza che chiarirebbe perché Sis indichi in «qualche settimana» l’orizzonte temporale per emettere il bond. Zanoni nutre dubbi sul fatto che il prospetto informativo, documento in cui dovrebbero trovare risposta molti degli inter- rogativi che circondano la superstrada tra Montecchio e Spresiano, non sia ancora stato reso pubblico e incalza l’amministrazione: «La Corte dei conti aveva annunciato per l’autunno l’audizione a Roma in cui dovranno essere chiariti i 13 “punti oscuri” evidenziati dal giudice Antonio Mezzera. Quella sì che rischia di essere “a breve”, altro che il bond».
Intanto il Covepa, il comitato che si batte contro la Pedemontana (o meglio, «per una Pedemontana alternativa»), ironizza su Facebook riportando l’articolo pubblicato ieri dal Corriere del Veneto: «Qualcuno comincia a sentire la temperatura della graticola. Di chi sia la sedia che si sta arroventando non è dato sapere, ma tra Bramezza e Corsini (rispettivamente segretario della Programmazione e Avvocato dello Stato, entrambi nel board nominato da Zaia per dirimere la matassa contrattuale che si era venuta a creare, ndr.) crediamo si stia giocando la partita delle responsabilità».
E Jacopo Berti, capogruppo dei Cinque Stelle, chiude prefigurando foschi scenari: «Si rischia un altro Mose, un’opera faraonica che non si conclude mai, cantieri infiniti. Ci ritroviamo in questa situazione per la testardaggine di Zaia e della sua amministrazione. È questa l’eredità che vogliono lasciare, una ferita sul territorio? Forse dovrebbero iniziare a rispondere a qualcuna delle domande che si fanno sempre più insistenti. Ad esempio, se qualcosa andasse storto col bond, a quale porta andrebbero a bussare i sottoscrittori? Chi è che alla fine pagherebbe i debiti?».