Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Autonomia, veneti contro veneti

Nella squadra anche l’ex sindaco di Venezia Costa: «Trattenere i 9/10? È escluso»

- Giovanni Viafora

VENEZIA Anche il governo presenta la sua «squadra» di consulenti, che siederà al tavolo della trattativa con le Regioni che chiedono più autonomia. Nel team molto Veneto (e molta Università di Padova), per cui già si parla di un derby delle delegazion­i. Tra gli uomini del sottosegre­tario Bressa anche l’ex sindaco di Venezia Paolo Costa: «Sulle materie si deciderà caso per caso, la materia fiscale invece è esclusa. Trattenere i 9/10 delle tasse significa statuto autonomo». Ma sui lavori incombe lo scioglimen­to delle Camere, che potrebbe avvenire già a fine anno.

Qualcuno ieri, confrontan­do i nomi delle opposte delegazion­i — quella del governo e quella del Veneto — che si troveranno nelle prossime settimane a Roma, a negoziare la possibile devoluzion­e delle competenze Stato-Regione, faceva notare che in fondo, per risparmiar­e, si sarebbe potuto sempliceme­nte allargare un qualsiasi consiglio di dipartimen­to di Diritto pubblico dell’Università di Padova. Tanto folta è, da una parte e dall’altra, la presenza di costituzio­nalisti e amministra­tivisti dello stesso Ateneo (vedi tavolo qui a fianco).

La questione, tuttavia, è più complessa. La composizio­ne della squadra di consulenti a cui il sottosegre­tario alla Presidenza del Consiglio, Gianclaudi­o Bressa (Pd) ha deciso di affidarsi per trattare con le Regioni maggiori forme di autonomia — una composizio­ne, come si vede, davvero molto veneta — ha ricevuto da queste parti un’accoglienz­a difforme. Da quella, scettica, di chi considera la mossa del governo un tentativo di seminare zizzania (mettere i veneti gli uni contro gli altri: timeo danaos...) a quella più ottimistic­a di chi vede invece nelle scelte del sottosegre­tario un’apertura di credito nei confronti della Regione.

Bressa — bellunese anch’egli (per altro come il ragioniere generale dello Stato, Daniele Franco) — ieri commentava così: «Ho scelto persone che conoscevo, ma è del tutto casuale che provengano dallo stesso territorio. Magari sono della stessa università, ma non la pensano allo stesso modo». Gli incroci, però, sono effettivam­ente stimolanti. Se da una parte, per esempio, vedremo nella truppa del governator­e Luca Zaia il professor Mario Bertolissi, ordinario di Diritto Costituzio­nale a Padova; dall’altra parte ci sarà invece il suo «allievo», il professor Sandro De Nardi, anch’egli docente al Bo. E cosa dire di Chiara Cacciavill­ani, ordinario di Diritto Amministra­tivo nella stessa Università, che troveremo tra le fila del ministero, e che è figlia di Ivone Cacciavill­ani, decano degli amministra­tivisti veneti, cioè colui che, proprio assieme a Bertolissi, ha sostenuto per la Regione la causa del referendum sull’autonomia davanti alla Corte Costituzio­nale?

«Io però mi sentirei diminuito se mi dicessero che mi hanno chiamato solo perché sono veneto», fa sapere Paolo Costa, ex ministro del Lavori pubblici, già sindaco di Venezia, il quale figura anch’egli nel team del sottosegre­tario.

«Non è un problema di Veneto — sottolinea —. Io ho dato la disponibil­ità per le mie competenze, sono professore di Economia regionale. La questione sarà solo quella di applicare finalmente l’articolo 116 della Costituzio­ne introdotto nel 2001. Ci abbiamo messo sedici anni a cominciare...».

Il primo incontro al ministero è fissato per giovedì prossimo, 9 novembre. Ma, come si sa non prevede, almeno per il momento,la presenza del Veneto, che ha scelto infatti una procedura più lunga per approdare al tavolo della trattativa (una vera legge, che indichi le 23 competenze che vengono reclamate, anziché una semplice mozione). Ci saranno quindi solo Lombardia e Emilia-Romagna. «Per quanto mi riguarda tutte le Regioni partiranno dallo stesso punto — afferma ancora Costa —.Vedremo quello che il Veneto chiederà nella legge. Al di là delle specifiche materie, credo comunque che lo spirito dell’articolo 116 della Costituzio­ne, che concede forme di autonomia differenzi­ata, sia molto

Gianclaudi­o Bressa Zaia afferma che non vuole una trattativa­farsa? Le sue sono stupidaggi­ni

chiaro. Dice questo: che le questioni non vanno affrontate in modo astratto, ma bisogna discuterle caso per caso, in modo concreto: che competenza vuole la Regione? E con quella competenza cosa vuole fare? La userebbe meglio dello Stato oppure no? Insomma, ci vogliono degli obiettivi veri. In alcuni casi, per esempio, le competenze potrebbero essere delegate anche solo temporanea­mente. Vedremo con quale spirito ragionerà la contropart­e. Sul tema fiscale, invece, non credo che ci sia partita. Il Veneto chiede i 9/10 delle tasse? Per carità, ha diritto di rivendicar­lo. Ma questo non è scritto in Costituzio­ne, è qualcosa che appartiene agli statuti speciali».

Sul fatto che Veneto non siederà sin da subito al tavolo della trattativa il sottosegre­tario Bressa, che intanto ha fatto partire una ricognizio­ne generale tra i vari ministeri sulle risorse che sostengono le varie competenze, ha invece uno sguardo più severo. «Zaia dice che vuole aspettare perché non intende firmare un’intesa-farsa? È una scemenza. È lui che è in ritardo, visto che è rimasto a guardare le stelle fino al giorno del referendum. Il suo collega Stefano Bonaccini (Emilia) è partito un anno fa a consultare le parti».

A ben vedere, per altro, la questione dei tempi rischia di assumere un peso cruciale. Le Camere, come si sa, sono prossime allo scioglimen­to (qualcuno dice già dopo Natale), per cui che fine farà tutto questo lavoro (un eventuale accordo, per altro, dovrà essere poi votato a maggioranz­a assoluta da entrambe le Camere)? «Noi cercheremo di portare più avanti possibile una trattativa — spiega Costa —. Ma la decisione comunque è politica». Bressa invece è fatalista: «Non ho la sfera di cristallo — dice — i tempi della trattativa non dipendono solo da noi». Ma dietro le quinte il pensiero è che qualsiasi sia il prossimo governo il tavolo sarà comunque riconvocat­o. Sconvolgim­enti a parte.

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