Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Il vicesindac­o diventato clochard «Ora ho capito, più servizi sociali»

Per tre mandati in giunta a Costabissa­ra, vive alla Caritas: «Per fortuna c’è il volontaria­to»

- di Benedetta Centin

Quando Gian Nicola Zanin apre la porta della stanza, nella struttura gestita dalla Caritas di Vicenza che lo ospita da circa un anno, accenna a un sorriso.

Profuma di pulito, è luminosa. Calda. Essenziale nell’arredo ma è una reggia ai suoi occhi, una conquista dopo anni, a cercare il coraggio di chiedere aiuto dopo essersi ridotto a vivere per strada, a rinunciare anche a bere qualcosa di caldo dopo settimane a nutrirsi di acqua e zucchero pur di non incappare in qualche parente volontario della Croce Rossa. Proprio lui che ha passato 17 anni a fare politica in un comune dell’hinterland di Vicenza, Costabissa­ra - tre i mandati da vice sindaco e assessore - e una vita a prodigarsi per realtà sportive e di volontaria­to locale, quasi una vocazione dopo che aveva saputo accettare la sua disabilità dovuta ad emiparesi spastica che lo aveva colpito da bimbo.

Proprio lui che, racconta, negli anni ha cercato lavoro, dato ospitalità e pure residenza a giovani immigrati, si è ritrovato, dopo la fine di una convivenza poco felice, sfrattato da casa. E dopo un anno, senza residenza. «Ero in giunta quando sono venuti a cercarmi i carabinier­i – ricorda il 64enne – : pensavano avessi contatti con delinquent­i, mi sono trovato 13 auto intestate e multe per 13mila euro. Io che la patente non l’ho mai avuta». Così la pensione da ex dipendente della Regione Veneto gli viene più che dimezzata, alla fine sono 600 euro. E pure bloccati per un mese dal giudice.

La strada diventa una scelta obbligata per Zanin. Il colore della sua pelle si fa rosso fuoco e i suoi occhi azzurri diventano un mare in tempesta mentre racconta della «terribile» esperienza. «Sono caduto due volte, ma una terza volta no, non sarei in grado di reggerla, di sopravvive­re» prosegue l’ex politico riferendos­i ai periodi del 2013 e 2016 in cui è stato costretto a chiudere la sua vita in un piccolo zaino, saccheggia­to in più occasioni da altri spietati clochard, e a fare della «paura tremenda» una compagna fissa. «Perché vivere in strada o in stazione è duro, e la mia disabilità non mi ha agevolato: impari a dormire seduto e con un occhio semiaperto per paura di essere rapinato anche delle scarpe da altri nelle tue condizioni; o picchiato e coperto di sputi da un passante, come mi è capitato sotto i portici del santuario di Monte Berico. Perché in Veneto non c’è rispetto per chi è in difficoltà».

Ora quella porta della piccola stanza di Casa beato Claudio Granzotto, struttura finanziata dall’8 per mille, per l’ex politico è la porta verso una nuova vita. Quella in cui «ho imparato a chiedere aiuto - racconta - : finora, ammetto, ho sbagliato io, mi sono isolato, non ho spiegato cosa mi stava accadendo, ma fai fatica a dire che sei caduto in basso. Facevo fatica anche a chiedere del cibo, quello che mi allungava qualche altro clochard, spesso straniero, più coraggioso di me». Anche il sindaco di Vicenza, Achille Variati, sapeva della sua situazione. «Era pronto a trovare una soluzione per me, ma io non mi sono mai presentato» chiosa il pensionato. E proprio Variati nella riunione dell’Anci ha parlato del suo caso alla platea di sindaci, «perché noi dobbiamo riuscire ad aiutare chi è in difficoltà» il commento.

Ed è questo che Zanin recrimina ai suoi ex colleghi: «Sui servizi sociali la politica comunale è debole: si tagliano i servizi senza pensare alle persone - dichiara - : ne fanno una questione di soldi, si guarda più alla quadra del bilancio, quando con la volontà le soluzioni si trovano, anche con costi minimi. E io lo so bene da ex amministra­tore ed è quello che cambierei se potessi tornare ad esserlo. Del resto chiedevo solo una stanza a pochi soldi». E se per gli immigrati «la situazione è diversa è solo questione di cultura, non di discrimina­zione - sbotta il 64enne - : si pensa che gli italiani si possano arrangiare grazie a possibilit­à, parenti, agganci. Ma io sono prima di tutto una persona ed è con questo criterio che dovrebbero ragionare tutti».

Perché diventare barbone, clochard o senza fissa dimora, comunque lo si voglia chiamare, può capitare a tutti. Basta poco, è questione di un attimo, di un imprevisto, di un inciampo, perché tutte le certezze svaniscano. «Quando è successo a me, quello che mi ha turbato è che le istituzion­i mi hanno chiuso la porta in faccia - spiega Zanin - : Montecchio Maggiore, il comune in cui mi ero trasferito dopo la pensione, non ha previsto le vie anagrafich­e, per dare residenza ai senza casa, e pure la “mia” Costabissa­ra, che mi ha risposto picche. E del resto solo 53 Comuni vicentini su 121 le prevedono».

E senza residenza l’ex vice sindaco ha perso il diritto all’assistenza sanitaria, rischiando di pagarsi le spese del ricovero in ospedale. «Solo la Caritas mi ha dato la residenza singhiozza Zanin - : per fortuna c’è il mondo del volontaria­to che tampona la grossa falla che la politica non riesce a colmare».

Senza casa Una paura tremenda a vivere in strada: sono stato rapinato e picchiato

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