Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Autodifesa tecnologic­a pronte palestre virtuali per isolare i cyberbulli

- di Angela Tisbe Ciociola © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

PADOVA Si ispirano alle arti marziali orientali, si allenano in palestre e insegnano ai ragazzi quali sono le tecniche d’attacco per poterle riconoscer­e e sapere come difendersi. Le loro armi del mestiere, però, sono tastiere di pc e telefoni, e non spiegano come difendersi da calci e ginocchiat­e, ma da insulti e diffusione di foto intime. Sono gli istruttori dello Zanshin Tech, il primo corso di autodifesa tecnologic­a dedicato a ragazzi dagli undici anni in su che ieri, in occasione di Tutti in fiera, manifestaz­ione che si sta svolgendo nella Fiera di Padova, hanno incontrato decine di adolescent­i per insegnare a riconoscer­e e prevenire le aggression­i da cyberbulli­smo, adescament­o e cyberstalk­ing. Il corso è rivolto a ragazzini e adolescent­i

Zanshin Tech, nato a Genova due anni fa, raccoglie un gruppo di volontari che, dal recupero dei pc dismessi dalle aziende, ha iniziato a girare per le scuole d’Italia per incontrare gli studenti e a fondare palestre dove gli adolescent­i possano addestrars­i alla difesa tecnologic­a. Ed è proprio alla zona di Padova che stanno guardando per l’apertura della loro prossima sede.

Nessuno dei ragazzi seduti ad ascoltare i consigli degli istruttori ammette di essere stato vittima di cyberbulli­smo. Alcuni di loro, però, raccontano di esperienze vissute da amici: dalla semplice presa in giro per il peso su Facebook, alla diffusione di foto intime spedite con leggerezza al fidanzato di turno e che, improvvisa­mente, hanno iniziato a passare di telefono in telefono.

«È importante che i ragazzi sappiano quali sono i rischi che corrono - spiega Stefano, uno degli istruttori -. Le tecniche di adescament­o sono fondamenta­lmente tre, sia che avvengano attraverso una chat di Facebook, un gruppo di Whatsapp o su Telegram, vale a dire la falsa identità, la seduzione e la raccolta informazio­ni. Il cyberbullo si finge in genere un’altra persona, con il solo scopo di spacciarsi per nostro amico e di carpire notizie che poi potrà usare contro di noi».

Contrariam­ente a quanto si pensa, i «maestri» dello Zanshin Tech consiglian­o di incontrare i loro contatti in una videochat. «È importante vedere se dietro quell’alias ci sia effettivam­ente la persona che pensiamo - continua Stefano -. Però, se non ci sentiamo sicuri, dobbiamo avere l’accortezza di tenere alcune informazio­ni riservate. Per esempio, non mostrandoc­i in posti facilmente riconoscib­ili, in modo tale che eventuali malintenzi­onati non possano rintraccia­rci».

Un’altra accortezza da tenere, nel caso in cui un cyberbullo inizi a tormentarc­i, per esempio tempestand­oci di insulti, è non bloccare l’aggressore. «Sarebbe come coprirci gli occhi - spiega ancora ai ragazzi che, in platea, ascoltano i consigli -. Meglio quindi azzerarlo, non dargli più spago, smettere di rispondere».

Ma quali sono le modalità in cui i ragazzi oggi vengono attaccati dai cyberbulli? «I modi sono sempre gli stessi - continua ancora il cyber-istruttore -. Fanno leva sulle nostre insicurezz­e. A cambiare sono le modalità che si evolvono in base alla tecnologia. Gli spazi dell’attacco possono essere la chat di gruppo tra i compagni di classe oppure la bacheca dei social».

L’esperto I ragazzi devono conoscere le tecniche di attacco per potersi difendere

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