Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

I MEDICI LO SCIOPERO E IPPOCRATE

- Di Gabriella Imperatori

Immaginate (se per vostra fortuna non siete coinvolti personalme­nte o familiarme­nte) un vecchio affetto da una o più malattie degenerati­ve, che vive in una famiglia composta di padre, madre e due figli, dove si stenta ad arrivare a fine mese. Le medicine costano non poco, l’assistenza di più, il ricovero in una struttura per anziani è inarrivabi­le, eppure la figlia vuole star vicino al padre, carezzarlo, lavarlo, imboccarlo. Però ha bisogno che il medico di base lo veda ogni giorno, lasci ricette e impegnativ­e, dia consigli sul da farsi: ma per due giorni il medico non ci sarà, sarà in sciopero. Probabilme­nte lo stato di salute del paziente è stazionari­o, urgenze non ce ne sono. Immaginate un’ottantenne che vive sola. Non è poverissim­a, ma non ha figli, è vedova, molti amici e amiche non ci sono più, la sua salute è fragile. Ha due gatti e un cagnolino che pare un topo, ma bisogna farlo uscire due volte al giorno, e una di queste è anche occasione per andare dal medico. Forse non è necessario, ma se ci va si sente meno sola, può raccontarg­li dei suoi «pocobene», un mal di pancia insolito, qualche linea di febbre. Lui poi le misura la pressione, le dice che è a posto, la rassicura, magari le chiede cosa mangerà stasera, lei glielo dice e torna a casa tranquilla. Vedrà un po’ di tele, poi andrà a letto con la Settimana Enigmistic­a, che pare blocchi la slavina di neuroni. Immaginate, in un’altra casa, una mamma con il suo bambino. È una madre single, il marito se n’è andato quando è stato chiaro che il piccolo è malato, forse autistico.

Anche lei ha bisogno del medico, un bisogno quasi quotidiano, ma il bambino oggi non vuole uscire, è tutto preso dalle sue costruzion­i di Lego in cui è bravissimo, o a far operazioni matematich­e, come molti autistici. I numeri gli piacciono, ha perfino memorizzat­o la data di nascita dei pochi conoscenti, e naturalmen­te quella del «suo» medico. Eppure in molti di questi o simili esempi «di scuola», ci sono persone che non saranno visitate perché il medico è in sciopero. Uno sciopero che potrà essere ripreso in dicembre o in gennaio se la Regione non si affretterà a realizzare il Piano concordato con i sanitari ma disatteso da anni. Negli ospedali i letti sono ridotti, le strutture intermedie mancano, così come gli hospice per chi ne avrebbe bisogno. E la burocrazia porta via tempo ai medici di base, che potrebbero invece dedicarlo a gestire i pazienti, quelli per esempio che gli ospedali rispedisco­no a casa in fretta, mentre pare perfino impossibil­e dare il via libera al fascicolo sanitario on line. Non hanno dunque torto, gli scioperant­i, anzi hanno molte ragioni (anche se al Pronto Soccorso si aspetta ore su ore se non si è in codice rosso, e la Guardia medica non di rado preferisce far diagnosi per telefono). Però quelli che decidono di non chiudere i loro ambulatori, pur rinunciand­o a giudicare i colleghi, sono piccoli eroi, spesso anonimi, che applicano lo spirito del giuramento di Ippocrate (in versione moderna naturalmen­te), ritenendo che i pazienti non sono merce di scambio per ottenere il riconoscim­ento di pur giuste pretese. Certo lo sciopero è costituzio­nale (articolo 40) anche per la sanità, ma osereste chiamare crumiri coloro che vogliono assicurare assistenza fisica e psichica ai loro pazienti, sennò si sentono in colpa?

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