Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Pedemontana, spinta dopo il bond «Pronta nel 2020»
Zaia: «Avanti coi lavori». Il nodo Impregilo
VENEZIA Il giorno della svolta per la superstrada Pedemon- tana parla la lingua della fi- nanza. Dopo la collocazione, mercoledì, di 1,5 miliardi di obbligazioni da parte di Sis, arriva il plauso del governatore Zaia: «Accelerazione dei lavori, cantieri chiusi nel 2020». Sullo sfondo, però, resta il ricorso al Tar di Impregilo.
VENEZIA Qualcuno, in Regione, sintetizza così: la «fine di un incubo». La notizia, anticipata ieri dal Corriere del Veneto dell’emissione del bond da 1,5 miliardi che «salva» la Pedemontana, non manca di suscitare reazioni nette. Tutte, però, ridotte a poco più di un sussurro quando si tratta di renderle pubbliche. Ed è comprensibile, meglio attendere il settlement, la chiusura effettiva dell’operazione con il pagamento vero e proprio del miliardo e mezzo di obbligazioni, in programma il 29 novembre. Ieri, Sis (il consorzio che riunisce la Fininc della famiglia torinese Dogliani e gli spagnoli della Sacyr) ha confermato l’operazione sul bond: l’emissione obbligazionaria si divide in due tranche, la prima da 1.221.000.000 milioni con un tasso del 5% e quella subordinata per un valore di 350 milioni all’8%. Obbligazioni che la società ha chiesto di ammettere
L’anticipazione Ieri il Corriere
del Veneto ha riportato la notizia, confermata oggi da Sis, della collocazione di un bond per 1,5 mld al listino dell’Irish Stock Exchange. I proventi dell’offerta saranno usati per finanziare «i costi di costruzione, gli oneri finanziari, le tasse attese e gli altri costi di progetto ». Un’ iniezione di ossigeno che si somma ai 300 milioni messi sul piatto dalla Regione e ai 614 dello Stato. Tanto è servito per coprire i 2,2 miliardi di costo per la realizzazione di 94 km di superstrada fra Montecchio Maggiore e Spresiano, quell’asse Vicenza-Treviso che tanti grattacapi ha portato al governatore Luca Zaia che commenta asciutto: «Apprendiamo con soddisfazione dell’avvenuta effettuazione del pricing e allocazione dei titoli necessari per il finanziamento privato della Pedemontana, che segnerà l’ulteriore accelerazione dei lavori in vista della definitiva chiusura dei cantieri e della consegna dell’ infrastruttura, prevista per fine settembre 2020». Insomma avanti tutta. Molto è nelle mani di Jp Morgan che, per Sis, gioca il ruolo di global coordinator con l’aiuto di Banca Imi (la banca di investimenti di Intesa San Paolo) e Banco di Santander come joint runner. Tre soggetti che partecipano, in minima parte, all’acquisto. La grande domanda è: chi altro ha comprato? Si parla di un ristretto numero di investitori rigorosamente stranieri che si sono spartiti grosse pezzature di obbligazioni. Il rendimento dei tassi è di tutto rispetto. Più di qualche sopracciglio si è alzato ricordando che poco più di un anno fa il bond di Cav che è servito a pagare il Passante di Mestre si era fermato a un 2,115% per la tranche maggiore (830 milioni) e per un prestito subordinato ad Anas all’8,75% su 85 milioni. Nessuno stupore, invece, fra gli esperti che sottolineano le macro differenze fra le due operazioni, per il Passante c’erano la garanzia della Bei, un buon rating di Moody’s e la sola gestione di un’opera già ultimata. «Minore il rischio, minore il rendimento – spiega Alberto Lanzavecchia, docente di Finanza all’Università di Padova – nel caso del bond Pedemontana, posto che nessuno conosce ancora i contenuti della release a Consob con i dettagli e ci si può basare solo sui tassi e sulla durata trentennale, possiamo dedurre che una quota parte di rischio ci sia: i volumi di traffico più volte rivisti al ribasso. L’infrastruttura dovrà reggersi sui soli pedaggi e speriamo vada così. Certo che l’esperienza finanziata da Intesa, la Brebemi, fa riflettere. Nelle valutazioni di Jp Morgan sono entrati, per forza, anche ragionamenti sul, seppur lento, cambiamento culturale che dovrebbe portare a ridurre il numero delle auto in circolazione». I nomi degli investitori che mercoledì pomeriggio, secondo un copione già scritto, hanno fatto razzia del miliardo e mezzo di obbligazioni, rischiano di rimanere segreti almeno fino al settlement del 29 novembre, giorno in cui avverrà concretamente l’acquisto delle tranche obbligazionarie. E intanto i cantieri? Sis ribadisce che non c’è stato alcuno stop «94 chilometri sono tanti, se non si lavora in un lotto, si lavora in un altro». Il riferimento è allo stop legato al crollo della volta nella galleria di Castelgomberto nel Vicentino. Il cronoprogramma vede l’opera suddivisa in 3 lotti e 15 tratte. Sis promette, pronti nel 2020. Tenendo le dita incrociate tenuto conto della spada di Damocle del ricorso al Tar della Salini Impregilo. Un ricorso che contesta la «riscrittura» delle regole ad aggiudicazione avvenuta e chiede l’indizione di una nuova gara. Dai palazzi veneziani filtra una nota di ottimismo «il ricorso non può toccare l’opera, è contro la Regione, e, informalmente, pare si arriverà a una transazione economica». I rumors si inseguono, rigorosamente a microfoni spenti, ma da Salini Impregilo pare di percepire l’intenzione di andare fino in fondo, con buona pace di eventuali compensazioni economiche. Una loro nota stampa di poche settimane fa anticipava una prossima sentenza del Tar. E la tempistica potrebbe essere quanto meno curiosa se il tribunale amministrativo si pronunciasse proprio fra il pricing di mercoledì e il settlement di fine mese.
Il governatore L’emissione di questo bond consentirà di accelerare l’avanzamento dei lavori