Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Sappada, si marcia verso il fondo dedicato ai comuni confinanti
Polemiche contro la Lega: «Davvero un bell’esempio»
SAPPADA Che la direzione presa dalla politica sia quella di istituire un fondo di compensazione per i comuni confinanti con il Friuli Venezia Giulia, è ormai chiaro. Il trasferimento amministrativo di Sappada, in realtà, lo vogliono in pochi: si temono guai, valanghe istituzionali ed effetti domino. E poi, l’elemento nuovo, da qualche settimana, è il risultato dei referendum per l’autonomia del Veneto e per quella del Bellunese. Troppa carne al fuoco, per mettersi a discutere su dove debba stare Sappada, da questa o da quella parte del confine. La lettera del presidente del consiglio regionale Roberto Ciambetti in zona cesarini - quella con la quale si afferma che il sì della Regione al distacco in realtà non costituisce un parere tecnico (determinando, perciò, richieste di approfondimento in materia da parte di Montecitorio, che si apprestava a decidere una volta per tutte) - sarebbe l’effetto di riflessioni di questo genere.
Comunque sia, se sull’ipotesi del distacco cala il sipario, quale fondo potrà essere realizzato? Il deputato del M5S Federico D’incà parla della creazione «di un fondo ad hoc per i comuni che confinano con il Friuli». In buona sostanza, un «Letta 2» dedicato a una ventina di borghi, e finanziato con 20 milioni in tre anni. Secondo D’Incà questa ipotesi sarebbe piaciuta a diversi deputati appartenenti a diverse aree politiche, e pertanto la questione potrebbe essere affrontata in sede di Finanziaria. Secondo invece il deputato del Pd Roger De Menech si potrebbe allargare l’ex fondo Odi, finanziato dalle province autonome di Trento e di Bolzano, ai comuni confinanti col Friuli. Tuttavia, chiarisce De Menech, «si tratta di coinvolgere quel pezzo fondamentale del Nordest costituito dal Friuli Venezia Giulia». Per il deputato il fondo allargato a Est potrebbe essere un laboratorio politico e istituzionale per costruire una macroregione tra Trentino Alto Adige, Veneto e Friuli Venezia Giulia».
Per il resto è polemica pura. D’Incà si scaglia contro la Lega: «Sbraitano perché temono che Roma non ci dia le competenze che abbiamo chiesto domenica 22 ottobre e allo stesso tempo mettono un palo nei raggi a Sappada, che chiede di essere autonoma nelle proprie scelte. Gran bell’esempio, davvero». Sempre contro la Lega Gian Luigi Gigli, capogruppo alla Camera di Democrazia solidaleCentro democratico: «Nella lettera inviata ieri pomeriggio alla Presidente Boldrini, Ciambetti trascura di dire che la mozione di iniziativa consiliare fu approvata quasi unanimemente dal consiglio regionale del Veneto con il parere favorevole della giunta regionale di allora. Dire poi che un simile atto d’indirizzo non si riverberi sulle legislature successive equivale a sostenere l’assurdo per cui ad ogni legislatura tutti gli atti delle precedenti dovrebbero essere rimessi in discussione per un’eventuale conferma».
Cosa stia succedendo, se lo chiede la senatrice Raffaela Bellot di Fare! : «Quanto onesto è stato il voto espresso in senato lo scorso 21 settembre? E ancora, proprio in nome di quel referendum veneto e bellunese cui siamo stati chiamati solo un mese dopo - il 22 ottobre - chi lo ha sostenuto, al di là delle dichiarazioni, ci sta forse dimostrando con i fatti che esistono referendum di serie A e referendum di serie B? O forse questo lavoro armonico tra Governo e Consiglio regionale del Veneto ci vuole far riflettere sul fatto che i sappadini possono essere considerati merce di scambio al tavolo delle trattative per l’autonomia?».
Delusissimi, invece, i promotori del referendum sappadino per il distacco, tenuto nove anni fa. La vedono male. «A questo punto è probabile – afferma Danilo Quinz, del comitato promotore – che martedì prossimo in aula sia richiesta una sospensiva sull’intera vicenda, in attesa di chiarimenti sulla leggera di Ciambetti. Poi scatterà la Finanziaria, poi si cambierà governo, e chissà se la cosa verrà mai più riproposta in Parlamento».