Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Gentiloni: «Chi chiede autonomia non è egoista rivendica l’efficienza»
L’assist del premier al Veneto e i paletti della Consulta
VENEZIA «L’autonomia? E’ una sacrosanta richiesta. Una rivendicazione di efficienza e non di egoismo» dice, a sorpresa, il presidente del consiglio Paolo Gentiloni da Bergamo. Chissà se l’orgogliosa allure della Serenissima aleggia ancora sul Bergamasco, ultimo avamposto di terraferma del leone alato. Intanto il premier, intervenuto al Festival Bergamo città impresa, spiega che le rivendicazioni arrivate a Roma da alcuni territori vanno letti come una legittima «rivendicazione di efficienza». E rincara la dose, «non di egoismo».
Alla vigilia del voto in consiglio regionale proprio su quel Progetto di legge statale 43 che propone «ulteriori e specifiche forme di autonomia» per il Veneto, le parole di Gentiloni si traducono in una apertura forse insperata. Resta da capire se il riferimento fosse diretto a tutte e tre le Regioni sotto i riflettori (oltre al Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna). Per Gentiloni questa richiesta «deve essere una rivendicazione di protagonismo nella solidarietà e non di separazione». In buona sostanza, «una sacrosanta richiesta» mentre «il legame coi territori è una parte essenziale della coesione».
Neppure il tempo di assaporare un mezzo endorsement che dall’altro lato della pianura padana, a Padova, il presidente della Corte Costituzionale, Paolo Grossi, bacchettava sottilmente chi pensa che la carta costituzionale vada ritoccata. Il riferimento non poteva che essere a quel progetto di legge per ora fermo, o quasi, in un cassetto del governatore Luca Zaia. Le effervescenti ore successive all’exploit del referendum del 22 ottobre hanno portato anche a quella richiesta di statuto speciale poi parzialmente tornata nell’ombra per lasciar spazio alle richieste distillate in 23 competenze richieste al governo centrale.
Grossi è partito dai valori della Costituzione «Sono come i ghiacciai, che sembrano immobili, ma hanno un movimento impercettibile. La Corte costituzionale deve essere attenta al manifestarsi lento e persistente di valori inespressi, radici che vanno scoperte continuamente». Grossi ha definito la carta costituzionale «ancora fresca e valida, almeno per quanto riguarda i principi fondamentali e la prima parte, a tal punto che non si rendono necessari interventi di modifica».
Ecco, a questo punto, vien da pensare che l’unico tentativo di modifica sul tavolo è proprio quella richiesta della Regione Veneto di essere inserita fra l’élite delle Regioni a statuto speciale e delle Province autonome. Che poi l’accenno del presidente della Consulta arrivi da suolo veneto corrobora la lettura di una lieve bacchettata, poco più di un buffetto per i modi con cui è stata espressa. Certo è che ogni parola pesa.
«La Corte costituzionale spiega Grossi - è uno strano tribunale supremo, una valvola respiratoria del nostro ordinamento giuridico che permette al popolo italiano di respirare aria più ossigenata democraticamente». Il Veneto, fra velati appoggi e altrettanto velate dichiarazioni contrarie, punta tutto sul Pdls 43. In cima alle priorità di Zaia, prima dello statuto speciale, c’è il ben più pressante banco di prova del tavolo delle trattative romane dopo l’ok scontato del consiglio regionale di martedì e mercoledì prossimi.
Il premier L’autonomia dei territori è una rivendicazione di efficienza, non di egoismo Il presidente della Consulta La Costituzione non ha bisogno di essere cambiata