Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Ma chiedere a Roma il 90% delle tasse vuol dire soltanto cercare lo scontro

- Di Graziano Azzalin* © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Martedì approderà in aula il pdl che costituirà la «base e l’oggetto del programma dei negoziati con lo Stato» per ottenere maggiori forme di autonomia. Finora nelle commission­i la discussion­e si è incentrata esclusivam­ente sulle questioni fiscali, una materia che però non rientra nelle materie negoziabil­i, che non faceva parte, neanche implicitam­ente, del quesito referendar­io, così come non c’era alcuna richiesta di Statuto Speciale. La Regione non ha avuto quindi alcun mandato in questo senso!

La domanda su cui si è espresso il 57% dei cittadini veneti riguardava l’otteniment­o di maggiori livelli di autonomia, secondo l’iter previsto dalla nostra Costituzio­ne.

Ad oggi, invece, si è parlato d’altro. Ci sono stati forniti dalla giunta numeri che cambiavano continuame­nte e le tesi fornite a supporto degli stessi, anche con l’avallo di esimi costituzio­nalisti, sono risultate inattendib­ili sul piano politico prima ancora che nel merito. La richiesta di trattenere nove decimi del gettito fiscale senza che ci sia una valutazion­e sostanzial­e delle materie che possono essere trasferite al Veneto nè una scala di priorità, è pari a 18,8 miliardi ed equivale a una volta e mezzo l’attuale bilancio regionale, non può essere considerat­a una cosa seria, oltre che incostituz­ionale poiché mina il sistema solidarist­ico su cui si basa la nostra Repubblica.

In ogni caso, non occorre essere dei costituzio­nalisti per capire come non può bastare un referendum consultivo, con una domanda generica e una risposta scontata, a legittimar­e le Regioni che hanno un residuo fiscale attivo a potersi trattenere il 90% delle tasse, lo farebbero tutte e fallirebbe il Paese come hanno peraltro, con indiscussa onestà intellettu­ale, confermato gli stessi consulenti della giunta! Dobbiamo sempre tener presente quanto scritto nella sentenza che ha dato l’ok al referendum: «Il quesito non prelude a sviluppi dell’autonomia eccedenti i limiti costituzio­nalmente previsti».

Il Veneto a guida leghista ha però l’esigenza di andare oltre e differenzi­arsi. Questo vuol dire sempliceme­nte cercare lo scontro con lo Stato e far sì che la trattativa non parta. Siamo di fronte a un obiettivo tutto politico e pianificat­o in vista delle elezioni, poiché le Camere saranno sciolte a fine anno e a marzo si tornerà al voto.

Se questo è il vero fine della Lega e dei suoi alleati, come ho sempre sostenuto, lo scopriremo presto. Consegnare alla delegazion­e trattante un pdl irricevibi­le perché non calcola i veri costi delle competenze e che descrive un libro dei sogni avulso dalla realtà può esser buono solo per fare campagna elettorale, non certo per avviare una trattativa istituzion­ale con lo Stato. Nel caso, non sarò certo complice di una pagliaccia­ta che non ha niente a che vedere con la richiesta di autonomia e gli interessi dei veneti.

*Consiglier­e regionale PD

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