Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
McKinley, il piazzato per un sogno: «Io qui grazie alla famiglia»
TREVISO La sua storia è un inno alla vita e, allo stesso tempo, alla capacità di non arrendersi. Ian McKinley, mediano di apertura del Benetton, ha perso la vista all’occhio sinistro nel 2011, durante un fortuito scontro di gioco con la maglia del College Dublin. Ma, grazie a un paio di «speciali» occhiali protettivi, è riuscito ad essere più forte di tutto aprendo una nuova frontiera nella palla ovale.
E ieri pomeriggio il suo sogno di tornare ad essere un giocatore di livello internazionale è diventato realtà. Nel primo test match dell’Italia del mese di novembre McKinley, dopo aver raccolto la convocazione del ct Conor O’Shea, ha contribuito a Catania alla vittoria azzurra per 1910 (a meta pure il pilone biancoverde Simone Ferrari) contro le Fiji. Sua la trasformazione di un piazzato all’80’ che, di fatto, ha chiuso la partita. «Sono molto contento per i ragazzi e anche per il pubblico — ha detto O’Shea — abbiamo avuto tante opportunità e la punizione finale di McKinley che ha un sapore speciale». Ian ha lasciato le considerazioni sulla sua «rinascita» a un breve pensiero: «L’incidente è stata la situazione più pesante della mia vita, ma sono sempre stato conscio del fatto che al mondo ci sono situazioni ben più gravi. Mia moglie e la mia famiglia sono stati grandi con me, il loro supporto è stato fondamentale. Sapevo di poter contare su di loro, sempre, e la cosa mi ha aiutato molto. Oggi molti genitori mi scrivono parlandomi dei propri figli che, nonostante qualche problema agli occhi, riescono lo stesso a praticare il nostro sport con questi occhiali, e la cosa mi rende davvero molto felice».
Complimenti a McKinley sono piovuti da ogni dove sui social, fra questi spicca quello di Ronan O’Gara, che ha voluto dedicargli un pensiero speciale: «Vederlo segnare in una gara internazionale dopo quello che gli è accaduto è fantastico – ha spiegato l’ex mediano del Munster – ha avuto la forza di reagire a una situazione che avrebbe messo ko chiunque. Immagino come potrà essere orgogliosa di lui la sua famiglia per quello che ha fatto».