Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Piano del governo: via i vecchi commissari Il Mose lo finirà lo Stato: Consorzio verso la chiusura
Piano del governo: stop ai vecchi commissari, sciolto il Consorzio Venezia Nuova. Timone e dipendenti all’ex Magistrato alle acque
VENEZIA Sarà lo Stato a concludere la realizzazione e la messa in esercizio del Mose: è questa l’ipotesi alla quale lavora il governo. Piano che prevede lo scioglimento di fatto del Consorzio Venezia Nuova con la conclusione del commissariamento e l’assegnazione di tutta la partita e della manutenzione all’ex Magistrato alle Acque.
VENEZIA Lo scioglimento di fatto del Consorzio Venezia Nuova con la conclusione del commissariamento affidato all’ingegnere Francesco Ossola e all’ avvocato dello Stato Giuseppe Fiengo e l’assegnazione commissariale di tutta la partita della conclusione dei lavori e dell’avvio della gestione e della manutenzione al Provveditorato Interregionale alle Opere Pubbliche.
Di fatto sarebbe lo Stato a concludere la realizzazione e la messa in esercizio delle dighe mobili per la difesa di Venezia dall’acqua alta: è questa l’ipotesi alla quale lavora il governo.
Domenica il presidente dell’Autorità Anticorruzione Raffaele Cantone l’aveva detto tra le righe al Corriere del Veneto: «I commissari hanno fatto un enorme sforzo di ripristino della macchina nell’alveo delle regole ma non si vedono ancorai frutti del commissariamento–aveva ammesso-Era una macchina che poteva marciare solo con un certo autista. È un ginepraio che richiede interventi legislativi: l’anomalia del Consorzio deve essere risolta in maniera politica. Il ministero deve decidere se questo meccanismo ha le condizioni per andare avanti. Pochi giorni fa ho parlato con Delrio, col quale c ’è totale sintonia, per capire quale strada intraprendere per uscire dall’impasse: una soluzione va trovata e il Mose va ultimato».
E ieri il sottosegretario al ministero dell’Economia e delle Finanze Pier Paolo Baretta ha esplicitato il concetto: «Conviene accelerare la conclusione del commissariamento – ha detto – Non perché i commissari non abbiano compiuto la loro missione ma perché quella fase aperta dallo scandalo oggi si è chiusa dopo le sentenze ed è quindi venuta meno la situazione straordinaria che diede origine al commissariamento. Va ultimata l’opera ma è necessario anche pensare alla fase successiva di gestione - conclude – Ad esempio, un’autorità con tutte le istituzioni che decida quando vanno alzate le dighe. E un soggetto che si occupi della manutenzione».
La decisione è nelle mani del ministro Graziano Delrio che a giorni incontrerà Cantone. Fine del Consorzio, dunque. Non con uno scioglimento di fatto che porrebbe enormi problemi di contenzioso con le aziende e di natura giuridica ma con un commissariamento in capo al Provveditorato che darebbe modo all’ente statale – l’ex Magistrato alle Acque - di assumere in deroga al blocco di legge i 100 dipendenti del Consorzio e avere così, insieme agli 80 dipendenti interni, un gruppo in grado di gestire i lavori fino alla posa dell’ultima diga e di mettere a punto un sistema di manutenzione delle opere già concluse.
Il Consorzio è il concessionario unico delle opere per la salvaguardia di Venezia, in pratica grazie alla legge 798 fin dal 1984 è l’unico gruppo di imprese che decide come va salvata Venezia. Ha progettato, sperimentato e poi messo in cantiere le dighe mobili, paratoie incernierate sotto il fondale al confine tra il mare e la laguna – le bocche di porto - che all’occorrenza si alzeranno dall’alloggio sottomarino per impedire all’Adriatico di invadere la laguna e di allagare Venezia. Dopo lo scandalo Mose e la scoperta che l’allora presidente Giovanni Mazzacurati distribuiva mazzette per te- nere alto il consenso sulla grande opera, il 29 ottobre 2014 Cantone ne chiese il commissariamento e il prefet to di Roma nominò Luigi Magistro, Francesco Ossola e poco dopo Giuseppe Fiengo. Bilanci rimessi in equilibrio, organici snelliti, con qualche fatica avevano anche convinto le aziende che non avrebbero più gestito da sole i soldi pubblici: la missione inizia ledei commissari è stata compiuta. Quando si è riaperto il rubinetto dei finanziamenti, 270 milioni di euro dallo Stato, sono stati usati dai commissari per saldare la rata del prestito Bei. Non per pagare i lavori fatti dalle aziende che aspettavano gli arretrati (Mantovani, Condotte, Fincosit, per citarne alcune) e per un semplice motivo: le stesse imprese si rifiutavano di saldare la multa da 57 milioni di euro per le fatture false dello scandalo. Ne è nato un contenzioso inaspritosi dopo il cambio della convenzione tra ex Magistrato e commissari che ha tolto lavori alle aziende del Consorzio per metterli a gara. Magistro si dimise poco dopo il pagamento alla Bei. Oggi i lavori alle bocche di porto sono fermi, il nodo dei flussi di cassa è aggrovigliato. Nominare commissario unico il provveditore Roberto Linetti significherebbe che lo Stato per la prima volta dopo il 1984 riprenderebbe il controllo diretto della concessione.
Raffaele Cantone Non si vedono ancora i frutti del lavoro dei commissari: l’anomalia del Consorzio deve essere risolta in maniera politica Pier Paolo Baretta Conviene accelerare la conclusione del commissariamento, la fase dello scandalo si è chiusa, il Mose va finito e va gestito