Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Un altro rinvio Si allontana la fuga di Sappada
SAPPADA Questione Sappada, oggi a Montecitorio la vicenda potrebbe complicarsi ulteriormente: tira aria di rimpallo istituzionale, attività che alla Camera in genere precede il seppellimento di un’istanza. Non è detta l’ultima parola, e oggi di sicuro la giornata sarà determinante per capire quale direzione prenderanno le carte sappadine. Per intenderci, la vicenda è quella del comune bellunese che anni fa aveva tenuto, con successo, un referendum per il trasferimento amministrativo in Friuli - Venezia Giulia. Dopo le consultazioni popolari, i pareri favorevoli delle due Regioni coinvolte e il sì di palazzo Madama. Sembrava una corsa in discesa, fino a qualche giorno fa. Poi, la lettera del presidente di palazzo Ferro-Fini Roberto Ciambetti, inoltrata alla presidente della Camera dei Deputati Laura Boldrini: si affermava che il sì dato dal consiglio regionale veneto al distacco non costituisce un parere «tecnico». A questo punto, secondo le voci circolanti a Ro- ma, le cose possono prendere due strade: la prima comporta l’inoltro delle carte dalla Boldrini alla commissione affari costituzionali; quest’ultima richiederebbe alla Regione Veneto un parere definitivo sul trasferimento, e ciò in tempi ragionevoli. Circostanza destinata a creare, con ogni probabilità, qualche mal di pancia al governo regionale. La seconda ipotesi, che attualmente appare meno probabile, è che si tiri dritto. La Boldrini spedirebbe le carte alla commissione che le rimanderebbe in aula per il voto, azzerando, di fatto, l’efficacia della lettera di Ciambetti. Ci sono più ragioni per ritenere che la prima ipotesi è più probabile. Anzitutto, si eviterebbero spaccature nei partiti (Pd, Forza Italia) su un argomento, quello sappadino, che non è ritenuto fra i più rilevanti nell’agenda parlamentare. «Se la questione andasse al voto – afferma il deputato del Pd Roger De Menech – probabilmente passerebbe, perché una maggioranza per il sì c’è. Quanto a me, ho sempre tenuto la stessa linea. Sono per il no, e nel caso direi no o lascerei l’aula». Voterebbe sì il deputato Federico D’Incà. Però, è proprio D’Incà il parlamentare che ha proposto un fondo «Letta 2» per i comuni di confine con il Friuli - Venezia Giulia. Resta da capire cosa farebbe la Lega Nord nel caso in cui le carte tornassero in Regione. Alcuni parlamentari pensano che la lettera di Ciambetti esprima un no implicito. Anche perché Matteo toscani, che al tempo del «parere» era vice presidente vicario di palazzo Ferro-fini, ha fatto sapere, sempre con lettera alla Boldrini, che in realtà «l’atto rappresentava e rappresenta, in mancanza di un differente documento formale, la volontà politica del consiglio regionale; infatti, fu in seguito a quella mozione che la Prima Commissione Affari Costituzionali del Senato avviò l’esame della proposta di legge».