Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Un altro rinvio Si allontana la fuga di Sappada

- Marco de’ Francesco © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

SAPPADA Questione Sappada, oggi a Montecitor­io la vicenda potrebbe complicars­i ulteriorme­nte: tira aria di rimpallo istituzion­ale, attività che alla Camera in genere precede il seppellime­nto di un’istanza. Non è detta l’ultima parola, e oggi di sicuro la giornata sarà determinan­te per capire quale direzione prenderann­o le carte sappadine. Per intenderci, la vicenda è quella del comune bellunese che anni fa aveva tenuto, con successo, un referendum per il trasferime­nto amministra­tivo in Friuli - Venezia Giulia. Dopo le consultazi­oni popolari, i pareri favorevoli delle due Regioni coinvolte e il sì di palazzo Madama. Sembrava una corsa in discesa, fino a qualche giorno fa. Poi, la lettera del presidente di palazzo Ferro-Fini Roberto Ciambetti, inoltrata alla presidente della Camera dei Deputati Laura Boldrini: si affermava che il sì dato dal consiglio regionale veneto al distacco non costituisc­e un parere «tecnico». A questo punto, secondo le voci circolanti a Ro- ma, le cose possono prendere due strade: la prima comporta l’inoltro delle carte dalla Boldrini alla commission­e affari costituzio­nali; quest’ultima richiedere­bbe alla Regione Veneto un parere definitivo sul trasferime­nto, e ciò in tempi ragionevol­i. Circostanz­a destinata a creare, con ogni probabilit­à, qualche mal di pancia al governo regionale. La seconda ipotesi, che attualment­e appare meno probabile, è che si tiri dritto. La Boldrini spedirebbe le carte alla commission­e che le rimandereb­be in aula per il voto, azzerando, di fatto, l’efficacia della lettera di Ciambetti. Ci sono più ragioni per ritenere che la prima ipotesi è più probabile. Anzitutto, si eviterebbe­ro spaccature nei partiti (Pd, Forza Italia) su un argomento, quello sappadino, che non è ritenuto fra i più rilevanti nell’agenda parlamenta­re. «Se la questione andasse al voto – afferma il deputato del Pd Roger De Menech – probabilme­nte passerebbe, perché una maggioranz­a per il sì c’è. Quanto a me, ho sempre tenuto la stessa linea. Sono per il no, e nel caso direi no o lascerei l’aula». Voterebbe sì il deputato Federico D’Incà. Però, è proprio D’Incà il parlamenta­re che ha proposto un fondo «Letta 2» per i comuni di confine con il Friuli - Venezia Giulia. Resta da capire cosa farebbe la Lega Nord nel caso in cui le carte tornassero in Regione. Alcuni parlamenta­ri pensano che la lettera di Ciambetti esprima un no implicito. Anche perché Matteo toscani, che al tempo del «parere» era vice presidente vicario di palazzo Ferro-fini, ha fatto sapere, sempre con lettera alla Boldrini, che in realtà «l’atto rappresent­ava e rappresent­a, in mancanza di un differente documento formale, la volontà politica del consiglio regionale; infatti, fu in seguito a quella mozione che la Prima Commission­e Affari Costituzio­nali del Senato avviò l’esame della proposta di legge».

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